Asset allocation: cosa fare se la locomotiva tedesca arranca

Peggiorano ulteriormente le aspettative sul futuro dell’economia tedesca. Già a marzo l’indicatore Zew si era portato in territorio negativo, segnando il più grande calo dall’inizio dell’indagine (1991). Il segnale è piuttosto chiaro: la guerra in Ucraina e le sanzioni contro la Russia stanno smorzando le prospettive economiche per la Germania. Il crollo delle aspettative economiche (in particolare i settori ad alta intensità energetica), accompagnato da un forte aumento dell’inflazione, indicano una crescita delle aspettative di stagflazione nei prossimi mesi.

Secondo l’istituto economico IFW lo schock derivante dalla guerra ridurrà la crescita del PIL al 2,1% dal 4% relativo alla stima precedente, ritardando il ritorno dell’economia ai livelli pre-pandemia alla seconda metà dell’anno, mentre l’IFO prevede che l’inflazione si possa attestare tra il 5,1% e il 6,1% (dal 3,3% stimato in precedenza).

Sempre secondo l’IFO, l’aumento dei prezzi al consumo è atteso ridurre il potere d’acquisto di circa sei miliardi di euro nel solo primo trimestre.

La nota positiva è però che il portafoglio ordini dei settori manifatturieri sono in forte crescita e la normalizzazione della pandemia dovrebbe consentire una crescita economica compresa tra il 3,3 e il 3,9% nel 2023, mentre l’inflazione dovrebbe scendere al 2% circa. Su tutto aleggia però lo spettro della guerra i cui effetti economici sono destinati a perdurare anche dopo il cessate il fuoco.

Per quanto riguarda gli USA, se il dato di inflazione dovesse essere confermato, è quasi certo che il prossimo meeting del 4-5 maggio vedrà un aumento di 50bp dei tassi e l’avvio della riduzione del bilancio di 95 miliardi al mese (60 di titoli di stato e 35 di mortgage backed securities) per raffreddare l’inflazione. Pur non essendo una sorpresa perché i mercati erano già stati avvertiti, quello che ha sorpreso sono state le parole della vice presidente Lael Brainard, che è stata a lungo colomba e ha assunto ora un atteggiamento favorevole ad una rapida stretta non solo quantitativa ma anche in termini di rialzo dei tassi.

Diversamente dall’Europa, dove la crescita dei prezzi è trainata dai costi, negli USA è molto forte la componente legata alla domanda, sostenuta dal costo del lavoro cresciuto mediamente del 6,2% negli ultimi 12 mesi, che le munizioni della FED possono rallentare. I mercati continuano tuttavia a temere che le misure di politica monetaria possano essere eccessive per un’economia già in fase di decelerazione e si pongono la domanda se il rialzo dei tassi e la riduzione del bilancio non aprano la strada alla recessione (P. Volcker insegna) o peggio alla stagflazione.

Quale strategia seguire per gli investimenti

Nella fasi di elevata incertezza economica che causa elevata volatilità dei mercati, è importante costruire il portafoglio avendo ben chiari i propri obiettivi, sia in termini di rischio/rendimento sia in termini temporali, in modo da non subire il mercato in modo pro-ciclico. In questo momento riteniamo che occorra occuparsi più del rischio che del rendimento, in modo da mettere al riparo il portafoglio di lungo periodo da shock esterni.

Riteniamo quindi corretta una strategia bottom up che vada a privilegiare i titoli di quelle società che producono cassa, hanno una redditività mediamente superiore a quella del proprio settore di riferimento e sono leader nel mercato nel quale operano. Da non sottovalutare inoltre le assets class value, quali per esempio oro e immobili.

A cura di Antonio Tognoli, Head of Research di Integrae Sim

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