Asset allocation, attenzione: value e growth non sono poi tanto diversi

“Esistono delle differenze chiave quando si parla di value investing vs growth investing“. Ad affermarlo è Christophe Braun, Investment Director di Capital Group, che di seguito spiega nel dettaglio l’affermazione.

Il value investing si concentra maggiormente sui titoli che sono “poco costosi” (non “cheap”) rispetto a fondamentali come le stime dei guadagni futuri (consensus). Il growth investing si concentra maggiormente sui titoli che potrebbero produrre una crescita degli utili superiore al consenso. In altre parole, i due stili hanno in comune un interesse nella valutazione del valore attuale degli utili futuri di una società, ma differiscono nella loro enfasi sul ruolo delle stime degli utili.

Le caratteristiche delle aziende value e growth non sono così diverse come si potrebbe pensare in termini di crescita, esposizione ciclica o caratteristiche dei dividendi. Detto in parole semplici, inserendo le aziende in categorie di stile, gli investitori ignorano il rischio così come ignorano alcune opportunità di investimento.

Le misure di valutazione tradizionali come P/E e P/B come filtro per le azioni assumono importanza se si sa come utilizzarle e interpretarle da un punto di vista assoluto/storico e relativamente al proprio gruppo di peers. Nell’ultimo decennio vi sono stati alcuni importanti cambiamenti secolari che hanno portato all’accumulo di rischi nel quadro value-growth e spiegano la debolezza della crescita degli utili del value, così come le recenti disparità di valutazione:

  • I settori maggiormente value sono da tempo in declino;
  • La digitalizzazione ha creato vincitori e vinti;
  • La concentrazione settoriale è diminuita;
  • La crescita degli asset intangibili ha reso la determinazione del valore intrinseco sempre più complessa.

Le osservazioni e le conclusioni tratte dall’analisi di queste dinamiche di mercato e delle tendenze a lungo termine ci hanno aiutato a migliorare i nostri modelli di valutazione e il processo decisionale al momento di investire nelle aziende. Ad esempio, le banche e l’energia sono esempi di settori ciclici fortemente value che si trovano ad affrontare venti contrari che difficilmente si invertiranno con la ripresa economica. I tassi d’interesse persistentemente bassi hanno ostacolato la redditività delle banche a partire dalla crisi finanziaria globale, a causa dei bassi margini d’interesse netti – gli spread che le banche ricavano dai prestiti rispetto ai depositi. Inoltre, una regolamentazione più rigida ha spinto le banche a ridimensionare la propria attività di trading e a ridurre la propria esposizione al rischio per garantire la stabilità finanziaria del sistema. Tali fattori hanno messo sotto pressione i dividendi. Le banche cercano di diversificare i propri flussi di reddito e di sviluppare capacità digitali e, per fare ciò, hanno bisogno di superare la nuova e aggressiva concorrenza – in particolare le Fintech – per essere vincenti nel lungo periodo.

Una quindicina di anni fa, le compagnie energetiche tradizionali hanno vissuto un boom; ora, tuttavia, si trovano a dover affrontare dei venti contrari. La riduzione della domanda dovuta al COVID, il prezzo basso di petrolio e gas, la riduzione dei flussi di cassa, il declino della produzione, elevati dividend payout ratio (ossia I rapporti tra i dividendi distribuiti ai soci e gli utili di una società) sono stati tutti elementi che hanno remato contro.

Gli ultimi due decenni hanno anche dimostrato che lo stile di investimento e le definizioni di stile sono cambiati/evoluti man mano che le aziende si sono adattate a un ambiente in rapido cambiamento. Abbiamo osservato due cambiamenti evidenti:

  • Una crescita degli utili più debole per i titoli value: la crescita degli utili per i titoli value era storicamente stabile, ma negli ultimi 20 anni è diventata meno persistente e più volatile rispetto a quella dei titoli growth.
  • Valutazioni più alte per i titoli growth: Gli spread di valutazione sono aumentati significativamente e nel 2020 hanno raggiunto il punto massimo (il 100° percentile), un livello simile a quanto visto durante la bolla tecnologica.

I tassi d’interesse rimangono ben al di sotto della media di lungo periodo e tendono ad essere utilizzati per scontare il valore attuale dei rendimenti futuri, facendo così crescere il valore dei titoli growth con più lunga duration. La caratteristica di duration più lunga significa che i flussi di cassa sono ponderati più in là nel futuro rispetto ai titoli value, il che li rende più sensibili alle variazioni dei tassi di interesse. Multipli di valutazione elevati implicano anche che i titoli growth sono più sensibili ai cambiamenti dei fondamentali, il che rende l’analisi titolo per titolo sempre più importante.

li investitori fanno molto affidamento sull’abilità dei titoli growth di fornire la crescita desiderata. Qualsiasi deviazione, in positivo o in negativo, ha un impatto significativo sui multipli di valutazione. Gli investitori dovrebbero analizzare l’universo di investimento nel suo complesso per selezionare i titoli che soddisfano i propri obiettivi di crescita del capitale e di rendimento.

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