“I mercati emergenti, soprattutto in Asia, sono parte integrante nella soluzione della crisi climatica globale“. Lo sostiene Olivia Albrecht, Global Head of ESG di TCW, che di seguito spiega la view nel dettaglio.
Il cambiamento climatico richiede un’attività costante tra lo Stato e le imprese, oltre alla cooperazione tra le economie di Stati Unti, Europa e quelle principali dell’Asia, che sarà importante in special modo nei prossimi anni, dato che i Paesi si trovano ad affrontare un rallentamento economico, un nuovo orientamento dell’ordine mondiale e un’inflazione alle stelle; e vi saranno altre priorità politiche che potrebbero risultare in conflitto con gli impegni net zero. Un’innovazione efficiente dal punto di vista dei costi da parte dell’Asia settentrionale sarà sempre più parte della soluzione per far sì che il mondo resti nei binari.
Le curve dei costi sono fondamentali per l’adozione globale di tecnologie pulite. E qui sta la buona notizia: diverse di queste hanno raggiunto una parità con le tecnologie incombenti su base non sovvenzionata, soprattutto nel solare e nei veicoli elettrici (EV). La recente impennata nei prezzi dei combustibili fossili serve solamente a consolidare questa dinamica. Questa inflessione si sta combinando con uno spostamento nelle preferenze dei consumatori, creando due livelli di condizioni favorevoli per un’adozione diffusa.
Oltre al costo, dal punto in cui siamo, l’entità degli investimenti globali nelle tecnologie relative alla transizione del cambiamento climatico può solo accelerare, dato che il mondo sviluppato cerca di abbassare ancora di più il costo della transizione energetica. Questo carico di investimenti creerà delle esternalità significativamente positive, come tecnologie di spin-off applicabili ad altre aree; a nostro avviso, la conseguenza sarà che gli investimenti nelle tecnologie pulite desteranno un interesse elevato per tutti gli investitori tecnologici, a prescindere dalla loro posizione sul cambiamento climatico.
Crediamo che i mercati emergenti offrano delle opportunità uniche negli investimenti nel cleantech per le motivazioni seguenti:
- la natura della tecnologia gioca a favore degli emergenti. L’energia rinnovabile, la manifattura delle batterie e lo stoccaggio energetico sono tecnologie di lavorazione ad alto capitale con significativi rendimenti di scala. Mentre nelle aree a basso capitale tecnologico (come il software e Internet) abbiamo visto una dominanza rilevante dei rappresentanti statunitensi, le imprese ad alto capitale, come la produzione di semiconduttori, tendono a deviare sull’Asia. Oltretutto, sebbene l’impatto generale del cleantech sull’ambiente sia superiore allo status quo, quello di selezionate aree upstream (ad es., la produzione di polisilicio) rende sempre più difficile stabilire una supply chain end-to-end autosufficiente nei mercati sviluppati (cementando ulteriormente la leadership a lungo termine con gli emergenti).
- Il fatto di non dipendere da un determinato passato apre un’opportunità. Come per qualsiasi area relativamente nuova, il cleantech sta attraversando un rapido processo di cambiamento e sperimentazione. È una delle poche grandi aree della tecnologia in cui non sussiste un vantaggio di conoscenza pluridecennale nelle economie sviluppate, motivo per cui prevediamo che gli emergenti produrranno diversi leader globali in materia. Sono poche le aree nella tecnologia all’avanguardia in cui gli emergenti non siano una versione “me too” dei Paesi sviluppati, fissando piuttosto gli standard in veste di innovatori globali: e finora la produzione di semiconduttori è l’esempio più importante. La produzione di batterie per veicoli elettrici e il solare stanno emergendo come aree di significativa superiorità tecnologica per gli emergenti, forse annunciando una nuova era nel panorama tecnologico globale. In entrambe le aree, i produttori cinesi e coreani non hanno rivali per dimensioni e sofisticatezza, un vantaggio che si autoalimenta, poiché anche i principali attori nella tecnologia delle energie rinnovabili stanno investendo in modo significativo in tecnologie di stoccaggio come l’idrogeno.
- Un forte supporto a livello di policy. Data sia l’opportunità sia l’imperativo strategico del miglioramento climatico e dell’indipendenza energetica, la Cina ha dato priorità alla tecnologia pulita come uno dei suoi obiettivi politici. Va sottolineato come, mentre negli ultimi due anni un certo numero di aree tecnologiche in Cina ha dovuto affrontare delle sfide a livello normativo, il cleantech si è rivelato immune da qualsiasi interferenza negativa. L’India ha anche riconosciuto che le sue sfide energetiche sono simili a quelle della Cina e ha lanciato una serie di politiche a sostegno delle tecnologie per i cambiamenti climatici per incentivare gli investimenti del settore privato.
Per illustrare i progressi dei mercati emergenti, le spedizioni cinesi di batterie per veicoli elettrici sono già vicine alla metà delle unità globali, supportate da un ampio mercato automobilistico nazionale. Anche a fronte di questa base elevata, la produzione cinese di batterie continua a crescere ben oltre il 100% anno su anno. In maniera analoga, i produttori coreani di batterie per veicoli elettrici rappresentano oltre il 30% delle spedizioni globali. La leadership nella produzione di batterie si traduce anche in una leadership similare nelle fasi intermedie della catena di approvvigionamento della produzione: i principali produttori di componenti per batterie risiedono anche in Cina e Corea.
Dato questo tema di investimento emergente, vediamo delle opportunità nei segmenti del cleantech come le batterie per veicoli elettrici, l’energia rinnovabile (con particolare enfasi sul solare), la gestione dell’energia e le soluzioni di stoccaggio energetico e la tecnologia di riciclaggio. Il futuro dei mercati emergenti potrebbe benissimo essere green.