Il rialzo dei volumi da parte dei paesi membri del Cartello è più lento del rialzo delle quote produttive, fanno però notare gli analisti di Equita: “il gap è di circa 0.9 mln di barili al giorni a febbraio (quindi ex effetto Russia), la maggior parte della spare capacity è in Arabia Saudita e UAE i quali sono maggiormente allineati alle quote produttive”.
Certo però occorre considerare gli Usa hanno annunciato di voler rilasciare 1 mln di barili al giorno di petrolio al giorno per sei mesi dalle riserve strategiche per compensare il calo delle esportazioni russe e raffreddare il prezzo. Un rilascio di riserve record mai deciso prima. Ma la manovra appare più un tampone e non risolutiva perchè il greggio americano è di qualità differente da quello russo (light vs medium sour) per cui non allevierebbe completamente il problema delle raffinerie in Europa e le criticità sui medi distillati (diesel)” segnalano da Equita.
“La nostra ipotesi corrente sul prezzo del Brent è di 85 per barile – che riflette un’ipotesi di normalizzazione del mercato ed un effetto di demand disruption. I nostri titoli favoriti nel settore sono Eni e Galp” concluedono da Equita.