Oggi alle 19:15 circa Powell terrà la prima conferenza stampa dallo scoppio della guerra. Le attese indicano un aumento dei tassi di 25 punti base.
La domanda degli investitori è quanto ancora e quante volte i tassi saliranno. La risposta non è banale, visto che la FED è alle prese con l’inflazione più elevata degli ultimi 40 anni e allo stesso tempo con una crescita economica in vistoso rallentamento.
E proprio qui sta il rischio maggiore, quello che un inasprimento della politica monetaria strozzi la crescita economica.
Per il momento, gran parte degli economisti ha ridotto solo leggermente le aspettative di crescita del PIL per il 2022 (al 3,2% dal 3,5% di febbraio) e non si aspetta una recessione per quest’anno.
Come sappiamo la FED si concentra sull’inflazione core, che però in febbraio è schizzata all’insù dell’1% tanto che Citi si aspetta un possibile aumento di 50 bp nel meeting di maggio. Sui dot plot, le nostre attese indicano che i membri del Consiglio evidenzieranno una mediana con sei rialzi per il 2022 (1,625%) e tre ulteriori rialzi il prossimo anno (2,375%). Non escludiamo la possibilità che i dots del 2024 mostrino tassi più alti del tasso terminale (2,5%). Solo un veloce deterioramento dei dati e un forte peggioramento del mercato del credito riteniamo che possano indurre la FED a rallentare il cammino verso la normalizzazione.
Secondo le nostre aspettative, prevediamo che il Powell rivedrà le previsioni di inflazione con proiezioni che passeranno dal 2,6% al 4% nel 2022 (media del T4 2022), dal 2,3% al 2,5% nel 2023 e rimangano invariate al 2,1% per il 2024. Sulla stretta quantitativa, Powell potrebbe inoltre fornire alcuni dettagli sui tetti massimi relativi alla riduzione del bilancio, che dovrebbe iniziare dopo i rialzi dei tassi. Tutto sommato, il rialzo della Fed non dovrebbe essere una sorpresa per gli investitori. Ma ci aspettiamo che il tono rimanga hawkish, con un certo appiattimento della curva statunitense.
La parole più gettonata continuerà a rimanere la flessibilità
Visto che l’incertezza continua a regnare sovrana nel bel mezzo di crescenti forze stagflazionistiche. Per il momento quest’ultima rimane comunque confinata tra le preoccupazioni, il che non significa che non esiste il rischio. Perché la stagflazione prenda corpo occorre tuttavia che il conflitto si allarghi oltre il suo contesto attuale e che coinvolga in primis l’Europa, scenario questo che nessuno vorrebbe vedere. Aspettiamo quindi le 19:15.
A cura di Antonio Tognoli, Head of Research di Integrae Sim