Investimenti, parola d’ordine: ridimensionare il rischio

L’escalation geopolitica di fine febbraio ha innescato un ulteriore aumento della volatilità. In questo scenario, ecco di seguito la view di Vincent Mortier, Group Chief Investment Officer e Matteo Germano, Deputy Group Chief Investment Officer di Amundi AM.

Gli spread del credito (obbligazioni Investment Grade, High Yield e titoli dei Paesi periferici europei) hanno continuato ad ampliarsi mentre sui mercati azionari ci sono state altre correzioni. La rotazione verso i titoli Value prosegue, ma con una pausa rispetto ai segmenti più ciclici, dato l’aggravarsi dei rischi per la crescita economica derivanti dal conflitto tra Russia e Ucraina.

I mercati continuano ad analizzare le svolte “hawkish” di Fed e BCE e i rischi correlati al peggioramento della crisi in Ucraina. Sul fronte macroeconomico, i dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti sono andati ben oltre le aspettative; l’inflazione a gennaio ha raggiunto i massimi degli ultimi quarant’anni. Ciò complica l’intervento delle banche centrali, alle prese da un lato con la possibilità di un ulteriore aumento dell’inflazione e, dall’altro, di una crescita più bassa (aumento del rischio di stagflazione).

Per contro, l’Anno cinese della Tigre appare caratterizzato da una politica più accomodante, e ciò sta a indicare trend di politica economica divergenti in materia di accomodamento rispetto al resto del mondo, con l’ennesima desincronizzazione del ciclo economico della Cina rispetto agli Stati Uniti e quindi la riconferma del ruolo degli attivi cinesi come elementi di diversificazione a livello globale.

Al momento, viste le significative variazioni dei prezzi osservate già all’inizio dell’anno, ci sono due domande rilevanti che gli investitori dovrebbero porsi:

  1. L’attuale volatilità potrebbe portare a un doppio mercato ribassista (obbligazioni e azioni), e quindi alla necessità di un de-risking strutturale nell’asset allocation? È indubbio che la volatilità stia aumentando in modo generalizzato (obbligazioni, azioni, materie prime, valute) e che il panorama degli investimenti appaia più rischioso rispetto a un mese fa. Visto che la crescita dovrebbe rimanere solida per tutto il 2022 con una riapertura delle economie dopo l’ondata della variante Omicron e il rallentamento contenuto della Cina, la dinamica degli utili dovrebbe rallentare rispetto al picco ma rimanere positiva. Il grande rischio è legato alle possibili ripercussioni del conflitto tra Russia e Ucraina, con un impatto significativo sulla crescita e le prospettive d’inflazione. Questo è il punto cruciale di cui gli investitori devono tener conto. Il fenomeno dei mercati azionari ribassisti è comune durante le recessioni (fatta eccezione per il crack del 1987). Al momento non ci aspettiamo una recessione, che però non è da escludere del tutto in Europa viste le crescenti spinte inflazionistiche in un momento in cui la BCE intende ridurre l’allentamento quantitativo. Dato che è molto difficile valutare i rischi geopolitici (novità positive potrebbero innescare un rally, mentre un’ulteriore escalation del conflitto potrebbe mettere pressione sul mercato), gli investitori dovrebbero cercare di beneficiare della ripresa soprattutto attraverso scelte selettive sui mercati azionari, ma essere preparati allo scenario peggiore (adeguando le coperture così da far fronte a sviluppi anche più sfavorevoli). Nel complesso, il tema dell’inflazione sta diventando sempre più importante, per cui è consigliabile continuare a preferire i titoli Value/di qualità nel comparto azionario sul medio termine anche se a breve potremmo assistere ad alcune pause nella rotazione verso i titoli Value. Nel credito abbiamo adottato un atteggiamento più prudente visti i rischi crescenti sulla liquidità e un profilo rischio/rendimento del credito meno interessante rispetto a quello dell’azionario.
  2. L’obiettivo per i rendimenti del Treasury USA a 10 anni è il 2% o ci possono essere movimenti più ampi e quindi è consigliabile mantenere un orientamento corto di duration? La svolta hawkish della Fed e le sorprese al rialzo sull’inflazione hanno spinto temporaneamente il rendimento del Treasury USA a 10 anni sopra la soglia del 2% per la prima volta dal luglio 2019, contribuendo a ripristinare valore soprattutto sul segmento breve della curva. Con il conflitto tra Russia e Ucraina crescono in primis i rischi per i sistemi finanziari e per l’inflazione, ma anche per l’economia mondiale. Visto che il mercato sta già scontando azioni significative da parte della Fed, crediamo che l’aumento dei rendimenti potrebbe fare una pausa in attesa della riunione di marzo della banca centrale americana. È necessario apportare alcuni aggiustamenti tecnici alla duration e quindi consigliamo di avere un approccio attivo. Per il momento confermiamo la nostra view prudente sulla duration, mentre sfruttiamo in modo attivo le opportunità di investimento che si manifestano lungo la curva e a livello geografico.

L’incertezza di mercato rimarrà elevata

Stiamo attraversando un periodo di bassa visibilità riguardo agli sviluppi geopolitici e alle implicazioni economiche. La volatilità sul mercato azionario rimarrà elevata perché – dato il profilo di forte liquidità delle azioni – esse saranno il primo bersaglio in caso di rapido aggiustamento del rischio, con l’eventuale opportunità di ‘buy-the-dip’, ovvero di acquistare nel momento di massima correzione e rientrare su alcune aree di del mercato particolarmente penalizzate.

Conclusioni

L’evoluzione temporale della crisi sarà cruciale perché un prolungato periodo di incertezza e di crescente escalation potrebbe causare ulteriori correzioni dei premi al rischio globali. I riflettori saranno puntati sulle banche centrali che, a un certo punto, potrebbero dover modificare le loro agende per affrontare il rischio crescente di stagflazione. Per gli investitori tutto ciò vuol dire mantenere portafogli ampiamente diversificati, aumentare le coperture e focalizzarsi sulle aree di mercato con particolare resilienza all’aumento dell’inflazione.

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