Criptovalute, i grandi investitori non mollano la presa

Nell’ultima settimana, il Bitcoin ha ceduto il 9,3% del suo valore e l’Ethereum il 7,9%, a dimostrazione che le turbolenze sul mercato delle criptovalute non sono ancora finite. Inoltre, “per la prima volta da due anni, gli investitori che hanno acquistato Bitcoin tra l’anno scorso e due anni fa sono arrivati a rappresentare il 14% della spinta a ribasso, segno che anche le strategie di lungo periodo stanno vacillando e le prospettive macroeconomiche incerte legate alla crescente tensione tra Russia e Ucraina faranno ulteriormente oscillare i prezzi di questo asset, in quanto numerose attività legate al mining hanno luogo proprio in Ucraina“. A farlo notare è Eliézer Ndinga, Director of Research di 21Shares, che di seguito illustra la view della società (leader mondiale negli ETP sulle criptovalute).

Tuttavia, nell’ultima settimana si è avuto anche la dimostrazione di quanto il mondo delle criptovalute sia sensibile alla narrativa che lo circonda, specialmente per quanto riguarda le performance di breve e di medio periodo, e questo porta a discrepanze tra le valutazioni e i fondamentali. Un esempio di questo è Curve, la più grande piattaforma di scambio decentralizzata al mondo, che ha raggiunto quota 18,85 miliardi di dollari di masse gestite, registrando una crescita superiore al 1000% rispetto allo scorso anno, eppure il suo token nativo scambia a meno del 90% rispetto al suo massimo storico.

La scorsa settimana, sono stati due gli episodi che sono andati a minare l’opinione pubblica nei confronti dell’asset, ed entrambi si sono verificati nel Nord America. Nel primo caso, si tratta di una forte attività di lobbying da parte del presidente della SEC, Gary Gensler, che, quando si è rivolto ai parlamentari democratici e al personale legislativo durante un ritiro annuale, ha accomunato le pubblicità di criptovalute in questo mese che hanno inondato il Super Bowl e l’aumento dei mutui subprime che ha portato alla crisi finanziaria del 2008. Inoltre, sempre negli USA, la commissione per le relazioni estere del Senato ha presentato un disegno di legge intitolato “Accountability for Cryptocurrency in El Salvador Act“, che richiedeva al Dipartimento di Stato di elaborare un piano per mitigare i potenziali rischi dell’adozione come moneta a corso legale al sistema finanziario statunitense di Bitcoin da parte di El Salvador.

Il senatore Jim Risch teme che con questa mossa El Salvador darebbe potere agli “attori maligni” poiché, per via della sua natura decentralizzata, indebolisce le sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Poco importa che un recente scandalo riguardante alcuni clienti di Credit Suisse coinvolti in torture, traffico di droga, riciclaggio di denaro sporco, corruzione e altro abbia dimostrato che la criminalità finanziaria non è esclusiva delle criptovalute; al contrario, queste sono molto più trasparenti e i casi d’uso illeciti rappresentano lo 0,15% del volume totale scambiato.

Il secondo episodio, invece, ha avuto luogo in Canada e ha messo in discussione l’incensurabilità del Bitcoin e si lega alla protesta denominata “Freedom Convoy”, durante la quale le rimostranze dei camionisti contro l’obbligo di vaccinarsi per entrare nel paese si sono trasformate in un attacco contro il governo di Justin Trudeau. Questo, in risposta, ha minacciato di congelare i conti correnti e i portafogli di criptovalute dei protestanti. Purtroppo, questo ha fatto emergere come l’impossibilità di essere censurati viene meno quando le criptovalute sono scambiate su servizi centralizzati. Infatti, Jesse Powell, fondatore della piattaforma Kraken, ha consigliato ai canadesi di ritirare i loro asset digitali dalla piattaforma. È bene specificare comunque che un Governo può imporre ai servizi centralizzati di segnalare un portafoglio, ma non può impedire lo scambio di Bitcoin, il quale si fonda semplicemente su una connessione Internet o satellitare.

Nonostante gli attacchi che non solo il Bitcoin, ma l’intero settore delle criptovalute ha subito, noi di 21Shares prevediamo che nel 2022 si tornerà a fare investimenti basandosi sui parametri riguardanti più i fondamentali che le valutazioni, non solo per quanto riguarda che gli stessi asset digitali, anche il comparto azionario.

A dimostrazione di ciò, grandi esponenti dell’alta finanza come David Heinemeier Hansson e Warren Buffet, da sempre scettici verso le criptovalute, hanno iniziato a vederle sotto una luce diversa, tanto da portare il primo ad affermare di aver sbagliato a pensare che il Bitcoin non fosse uno strumento necessario per le democrazie occidentali e il secondo a investire un miliardo di dollari in Nubank, una neo-banca brasiliana nota per le sue posizioni molto favorevoli agli asset digitali. Questo investimento è una testimonianza della nostra tesi secondo cui i grandi investitori, anche quelli devoti alla finanza tradizionale, non si terranno distanti dagli asset digitali e acquista ancora più valore se si pensa che le risorse sono state prese dalle partecipazioni di Buffet in colossi come Visa e MasterCard.

 

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