Mercati, crisi ucraina: i tre scenari di Bloomberg per l’economia mondiale

Sono giorni drammatici in Europa. Giorni decisivi. Giorni in cui non riusciamo a staccare la mente per più di qualche minuto da quanto sta accadendo in Ucraina. Perché comunque vada a finire non ci saranno vincitori. Abbiamo già perso tutti in termini umani, sociali e probabilmente economici. Ecco in questo sceanario, quanto ha detto Bloomberg Economics nei giorni scorsi.

Le conseguenze economiche del conflitto in Ucraina: Bloomberg delinea tre scenari

Al di là delle atrocità che ogni guerra porta con sé e che ci colpiscono e ci addolorano come esseri umani, osserviamo come UE, Uk e Stati Uniti si stanno muovendo con decisione e cautela nei confronti della Russia, puntando ad indebolire ulteriormente un’economia già in difficoltà. Le conseguenze sono tanto evidenti quanto immediate.

Già nelle scorse settimane, caratterizzate dalle tensioni a livello diplomatico, il petrolio ha subito segnato il passo e il Brent è salito sopra i 100$ al barile per la prima volta dal 2014., mentre il gas naturale europeo è balzato fino al 30%. I capi di Stato sanno bene che agire con sanzioni significa colpire duramente anche le proprie economie, soprattutto in un momento di difficoltà all’uscita dalla pandemia, tra inflazione e nervosismo sui mercati azionari. Le minacce alla crescita e alla stabilità sono molteplici:

  • Le famiglie vedono i propri risparmi schiacciati dagli aumenti di combustibili e riscaldamento e riducono ulteriormente ulteriori spese per beni e servizi
  • Le banche centrali devono gestire i prezzi senza penalizzare la crescita
  • I rifugiati ucraini arriveranno in Europa a decine di migliaia
  • Gli attacchi informatici russi sono la nuova devastante arma che molto probabilmente colpirà duramente infrastrutture e aziende in tutto il mondo

Gli analisti di Bloomberg Economics hanno analizzato a questo punto come la guerra potrebbe avere un impatto su crescita, inflazione e politica monetaria, delineando tre scenari.

Scenario 1: petrolio e gas continuano ad arrivare in Europa

Si tratta dello scenario più ottimistico, basato sulle prime sanzioni annunciate dagli Stati Uniti che colpiscono principalmente gli oligarchi russi con l’obiettivo di spingerli contro il presidente Putin. Le forniture energetiche russe al momento non sono state prese di mira. I prezzi del petrolio sono scesi in risposta, con i futures che hanno chiuso sotto i 93 dollari al barile a New York. In questo scenario Stati Uniti e UE evitano l’esplosione dell’inflazione, recessione e aumento dei tassi.

Scenario 2: shock energetico

L’acquisto di petrolio russo è già decisamente diminuito e c’è un rischio oggettivo che i gasdotti sul territorio ucraino vengano danneggiati nei combattimenti. Sebbene l’Ucraina abbia un ruolo marginale nell’approvvigionamento energetico dell’Europa, rispetto alla Russia, lo shock energetico dei prezzi potrebbe peggiorare, rialzando l’inflazione di qualche punto, bloccando la crescita del Pil e l’aumento dei tassi da parte della Bce almeno fino al 2023. Negli Stati Uniti l’inflazione potrebbe sfiorare il 9% e assestarsi per tutto il resto dell’anno sul 6%, spinta anche da un’eventuale recessione europea.

Scenario 3: Europa senza gas russo

A fronte di sanzioni estreme l’immediata reazione russa potrebbe essere quella di chiudere i rubinetti del gas verso l’occidente, un’ipotesi “che i funzionari dell’Ue non hanno nemmeno preso in considerazione l’anno scorso quando hanno eseguito una simulazione di 19 scenari per sottoporre a stress test la sicurezza energetica del blocco comunitario” dicono gli analisti di Bloomberg. La Bce stima che uno shock da razionamento del gas del 10% potrebbe ridurre il Pil dell’area dell’euro dello 0,7%, un taglio del 40% lo ridurrebbe del 3% o più anche negli Stati Uniti.E potrebbero esserci conseguenze indesiderate da sanzioni massime che sconvolgono il sistema finanziario globale, con ricadute per le banche statunitensi“, avvertono gli analisti.

La corsa ai beni rifugio sono il primo pensiero dell’investitore quando la situazione geopolitica precipita. E anche in questo caso è stato così.

Petrolio, gas, materie prime e oro hanno visto rialzi importanti dall’inizio della crisi. Come possiamo vedere dal grafico l’oro è passato dai 50,82 euro/grammo del 7 febbraio al massimo di 56.66 euro/grammo del 24 febbraio per poi rientrare di qualche centesimo negli ultimi due giorni.

L’oro fa la sua parte di bene rifugio per eccellenza nei momenti di crisi. La situazione è fluida e in costante mutamento. Non resta che osservare le prossime settimane, nella speranza che, anche chi finora pare abbia agito per pura e lucida follia, decida di giocare questa partita con la sicurezza mondiale con più razionalità.

A cura di OroVilla

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