Mercati: Italia verso la recessione e debito pubblico verso nuovi top

Stimiamo il debito pubblico italiano di febbraio a 2.739 miliardi, nuovo record storico e in forte aumento rispetto al mese precedente. Il debito continuerà a salire sino a giugno portandosi tra 2.793 e 2.822 miliardi“. Ad affermarlo è Maurizio Mazziero, di Mazziero Research, che di seguito spiega nel dettaglio il dato stimato e la previsione.

Lo scostamento superiore alla norma delle nostre stime del mese scorso è stato determinato da un forte aumento delle disponibilità liquide del Tesoro rispetto al mese precedente, che sono cresciute di 55,953 miliardi rispetto a dicembre.

Il Tesoro ha anticipato alcune emissioni di titoli di Stato in prospettiva di futuri aumenti dei rendimenti: a fronte di rimborsi per 14,1 miliardi sono stati emessi titoli per 35,3 miliardi.

Il grafico presenta con una linea rossa i dati ufficiali pubblicati da Banca d’Italia, e prosegue in grigio con i valori stimati dalla Mazziero Research.
La tabella di affidabilità indica le differenze tra i valori ufficiali e le stime precedentemente fatte dalla Mazziero Research.

Dopo la revisione del mese scorso, abbiamo poi ulteriormente rivisto al ribasso le stime PIL per il 2022; nella tabella vengono riportate in grigio i vecchie valori, mentre le linee tratteggiate rosse collegano le nuove stime.

Attualmente i dati del primo trimestre sono ancora incompleti e quindi ci troviamo in una condizione di incertezza; in tale contesto più che i numeri è importante considerare la tendenza che vede un rallentamento nel primo e secondo trimestre con un recupero nel terzo e un quarto trimestre sostanzialmente piatto.

Naturalmente non solo l’esito del conflitto ma anche la sua durata potranno modificare significativamente i risultati economici per l’anno in corso. 

La contrazione della produzione già in atto prima dell’invasione dell’Ucraina, gli elevati prezzi energetici e il disavanzo della bilancia commerciale portano a indicare una crescita negativa del primo trimestre per -0,2%, di poco più ottimistica di quanto indicato dal Governo nella prima stesura del DEF (-0,5%).

Per il secondo trimestre vediamo un ulteriore calo a -0,4%, sempre legato agli elevati costi energetici e alla ripercussione sulle esportazioni, pur considerando che la stagione primaverile rende meno necessaria l’importazione di gas; tuttavia occorre tenere presente che le importazioni di gas saranno necessarie per provvedere ai riempimenti degli stoccaggi per la stagione invernale. A tal proposito si considera che, anche nel caso le importazioni di gas non provenissero dalla Russia, saranno comunque soggette a prezzi elevati contribuendo allo sbilancio commerciale.
Il Governo nella prima stesura del DEF sembra più ottimista rispetto alle nostre stime indicando una “moderata ripresa della crescita trimestrale del PIL”.

Con due trimestri negativi consecutivi, l’Italia si troverebbe in recessione tecnica nella seconda parte dell’anno, ma probabilmente nel terzo trimestre si avrebbe un recupero che al momento quantifichiamo in +0,3%, non sufficiente comunque a controbilanciare il calo del trimestre precedente. La crescita in questo trimestre è comunque subordinata a un cessate il fuoco duraturo e comunque non è esente dalle incognite relative alle sanzioni verso la Russia e allo stato delle importazioni di gas.

Il quarto trimestre verrebbe a questo punto stimato a crescita nulla, ma è fortemente condizionato dai prezzi energetici presenti in quel periodo e alle relative importazioni. Resta sullo sfondo anche il tema della pandemia, che ormai nella convinzione generale ci siamo lasciati alle spalle, ma che potrebbe ancora influire nel caso di varianti particolarmente aggressive.

A livello annuo il computo delle variazioni trimestrali ci porterebbe a una crescita dell’1,9%, ben al di sotto della precedente stima del +3,1% e della preliminare da noi fatta a febbraio del +4,1%. Si osserva che il valore da noi stimato è inferiore alla crescita acquisita del +2,3%, cioè l’effetto trascinamento dall’anno precedente che si otterrebbe con una variazione nulla in tutti i quattro trimestri.
Sulla crescita dell’intero anno il Governo nella prima stesura del DEF indica un quadro programmatico più ottimistico con una crescita annua del +3,1%, ma non esclude nel caso di scenario più sfavorevole una riduzione al +0,6%.

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