Un’ora al giorno nel metaverso: la previsione per il 2026

“Un’ora sola ti vorrei” è il titolo di una famosa canzone di Giorgia, no, non stiamo parlando di musica (forse in parte si) ma di una previsione che riguarda il metaverso, come riportato da Cryptonomist.ch.

Interagire con il metaverso

Il metaverso è uno dei trend in ambito tecnologico che rivoluziona e rivoluzionerà il nostro modo di vivere, lavorare e di approcciarsi nel prossimo futuro. Il neologismo metaverso, creato da Neal Stephenson nel libro Snow Crash (capolavoro del genere fantascientifico) è una sorta di realtà virtuale in cui il soggetto interagisce in un mondo tridimensionale attraverso una trasposizione di sé stesso, un avatar in sostanza.

Come si concretizza però questo nella realtà? Da qualche anno molti soggetti si cimentano in quello che oggi generalmente viene chiamato metaverso creando piattaforme in cui mondi alternativi o simili a quello reale vengono messi a disposizione dell’utente come in un social. In questi casi hanno il vantaggio di interagire in modo fisico e ogni aspetto della realtà viene riprodotto in tutto e per tutto. Il modo per fruirne è semplice ed avviene tramite caschi o occhiali (Ocolus) che aiutano ad immergersi in questo mondo ma anche tramite piattaforme tipo “tapis roulant” che ruotano a 360° per simulare il movimento.

Tra le piattaforme che stanno prendendo più piede è impossibile non nominare Meta (il nuovo nome di Facebook Company) che da anni investe in questo con un progetto molto sponsorizzato anche se ancora acerbo, ma ci sono anche Nemesis (che è anche una piattaforma gaming), The Sandbox, Decentraland ecc.

Occorre però fare una precisazione. Con Metaverso si intende tutto ciò che ripropone una realtà virtuale ma il modo che questa si pone all’utente è di due tipi:

  • un luogo virtuale nel quale immergersi tramite un hardware (che ribattezzerei hardwear visto il modo in cui si indossa come fosse un accessorio),
  • la nostra realtà che viene implementata da interazioni virtuali che divengono reali tramite anche qui un hardwear come ad esempio l’Oculus o i Google Glasses, visori vari ecc.

In questo secondo modo di fruire dell’esperienza, l’utente può fare tutto quello che fa nel metaverso interagendo con negozi che magari non esistono nella realtà, ma funzionano in tutto e per tutto. Magari trova un terreno nel quale c’è un semplice prato, oppure può assistere a un concerto in una spiaggia vuota o ancora può avere un cane virtuale con cui passeggiare.

La previsione di Gartner sul metaverso

Questo futuro offre una miriade di possibilità e sì, è già realtà, anche se in continua evoluzione per migliorarsi ed offrire un’esperienza sempre più realistica, ad esempio riproducendo olfatto e gusto. È un’enorme opportunità di business nel quale sarà possibile, e lo è tutt’ora, investire in negozi virtuali in cui vendere i prodotti che magari vendiamo già nella vita reale trasformandoli in NFT (non fungible token). Nei metaversi potremo assistere ad un concerto, lavorare, fare riunioni, andare in un locale e molto altro.

In questa giungla di vita nuova da esplorare, proprio come recitava la canzone di cui sopra, l’hype per la transizione verso nuovi modelli di business nel digitale porterà entro il 2026 il 25% delle persone a trascorrere almeno un’ora del proprio tempo nel metaverso per istruzione, relazioni, intrattenimento, shopping o lavoro.

Il vicepresidente di Gartner Marty Resnick ritiene infatti che le attività possibili con questo strumento alla fine si svolgeranno in un unico metaverso con più destinazioni che deriverà dalla fusione dei vari metaversi.

 

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