Carmignac: azioni growth (e di qualità) contro l’inflazione

«Mai come oggi si registra una certa discrepanza tra chi è ottimista e chi non lo è nei confronti del futuro di economia e mercati. Il Covid resta una grande incognita». Esordisce così Edouard Carmignac (nella foto), presidente e  di Carmignac, società che ha fondato nel 1989, nell’aprire le danze sulle prospettive macroeconomiche del 2022 davanti alla stampa. «Il contesto oggi è più fragile. Ci sono varie incognite tra cui le politiche fiscali della Cina, quello delle banche centrali, le tensioni geopolitiche, la transizione energetica, l’inflazione, l’accelerazione costo dei materiali. Più in generale, cerchiamo di non stare insieme al mercato che cerca affannosamente di trovare le aziende più efficienti rispetto al contesto e cerchiamo di essere contrarian», spiega. E aggiunge: «sul fronte dei bond vediamo valore nel mondo degli emergenti e sul credito. Questa sset class può tornare interessante in presenza di rialzo dei tassi di interesse e per bilanciare la volatilità dell’azionario che è sempre da comprare ma che presenta prezzi piuttosto alti. Siamo favorevoli al settore del lusso, dove il maggior compratore è la Cina». Secondo la maison Carmignac, l’economia globale dovrebbe registrare un rallentamento, passando dal 5,5% nel 2021 al 4,2% quest’anno. La prima metà dell’anno dovrebbe essere caratterizzata da un brusco rallentamento trainato dall’ondata di Omicron, dall’aumento dei prezzi dell’energia, e dall’impatto dell’inasprimento monetario sui mercati emergenti e nelle economie anglosassoni. «Prevediamo una ripresa dell’economia globale a partire dalla seconda metà dell’anno, grazie alle politiche di stimolo messe in atto in Cina», dice Raphaël Gallardo, capo economista di Carmignac. E sulla Cina, storico investimento della casa di investimento francese, commenta: «la Cina si trova ad affrontare tre specifici ostacoli alla crescita. L’aumento dei costi della sua strategia di azzeramento del Covid, il ridimensionamento del settore immobiliare, e il previsto rallentamento delle esportazioni verso le economie sviluppate. Tuttavia, le autorità hanno chiaramente indicato un cambiamento nella posizione politica, orientata verso un maggiore allentamento. Dopo un primo impulso agli investimenti nelle infrastrutture e i tagli dei tassi di interesse dal mese di dicembre, prevediamo un’altra serie di stimoli fiscali e di allentamento monetario dopo il Congresso Nazionale Popolare a marzo».

Gli Usa e l’Europa. La crescita sequenziale dovrebbe dimezzarsi al 2,4% entro la fine dell’anno, a causa delle limitazioni in termini di manodopera e dei fattori di contenimento della domanda finale (inflazione elevata, posizione fiscale negativa, eccesso di scorte di beni durevoli). Dato il rischio che le aspettative di inflazione non siano sotto controllo, la Fed non ha altra scelta se non quella di lasciare intravedere un rapido ciclo di inasprimento monetario all’interno di un’economia in fase di rallentamento. «A breve termine, l’Eurozona continuerà a essere penalizzata dai prezzi elevati dell’energia, legati allo stallo delle relazioni tra Russia e NATO, e dalla propria dipendenza dalle catene di approvvigionamento globali. Tuttavia, una volta svaniti questi ostacoli, l’Europa dovrebbe beneficiare di una potenziale piena ripresa del mercato del lavoro, alimentata da impulsi fiscali positivi», continua l’esperto.

Quale strategia di investimento. Per Carmignac, «sui mercati azionari detenere azioni growth di alta qualità, che vantano potere di determinazione dei prezzi, ha senso nel contesto di rallentamento economico e di resilienza dell’inflazione. Ma la resilienza dell’inflazione e l’ottimo bilancio a livello di consumi motivano una certa esposizione ai settori ciclici, come quello bancario e dell’energia, nonostante l’approssimarsi di un periodo che giustifica un livello difensivo di esposizione ai mercati azionari. Dice Frederic Leroux, responsabile del Team Cross Asset e membro del Comitato di Investimento Strategico: «sui mercati obbligazionari manteniamo il nostro approccio difensivo, che potrebbe eventualmente essere intensificato, data l’eventualità di maggiore resilienza dell’inflazione. L’impennata della curva rappresenta una crescente possibilità. Sui mercati emergenti manteniamo gli investimenti in Cina, poiché questo paese rappresenta il secondo maggiore bacino di azioni growth a livello mondiale ed è in procinto di attuare un cambio di rotta del proprio mix di politiche al fine di sostenere l’economia». E aggiunge: «per anni gli interventi della Fed si sono basati sul comportamento degli investitori. Ora è l’inflazione a incidere sulle decisioni, e avrà un impatto sul futuro orientamento delle politiche della Bce. L’inflazione attuale, che è ampiamente trainata dai prezzi dell’energia, ci induce a nutrire nuovamente interesse per il settore dei combustibili fossili in linea con le dinamiche Esg, ma anche per il settore bancario che trarrà vantaggio dall’aumento della curva dei rendimenti e dalla sua potenziale impennata nel tempo». Benché quest’anno sia molto difficile replicare le performance dei mercati azionari del 2020 e del 2021, esistono diversi fattori positivi di cui tenere conto. Le banche centrali faranno tutto il possibile per non mettere a rischio la crescita. «Faranno del loro meglio per evitare di annientare la crescita mentre si trovano a fronteggiare l’inflazione: i tassi di interesse reali potrebbero restare negativi per qualche tempo. Molti paesi emergenti non saranno gravemente penalizzati dall’inasprimento monetario degli Stati Uniti, poiché stanno beneficiando dell’aumento dei prezzi delle materie prime o sono già sulla buona strada verso la normalizzazione della propria politica monetaria», conclude Frederic Leroux.

L’Italia. La corsa alla presidenza italiana è un rischio per i mercati europei in termini di reputazione? Gergely Majoros, membro del comitato investimenti: di Carmignac, risponde: «le elezioni presidenziali in Italia non sono il nostro focus principale. Detto questo, i recenti risultati del governo Draghi e le prospettive di ulteriori riforme strutturali e investimenti, principalmente guidati dai fondi UE, hanno comunque aumentato significativamente la probabilità che l’Italia raggiunga un percorso di crescita più sostenibile in futuro. Per quanto riguarda i mercati finanziari europei, è anche importante menzionare che l’impatto significativo e positivo dei fondi UE di nuova generazione a partire dal 2022 può essere visto come un fattore di stabilizzazione per i mercati».

 

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