Asset allocation, oro: quali prospettive e come ottimizzare l’esposizione

“In una fase come quella attuale, caratterizzata da elevata incertezza e volatilità, l’oro è tornato ad assolvere la sua funzione tradizionale di riserva di valore a cui guardare per proteggere il portafoglio”. A farlo notare è Marco Mencini, Senior Portfolio Manager di Plenisfer Investments SGR, che di seguito spiega nel dettaglio la view.

Il prezzo dell’oro ha accelerato al rialzo dallo scorso fine gennaio – quando quotava circa 1790 dollari all’oncia – arrivando a toccare i 2050 dollari l’oncia ad inizio marzo per poi attestarsi stabilmente sopra i 1900 dollari l’oncia.  In particolare, nello stesso periodo, l’oro ha evidenziato una correlazione con l’equity passata da positiva a negativa e una correlazione con il dollaro USA in diminuzione in termini assoluti, passando da circa -45% alla neutralità, come evidente nel grafico:

Fonte Bloomberg; metodo di calcolo: correlazione GARCH; periodo rilevazione: 28/03/2017 -28/03/2022

Si tratta del terzo rally dell’oro per importanza del nuovo millennio, dopo quelli registrati tra il 2008 e il 2011, quando l’oro raddoppiò di valore passando da 1000 a 2000$ l’oncia, e nel 2020, all’avvio della pandemia quando l’oro arrivò a toccare i 2100 dollari l’oncia. Quali dinamiche alla base dell’andamento dei prezzi di questo metallo prezioso e quali prospettive?

In Plenisfer riteniamo che ci siano quattro fattori a supporto di tale trend.

Oggi come nel 2020, gli investitori stanno integrando l’oro nell’asset allocation: un fenomeno iniziato dallo scorso gennaio, prima della crisi ucraina, trainato dalle aspettative di inflazione. In uno scenario inflattivo il prezzo dell’oro è infatti correlato con la probabilità che il fenomeno inflattivo non sia controllabile. L’attuale inflazione da offerta, connessa alle note limitazioni alle forniture e ai rincari energetici, è ritenuta dagli investitori difficilmente domabile attraverso scelte di politica monetaria che, se attuate, avrebbero ricadute negative sull’economia. La recente revisione al ribasso della crescita economica e al rialzo delle attese di inflazione formulate sia dalla Banca Centrale statunitense che da quella europea, hanno ulteriormente rafforzato l’interesse degli investitori verso l’oro.

Gli investitori hanno iniziato a considerare nel 2020 le criptovalute come alternativa alla riserva di valore garantita dall’oro, a nostro parere irrazionalmente. Oro e cryptovalute hanno una correlazione inversa e al rialzo dei prezzi del primo assistiamo tradizionalmente a un calo dell’altra asset class. In fasi di elevata incertezza come quella attuale, gli investitori sono tornati a guardare a un asset class fisica e tradizionale come l’oro, che offre maggiori garanzie, supportandone il rialzo del prezzo.

Fonte Bloomberg; metodo di calcolo: correlazione GARCH; periodo rilevazione: 28/03/2017 -28/03/2022

Gli ETF nel 2020 hanno iniziato a incidere per la prima volta sulla domanda di acquisto di oro, con gli investitori che sono arrivati a generare il 15/20% dei volumi scambiati. A fine 2020, al calare dell’incertezza, questo trend si è invertito e le vendite di oro avviate dagli investitori finanziari hanno generato una correzione tecnica dei prezzi, proseguita anche nel 2021.  Una volta normalizzato il mercato, l’oro è tornato a crescere e ad inizio 2022 il fenomeno si è ripetuto.

Acquisti delle Banche Centrali: non solo Russia, ma anche Paesi come Brasile o Indonesia, stanno acquistando oro in modo deciso per ancorare la propria moneta e difenderla dall’indebolimento verso le valute “forti” come il dollaro.

Alla luce delle dinamiche descritte, in Plenisfer riteniamo che l’oro manterrà valutazioni elevate anche nei prossimi mesi e che solo un eventuale repentino cambio di scenario, connesso al termine della crisi ucraina e al rientro progressivo dei prezzi delle materie prime energetiche, con ricadute positive sulle prospettive economiche, potrebbe invertire tale trend.

Alla luce del rally dell’oro, come ottimizzare l’esposizione su questa asset class?

Tradizionalmente, si investe nell’oro attraverso gli Exchange Traded Fund (ETF) – che riflettono panieri di società minerarie o di un singolo metallo prezioso – o attraverso l’equity, ovvero le azioni di società minerarie quotate.

Una via alternativa all’esposizione all’oro è rappresentata dalle società di royalties e streaming (R&S). Tali società, operando con un approccio da “private equity”, finanziano l’espansione e lo sviluppo di nuove miniere a fronte di una percentuale dei ricavi o profitti della società mineraria (royalties) o dell’acquisto di un determinato quantitativo di prodotto estratto a un prezzo prefissato e scontato rispetto al valore di mercato corrente (streaming). Nell’ultimo decennio il settore R&S si è progressivamente sviluppato fino ad affermarsi quale sottosettore chiave nell’industria globale dei metalli preziosi. Le azioni R&S sono state scambiate nell’ultimo decennio su un multiplo Price/Earnings (P/E) medio di 20 – 50 x (fonte: Bloomberg) e hanno sovraperformato l’oro, ma anche le principali società di estrazione mineraria, grazie a un modello di business a basso rischio che determina una performance superiore in termini di Cash Flow Return on Investments (CFROI).

In particolare, le società di streaming offrono alcuni vantaggi: acquistando il prodotto a sconto, possono beneficiare di elevato potenziale di rialzo dei prezzi e limitati rischi connessi ai ribassi; sono immuni da rischi di rialzo dei costi operativi di estrazione e hanno un livello di inflazione predeterminato e contrattualizzato.

In Plenisfer riteniamo che le società di royalties e, in particolare, di streaming, offrano – agli investitori interessati ad avere un’esposizione sui metalli preziosi – buone opportunità di ottimizzare il bilanciamento rischio/opportunità.

Nel valutare questo tipo di investimento, andranno in ogni caso sempre tenute a mente le considerazioni connesse all’esposizione all’equity.

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