Mercati, Russia-Ucraina-Nato: tre scenari e i possibili effetti

Le crescenti tensioni tra Russia, Ucraina e Nato tengono il mondo in uno stato di tensione e molti investitori sono preoccupati. Un grande evento geopolitico può inviare onde d’urto attraverso i mercati finanziari. Tuttavia, prevedere il comportamento dei leader globali può essere difficile anche per i più esperti osservatori di politica estera. Di seguito, il Macro Strategies Group di Loomis Sayles, affiliata di Natixis IM, esaminiamo tre scenari e come questi potenziali risultati potrebbero avere un impatto sui mercati finanziari.

Un conflitto in stallo

La Russia, l’Ucraina e la Nato potrebbero rimanere in un conflitto in stallo, senza che nessuna parte faccia una mossa che aggravi significativamente la situazione. Pensiamo che questo scenario manterrebbe lo status quo, senza ulteriori impatti sui mercati finanziari o cambiamenti nella politica del governo o della banca centrale.

Un’invasione parziale

Dal nostro punto di vista, un’invasione parziale comporterebbe che la Russia si appropri di una porzione di territorio in Ucraina e/o inizi un cyberattacco aggressivo contro il paese o i suoi alleati. In questo scenario, pensiamo che gli Stati Uniti applicheranno probabilmente alcune sanzioni alla Russia. La potenziale risposta europea è meno chiara, poiché molti paesi europei hanno interessi economici in Russia e desiderano mantenere relazioni costruttive con il paese. Crediamo che i mercati avrebbero una forte reazione risk-off e poi si normalizzerebbero rapidamente una volta che sia chiaro che non è in corso un’invasione completa. Ci aspetteremmo un rally di breve durata per i Treasury statunitensi e per il dollaro Usa. Dal nostro punto di vista, l’euro potrebbe subire un impatto modesto in termini di sentiment del rischio, ma i fondamentali della valuta dovrebbero sostenerlo a lungo termine. I prezzi dell’energia potrebbero subire un’impennata, con un ulteriore aumento se l’energia fosse inclusa nelle sanzioni. In questo scenario, crediamo che la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea manterrebbero la rotta, rimuovendo con cautela gli allentamenti finanziari.

Un’invasione completa

Se la Russia dovesse lanciare un’invasione completa dell’Ucraina, ci aspettiamo sanzioni più severe dagli Stati Uniti e dalla Nato. Negli Stati Uniti, pensiamo che il Congresso probabilmente metterebbe da parte la discussione sul tema Build Back Better in favore di un accordo bipartisan che aumenterebbe la spesa per l’esercito e la sicurezza informatica, compreso un possibile aumento delle tasse. Crediamo che i mercati avrebbero una forte reazione di allontanamento del rischio, con una fuga verso asset percepiti come “porto sicuro” come i Treasury e il dollaro Usa. L’euro probabilmente subirebbe un colpo temporaneo. Dal nostro punto di vista, un’invasione completa scatenerebbe una forte impennata dei prezzi dell’energia. Vediamo anche un possibile impatto sui prezzi dell’alluminio, del titanio e dell’uranio se la Russia dovesse usare queste materie prime come leva contro l’Occidente. In questo scenario, crediamo che la Fed potrebbe ritardare temporaneamente il primo rialzo dei tassi. La Bce potrebbe aumentare gli acquisti di obbligazioni se ci fosse un impatto sugli spread di credito, ma qualsiasi azione sarebbe il risultato del comportamento del mercato piuttosto che di un deterioramento fondamentale, a nostro avviso.

La Russia mantiene una leva significativa contro l’Occidente

Qualunque sia il risultato, pensiamo sia importante ricordare che la Russia ha attualmente una leva significativa contro l’Occidente e gioca un ruolo critico nella catena di approvvigionamento globale, al di là del petrolio e del gas. Lo stato russo possiede una partecipazione significativa in VSMPO-AVISMA, una società russa che rappresenta più del 30% della produzione globale di titanio. Questa società fornisce circa il 65% del consumo di titanio di Airbus, il 35% di quello di Boeing e la totalità di quello della compagnia brasiliana Embraer. L’influenza della Russia non si limita alle materie prime prodotte all’interno dei propri confini. Mosca mantiene un’enorme influenza in altri stati ex-sovietici, tra cui Bielorussia e Kazakistan. La Bielorussia non è solo un importante produttore di potassio e altre materie prime, ma anche la sede di BelAz, un produttore dell’era sovietica dei più grandi camion pesanti del mondo, utilizzati nelle miniere a livello globale. Il Kazakistan è un attore centrale in numerosi ambiti delle materie prime, avendo le più grandi riserve di zinco, tungsteno e barite al mondo. Il Kazakistan rappresenta anche quasi un quarto della produzione globale di uranio, le seconde più grandi riserve al mondo. Crediamo che i mercati possano sottovalutare il ruolo della Russia in queste catene di approvvigionamento globale.

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