Merrill Lynch è il nuovo benchmark di mercato

La vendita del portafoglio di titoli strutturati da parte di Merrill Lynch, avvenuta nella serata di lunedì, ha avuto due importanti effetti sul mercato: primo è stata finalmente conclusa una vendita a tutti gli effetti con tanto di prezzo. Secondo è stato posto un benchmark per valutare i miliardi di dollari di titoli complex and infrequently traded ancora in pancia di banche e investment bank.

A dire il vero la cessione di 30,6 miliardi di dollari in titoli a Lone Star Funds (avvenuta a 22 centesimi per ogni dollaro) non è la prima che è stata fatta post scoppio crisi subprime. La cosa incredibile della vicenda è data dal fatto che il prezzo cui sono stati venduti questi toxic asset è del 40% inferiore al valore di quattro settimane fa. Se aggiungiamo che Merrill ha finanziato il 75% della vendita, il guadagno finale per la società guidata da John Thain è di soli 1,7 miliardi di dollari su 30 miliardi di nominale.

Gli altri precedenti non sono molti e variano da caso a caso. Lo scorso anno, per esempio, Citadel Investment Group (colosso hedge fondato da Ken Griffin) aveva pagato 800 milioni di dollari a E-Trade per un portafoglio di titoli ‘difficili’ iscritto in bilancio per 3 miliardi di dollari (pari ad un esborso di 27 centesimi ogni dollaro).

Per tornare al 2008, invece, la svizzera UBS ha ceduto un portafoglio da 22 miliardi di dollari (composto di titoli Mbs) per 15 miliardi di dollari (ovvero 68 centesimi per ogni dollaro).

Citigroup dal canto suo ha valutato il suo portafoglio titoli strutturati a 53 centesimi ogni dollaro: un prezzo (alla luce della vendita di ieri) che molto probabilmente dovrà essere rivisto (al ribasso).

Inutile ripeterlo, non esiste un mercato ufficiale per questo genere di titoli (che siano Abs o Cdo): il prezzo viene stabilito volta per volta, caso per caso.

Certo se il numero delle transazioni dovesse cominciare a crescere il mercato diverrebbe più liquido e contribuirebbe alla formazione di qualche prezzo. Per ora restano i 22 centesimi pagati a Merrill Lynch ovvero una perdita secca dell’80% sul nominale. Questo è il prezzo della crisi.

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