Investimenti, come muoversi tra asset rischiosi e utili aziendali

Il fatto che il presidente della Fed Jay Powell abbia minimizzato i timori sull’inasprimento delle condizioni finanziarie consente al mercato di prevedere una stretta monetaria molto maggiore nei prossimi 24 mesi. Questo probabilmente costituirà un vento contrario significativo per le azioni in generale, ma in particolare per quelle che hanno trascorso gli ultimi anni a scambiare con valutazioni da favola. Sfortunatamente, per gli investitori azionari, quel gruppo di società con multipli da capogiro include alcune delle più grandi e apprezzate società negli indici statunitensi”. A da ffermarlo è James Athey, Investment Director di Abrdn, che di seguito illustra nel dettaglio la view e l’outlook sui mercati per i prossimi mesi.

Il consenso del mercato per quest’anno prevedeva che una stretta da parte della Fed avrebbe pesato sui titoli “bond-proxy” che si trovano principalmente nel fattore growth e/o nel settore tecnologico. Invece, gli investitori dovrebbero posizionarsi in vista di una sovraperformance di value e ciclici. Il mio timore è che un tale approccio sia altamente condiviso e che non sia in grado di proteggere gli investitori dal tipo di ribassi azionari ampi e piuttosto disordinati che abbiamo visto in alcune occasioni quest’anno – e che probabilmente vedremo ancora. La realtà è che quest’anno sarà probabilmente una versione ad alto numero di ottani del 2018 – almeno per i primi sei mesi e come tale non sarà tanto facile trovare riparo.

Posizioni lunghe sul dollaro USA, e corte sui tassi – in particolare sul segmento a 5 anni – appiattimento della curva dei rendimenti, sono tutte strategie che dovrebbero funzionare man mano che la Fed proseguirà con sua politica.

Per chi investe in azioni, la liquidità è cruciale. Forse, concentrarsi sui nomi delle materie prime potrebbe aiutare in un certo senso, ma se la situazione in Russia dovesse calmarsi, riteniamo che il prezzo del petrolio risentirebbe della pressione di una Fed più restrittiva e un dollaro più forte.

Di per sé, la riunione della Fed di ieri non implica molto per gli utili aziendali. La politica monetaria opera con un ritardo significativo e il punto di partenza è una politica così ridicolmente accomodante che i primi passi della stretta monetaria non avranno quasi nessun effetto. Tuttavia, il fatto che sia la politica fiscale che quella monetaria quasi ovunque si stiano comportando come un freno all’economia quest’anno indica che ci sono dei rischi di ribasso per quelle che finora sono state delle aspettative di crescita degli utili piuttosto sane. Vedo rischi al ribasso sia per gli EPS che per i multipli di valutazione e questo non è uno scenario ideale per il mercato azionario.

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