Azimut, il giudizio positivo di Intesa

Il management di Azimut durante un roadshow presso investitori francesi ha messo in evidenza le strategie di crescita nei private market, all’estero e sul meccanismo per limitare i costi di incentivo che ha debuttato a inizio e che dovrebbe lasciare invariate le commissioni totali per la società, come riportato da MF.

In questo scenario, sempre come riportato da MF, gli analisti di Intesa SanPaolo hanno di recente confermato la raccomandazione add sul titolo con un target price di 25,7 euro.

Nel dettaglio il gruppo punta a raggiungere una quota nei private market pari al 15% delle masse nel 2024 dall’attuale livello del 9%. “Anche il business internazionale, che sfiora il 43% del totale delle attività dei clienti, rimane un chiaro punto distintivo per il gruppo”, sottolinea l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo.

Gli analisti dell’istituto hanno poi ricordato che il 23 marzo Timone Fiduciaria, la holding che riunisce i partecipanti al patto di sindacato di Azimut, ha annunciato di aver investito 60 milioni (di cui il 50% da finanziamento bancario) per una quota del 2,5% della società al netto delle azioni proprie (2,4% sul capitale totale), sottoscritto dal management, promotori finanziari, gestori di portafoglio e dipendenti del gruppo in 17 Paesi. A seguito dell’operazione, che segue quella completata nel 2018 la partecipazione complessiva di Timone in Azimut è salita al 23,8% del capitale sociale al netto delle azioni proprie (23,2% del capitale sociale totale).

Azimut ha poi annunciato una politica dei dividendi (valida fino al 2024) che prevede una distribuzione del 50-70% dell’utile netto ricorrente.

E, come detto poc’anzi, Tra le novità che potrebbero impattare i conti del gruppo c’è il nuovo meccanismo di applicazione delle commissioni di performance definito fulcrum fee, varata dalla società per allineare il metodo di calcolo delle commissioni di performance alle ultime linee guida dell’Esma, attraverso l’introduzione di un sistema che, in caso di sottoperformance rispetto al benchmark, prevede che una parte delle commissioni ricorrenti sia rimborsato.

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