Un'analisi, 6 ricette

Si appresta a concludere i propri lavori il gruppo che abbiamo costituito con gli operatori, e con la partecipazione del Governo e della Consob, per proporre linee di intervento che contrastino il declino dell’industria italiana del risparmio gestito. Una prima conclusione è che occorre intervenire sulle distorsioni fiscali che penalizzano i fondi di diritto italiano.

Essi andranno tassati, come altrove, sugli utili distribuiti e sulle plusvalenze realizzate, non sul maturato. Andranno eliminate anche le distorsioni prodotte dalla normativa sulla trasparenza, particolarmente stringente per i fondi. Non va ridotta la tutela per questi ultimi, ma accresciuta, nella sostanza e non negli adempimenti burocratici, quella che riguarda altri prodotti finanziari. In particolare, per le polizze assicurativo-finanziarie deve crescere l’informazione sulla liquidità; per le obbligazioni delle banche dovranno essere fornite al cliente informazioni più chiare e complete su costi, rischi e liquidità dello strumento, sul loro rendimento in confronto a quello di altri titoli.

Il fair value determinato dalla banca emittente dovrà essere indicato periodicamente al sottoscrittore, in particolare per gli strumenti non quotati in cui l’impegno dell’emittente al riacquisto è la principale garanzia di liquidabilità dell’investimento. Nuove regole in materia di correttezza e trasparenza per la distribuzione di prodotti finanziari illiquidi sono state annunciate dalla Consob; gli intermediari dovranno adeguarsi senza ritardo.

L’autonomia delle società di gestione è essenziale. Alla riduzione dei conflitti di interesse deve contribuire un codice di autoregolamentazione che rafforzi l’autonomia delle società di gestione del risparmio. Indispensabile appare che i loro consigli di amministrazione siano formati in maggioranza da membri indipendenti. Nell’esercizio dei nostri poteri adotteremo entro l’autunno misure per separare più nettamente la conduzione delle SGR di matrice bancaria da quella del gruppo di appartenenza, chiarendo limiti e finalità dei poteri di indirizzo della capogruppo.

Occorre infine, ed è il compito più difficile, riqualificare le modalità di offerta dei prodotti finanziari ai risparmiatori, per realizzare appieno il principio, contenuto nel Testo unico della finanza, secondo cui gli intermediari devono operare nell’interesse del cliente. Va meglio definito e reso più professionale il servizio di consulenza finanziaria, promuovendo concorrenza e trasparenza.

La consulenza va chiaramente distinta dal collocamento di propri prodotti; va esercitata nell’interesse del cliente; non può limitarsi a prospettare i prodotti della casa. Anche ai risparmiatori che non intendono sostenere il costo di un servizio di consulenza vanno comunque assicurate, nell’attività di collocamento, una spiegazione semplice ma efficace di rischi, costi e rendimenti; una verifica, graduata in relazione alla complessità dei prodotti, della loro appropriatezza rispetto alle caratteristiche dell’acquirente.


Va garantita una professionalità adeguata non solo dei promotori, ma anche degli addetti agli sportelli. Anche in questo campo è essenziale il ruolo dell’autoregolamentazione. Nuove regole sono necessarie, non sufficienti.
Il rilancio dello sviluppo dell’industria finanziaria è in ultima analisi affidato alla capacità competitiva delle aziende. Occorre guardare lontano. E’ evidente da anni che difendere una nicchia locale, una clientela captive non è più una strategia vincente.
Mario Draghi – assemblea ABI 9/7/2008

Il Rapporto identifica le seguenti linee di intervento.

  1. Garantire l’autonomia delle SGR. Per conseguire tale cruciale obiettivo occorre, tra l’altro, rafforzare i requisiti di indipendenza degli amministratori delle società di gestione; adottare un codice di autodisciplina relativo al ruolo delle SGR all’interno dei gruppi societari; delimitare i poteri di indirizzo e coordinamento della capogruppo.
  2. l Rendere pienamente confrontabili i diversi prodotti. Al riguardo sarà necessario: armonizzare il grado di trasparenza informativa delle obbligazioni bancarie rispetto a quello dei fondi comuni, sia al momento della sottoscrizione, sia durante la vita del titolo; estendere le regole di comportamento del Testo unico della finanza agli agenti e broker che collocano polizze assicurative a contenuto finanziario.
  3. l Superare gli elementi di criticità delle reti di vendita. Ciò significa sviluppare canali distributivi più diversificati; valorizzare il ruolo dei consulenti indipendenti; innalzare i requisiti di neutralità e di professionalità per lo svolgimento dell’attività di consulenza; assicurare alla clientela un’adeguata assistenza anche in assenza di consulenza.
  4. l Armonizzare il regime fiscale, che attualmente penalizza considerevolmente i fondi comuni italiani che sono tassati anno per anno sul rendimento maturato, con quello in vigore per i fondi comuni esteri, che sono tassati, in capo ai partecipanti, sui proventi distribuiti e sulla plusvalenza realizzata al momento del disinvestimento.
  5. l Favorire la crescita dei nostri fondi comuni anche in Europa; in questa direzione vanno le iniziative comunitarie in materia di passaporto europeo.
  6. Dare ulteriore impulso al comparto dei fondi alternativi, semplificando la disciplina dei fondi speculativi e permettendo la distribuzione agli investitori retail dei fondi di fondi alternativi.

Rapporto Fondi comuni italiani: situazione attuale e possibili linee di intervento 18/7/2008

Mario Draghi ha indicato le cause del male oscuro del gestito italiano: il Rapporto seguente indica 6 ricette. Bisogna far presto, se non si vuole che la crisi si trasformi nella morte dei fondi.

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