Investimenti, intelligenza artificiale: macrotrend volatile ma durevole

Nel 2021 sono avvenute complessivamente circa 130 fusioni e acquisizioni legate all’Intelligenza Artificiale intelligenza artificiale, per un valore superiore a 28 miliardi di dollari; per contro, nel 2020 ce ne sono state quasi altrettante (120), ma di valore ben diverso (prossimo ai 5 miliardi di dollari).

Le fusioni e acquisizioni possono mantenere questo ritmo? Ecco di seguito la view di Christopher Gannatti, Global Head of Research di WisdomTree.

Benché sia impossibile saperlo con certezza, il panorama indurrebbe a pensare che alcune delle più grandi società al mondo (come Amazon, Microsoft, Facebook, Alphabet, per fare alcuni esempi) continueranno ad avere:

  1. grandi scorte di liquidità e la capacità costante di generarne dell’altra;
  2. la propensione ad aumentare ulteriormente le proprie competenze in materia di IA.

Queste società possono sviluppare (e di fatto sviluppano) prodotti a livello interno, ma non possono certo fare altrettanto con il 100% delle loro capacità: pensiamo al caso di Nuance Communications Inc., acquisita per circa 16 miliardi di dollari da Microsoft[2] che, pur disponendo del tempo necessario per sviluppare il repertorio per il trattamento del linguaggio naturale, ha preferito affidare questo compito a Nuance, che possedeva le relative competenze (soprattutto per quanto riguarda i dialoghi nell’ambito della medicina e dell’assistenza sanitaria). Microsoft si troverà comunque alle prese con un settore impegnativo (il successo non è mai garantito), ma è chiaro che, con questa acquisizione, ha cercato di aumentare sia le proprie chance nel lungo termine che di assicurarsi un punto di partenza più vantaggioso.

È logico presumere che opportunità come queste continueranno a tenere banco; tant’è che almeno alcuni tra i grandi operatori stanno puntando sulle funzionalità relative all’assistenza sanitaria: basti considerare la notizia dell’acquisizione di Cerner da parte di Oracle, per un valore di 28,3 miliardi di dollari.

Aumenta il numero dei settori che investono di più nell’IA

Secondo i dati, nel 2021 il settore della vendita al dettaglio globale avrebbe dovuto investire nell’IA 11,8 miliardi di dollari, una cifra paragonabile con la spesa prevista per le banche (11,7 miliardi di dollari). L’aspetto più rilevante di questa statistica è costituito dal fatto che le banche non sarebbero più la categoria che investe di più; difatti, stando alle previsioni, la spesa complessiva al dettaglio relativa all’IA aumenterà da qui al 2025 ad un tasso annuo composto del 25,5%[4].

Prendiamo l’esempio di Levi Strauss & Co, in cui l’IA serve per determinare i prezzi affinché l’azienda possa accelerare la crescita degli utili e migliorare i margini. Avvalendosi del Cloud di Google, Levi Strauss può analizzare le informazioni sull’inventario, i dati sulle vendite e persino su ciò che sta succedendo presso altri rivenditori. In Cina s’è verificato un caso in cui l’azienda stava pensando di interrompere la produzione di una determinata maglietta, ma si è ricreduta di fronte ai relativi dati, da cui emergeva un quadro ben diverso, e le vendite dell’articolo (che sarebbe dovuto uscire di produzione) sono rimaste elevate.

Conclusioni: la performance può essere volatile, ma l’IA continuerà a registrare progressi in termini di capacità e di adozione

Se ci domandaste a bruciapelo quale sarà nel 2022, secondo le nostre previsioni, il motore principale per la performance degli investimenti nell’ambito delle società di IA, dovremmo rispondere pressapoco “la politica della Federal Reserve (Fed) sui tassi di interesse statunitensi” o “l’inflazione”. Perché? Molte società di IA sono “in modalità di crescita”, il che significa che effettuano reinvestimenti massicci con utili che attualmente sono bassi o addirittura negativi. Con tassi di interesse nulli o prossimi allo zero, questi flussi finanziari futuri hanno un valore più elevato e, se i tassi aumenteranno, quel valore scenderà. Purtroppo questo potrebbe avere un certo impatto su tutti i vari tipi di società tecnologiche, nell’ambito dell’intelligenza artificiale e non solo, tracciando qualcosa di più d’una semplice linea di demarcazione tra le aziende di IA più allettanti e quelle che lo sono meno. Gli investitori che hanno puntato soltanto sul 2022 contano probabilmente sulle sorprese della volatilità, ma quelli che puntano su orizzonti più lunghi potrebbero scorgere dei punti d’ingresso interessanti dopo essersi accorti che il megatrend dovrebbe avere una certa capacità di resistenza per parecchi anni, e non solo nel 2022.

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