Asset allocation, ecco come posizionare i portafogli dopo la recente discesa

Gli investitori più attenti si saranno certamente accorti che l’inizio dell’anno è stato relativamente agitato per i mercati. La crescita quasi incontrastata degli ultimi 18 mesi ha subito una battuta di arresto, con i principali indici che hanno fatto registrare dei significativi cali (S&P 500 -7.5%, Nasdaq -12.2%, EuroStoxx -3.35%).

La correzione, a nostro avviso, non deve destare particolari preoccupazioni. Dopo circa due anni di crescita quasi lineare è fisiologico che i mercati registrino prima o poi delle correzioni. Ciò che ci conforta è che le ragioni di questo rallentamento sono tutte ascrivibili alle dinamiche interne al ciclo finanziario, da tempo considerate nelle nostre valutazioni. Non ci sono elementi esterni che ci spingono a stravolgere le nostre valutazioni strategiche”. Ad affermarlo è Michele Morra, Portfolio Manager di Moneyfarm, che di seguito illustrz nel dettaglio la view.

Insomma, è necessario contestualizzare questo calo nel quadro della dinamica di mercato di lungo termine, che si può apprezzare nel grafico qui di seguito. Ma argomentare che i mercati non possono sempre salire, oltre ad essere un dato di fatto, è anche limitativo. Ciò che è necessario fare è analizzare a fondo i motivi di questo passaggio e ragionare per capire quali siano le possibili opportunità per gli investitori.

Quali sono le cause della correzione?

Come abbiamo detto, il selloff è ascrivibile a dinamiche di mercato. I soliti sospetti sono inflazione e politica monetaria.

Come evidenziato nelle scorse settimane, l’inflazione ha portato un riassestamento delle aspettative sulle azioni di politica monetaria della Fed per il 2022. A seguito delle ultime dichiarazioni e minute, le aspettative dei mercati si sono spostate verso quattro rialzi dei tassi entro il 2022 e su prospettive di tapering più marcate.

La dinamica di stretta monetaria sta portando gli operatori a rivedere le proprie aspettative, con un impatto sui prezzi degli asset che, prima o poi, si sarebbe dovuto esprimere.

Non solo un aumento dei tassi rende le valutazioni azionarie meno interessanti rispetto alle obbligazioni, ma porta anche con sé la paura di un “policy mistake”, ossia di un rialzo dei tassi troppo marcato che possa minare la crescita economica. Tale paura è evidente anche se guardiamo alle aspettative di lungo termine della Fed e ai tassi impliciti negli strumenti monetari. Se nel grafico seguente confrontiamo la linea nera con quella rosa, possiamo vedere che i mercati si aspettano una politica monetaria di lungo termine più accomodante di quella indicata dai membri della Fed.

Un’altra caratteristica rilevante dell’ultimo selloff è il fatto che abbia riguardato le aziende del settore tecnologico in modo particolare. Ricordiamo che, al momento in cui il mercato aveva raggiunto il proprio picco, queste aziende scambiavano a un rapporto prezzo-utili attesi di 26, dunque superiore alla media storica.

Quando questo rapporto è così alto non stupisce che in fasi delicate, come quella della pubblicazione degli utili, la volatilità di mercato aumenti. Ad esempio, la notizia di dati potenzialmente peggiori delle attese per Netflix e Peloton ha portato a cali rispettivamente del 47% e del 75% già nelle scorse settimane, sicuramente amplificati dal livello di partenza delle valutazioni.

I risultati inferiori alle aspettative per queste società, che godevano di valutazioni molto elevate in linea con il resto dell’indice, potrebbero aver influito nella creazione di un sentiment relativamente più cauto nella scorsa settimana, in attesa delle trimestrali delle grandi aziende.

La buona notizia è che i primi risultati della stagione degli utili sembrano molto solidi, con una sorpresa in positivo che conferma il buon momento dell’economia. Ad oggi, delle 101 società dello S&P 500 che hanno pubblicato i propri risultati, l’80% ha battuto le aspettative degli analisti. Se guardiamo al settore tecnologico questa percentuale sale al 90%. Insomma, lo scenario economico favorevole, al di là delle correzioni di breve termine, offre delle rassicurazioni riguardo alla performance azionari per i prossimi mesi.

Anche le valutazioni delle azioni ne beneficeranno. Per quanto riguarda il Nasdaq, il rapporto prezzo utili è sceso da 26 a circa 20. Questo risultato è dovuto in parte alla correzione dei prezzi, ma anche alla crescita del denominatore (gli utili aziendali attesi). Un rapporto prezzo-utili più in linea con i fondamentali può favorire un percorso più stabile per l’azionario per il resto dell’anno, anche compatibilmente con gli aumenti dei tassi che ci aspettiamo.

Quali sono le prossime mosse

Ovviamente il tema su cui stiamo ragionando e sul quale agiremo molto presto resta quello della rotazione azionaria. Crediamo che esistano segmenti che hanno valutazioni meno stressate e maggiori possibilità di avvantaggiarsi della ripresa economica nel 2022. Nelle prossime settimane agiremo sulla componente azionaria del portafoglio per approfittare di queste tendenze. Lo scenario di lungo termine resta comunque positivo per l’azionario.

Come si deve comportare l’investitore

Per la maggior parte degli investitori, in presenza di correzioni fisiologiche del mercato, la scelta migliore resta quella di rimanere fedeli al piano di investimento, approfittando dei tempi favorevoli se esistono possibilità finanziarie coerenti con l’orizzonte temporale.

Un recente studio che abbiamo effettuato sul comportamento di un campione di 12.000 investitori durante il precedente crollo di mercato legato allo scoppio della pandemia dimostra che questa strategia, nella maggior parte dei casi, garantisce migliori performance rispetto al tentativo di anticipare il mercato con compravendite.

 

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