Mercati: alla ricerca di un punto di ripartenza

La speranza non muore mai. Questo vale anche per i mercati azionari, che hanno registrato un forte rimbalzo venerdì scorso. Sebbene sia certamente troppo presto per festeggiare, ci sono quantomeno elementi incoraggianti che vale la pena tenere a mente per rasserenare l’umore degli investitori”.Ad affermarlo è Fabrizio Quirighetti, CIO edHead of Multi-Asset di Decalia, che di seguito illustra la view.

Certo, i motivi di preoccupazione non mancano, perché è facile guardare a ciò che non va: aumento dei tassi, pressioni inflazionistiche, rallentamento dell’economia, lockdown in Cina o guerra in Ucraina. E tutto questo è stato concentrato in un periodo di tempo molto breve. Tuttavia, ciò che conta davvero per i mercati non è solo il livello di una specifica variabile (alta o bassa) o lo stato generale dell’economia (cattivo o buono), ma anche tendenze e sorprese (relativamente migliori o peggiori). In questo contesto e dopo sei settimane consecutive di ribasso dei mercati azionari globali (un record dal 2011), è difficile che le cose possano peggiorare, almeno nel breve periodo. Di conseguenza, ritengo che i mercati possano ora registrare una pausa.

Le quattro ragioni fondamentali per non arrendersi al pessimismo

In primo luogo, le azioni sono asset reali. Di conseguenza, sono tra i migliori ammortizzatori contro l’effetto erosivo dell’inflazione sui risparmi e sul patrimonio, poiché l’inflazione è in effetti positiva per la crescita degli utili. Ovviamente, alcuni titoli e settori possono trarre vantaggio o soffrire più di altri, ma i mercati nel loro complesso dovrebbero performare bene se l’inflazione è davvero il problema numero uno, come illustrato qui sotto da un grafico che mostra il CPI (Indice dei Prezzi al Consumo) della Turchia e i mercati azionari negli ultimi 15 anni. Tenete presente che l’inflazione è solitamente positiva anche per la crescita degli utili. Infatti, la crescita degli Earnings per Share – EPS nel 2022 è stata leggermente rivista al rialzo dall’inizio dell’anno (+9,5% previsto per l’MSCI World) e finora si è dimostrata più resiliente delle attese nonostante gli effetti a catena della guerra in Ucraina, i nuovi lockdown per Covid in Cina, i rinnovati rischi per la catena di approvvigionamento e l’aumento dei costi dei mezzi di produzione.

Indice dei prezzi al consumo della Turchia e indice del mercato azionario (total return) a base 100 (ultimi 15 anni)

Inoltre, il sentiment – un indicatore contrarian – è ora chiaramente in territorio negativo, mentre il posizionamento è iniziato ad essere più leggero, come illustrato anche simbolicamente dai recenti crolli dei titoli meme o di alcune criptovalute, che partecipano alla pulizia di una speculazione complessivamente eccessiva in queste aree e nei titoli tecnologici non redditizi. Questi fenomeni di washout possono portare a rapidi rialzi: l’indice S&P500 ha fatto un balzo del 10% a marzo, ad esempio, e il Nasdaq ha registrato diversi rimbalzi impressionanti tra il 2000 e il 2002. In ogni caso, questi consistenti movimenti al ribasso e al rialzo devono cessare se si vuole che il mercato raggiunga un punto di ripartenza sostenibile, poiché mostrano panico da entrambe le parti, il che non è un contesto sano.

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Che dire del rischio di recessione incombente? In un’eco dell’area dot-com, non credo assisteremo ad una grave recessione (tecnicamente non c’è stata nemmeno una recessione nel 2001-2002, poiché il PIL non si è contratto per due trimestri consecutivi). Certo, la crescita economica reale sta rallentando e un altro shock esogeno che spinga i prezzi dell’energia molto più in alto o che provochi un’altra interruzione dell’attività globale potrebbe facilmente portare l’economia sull’orlo di una recessione. Tuttavia, il mio scenario di base rimane quello di una correzione relativamente moderata, dato che la ripresa/espansione è ancora ad un livello iniziale, i bilanci delle famiglie e delle imprese sono complessivamente sani e il mercato del lavoro rimane solido. Il rischio maggiore proviene certamente dal mercato stesso, in quanto un’impennata dello spread creditizio, un crollo dei prezzi degli immobili e perdite molto più significative sui mercati azionari potrebbero rapidamente indebolire l’attuale panorama resiliente. La differenza rispetto allo scoppio della bolla delle Dot-com è che è improbabile che la Fed sia dissuasa dal procedere ad una stretta della politica monetaria, indipendentemente dall’andamento del mercato azionario, poiché la priorità della Fed è ora quella di recuperare credibilità. Dobbiamo quindi aspettarci che la liquidità continui a essere drenata dal sistema finanziario.

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Da ultimo, ma non per questo meno importante, le valutazioni iniziano a essere interessanti. E non solo nei mercati azionari, dato che gli utili hanno continuato a crescere mentre i prezzi delle azioni sono crollati, ma anche nei mercati del reddito fisso, con rendimenti soddisfacenti sulla parte a breve termine della curva a livello globale. La mia preoccupazione principale è che le valutazioni tendono sempre a superare il limite… In altre parole, non hanno raggiunto un punto in cui gli asset rischiosi, come le azioni o il credito, sono talmente a buon mercato da diventare irresistibili, ovvero a prescindere dal contesto e dalle prospettive. In termini pragmatici, ciò significa che gli investitori che al momento sono posizionati in modo leggero possono iniziare a tastare il terreno, mentre gli altri dovrebbero rimanere piuttosto cauti o almeno molto selettivi e con un orizzonte temporale sufficiente.   

Il premio di valutazione del Nasdaq è quasi tornato alla sua media di lungo periodo (fonte: Bespokeninvest)


La buona notizia è che gran parte dei rischi di inflazione, di stretta della politica monetaria e quindi di rialzo dei tassi sono stati ormai prezzati con i loro effetti collaterali sui settori in cui le valutazioni eccessive erano più visibili (e quindi più inclini a una brusca correzione) come i titoli tecnologici non redditizi, le obbligazioni a lungo termine o le criptovalute. I pesi massimi del Nasdaq/S&P500 non sono oggi scambiati a valutazioni irrazionali – a differenza dell’era delle dot-com.  Inoltre, fino a poco tempo fa, gli investitori non avevano altra scelta che accettare la volatilità delle azioni nella speranza di ottenere un rendimento decente a causa del “rischio senza rendimento” delle obbligazioni (ringraziamo Jim Grant!) o della disperata assenza di rendimento nella liquidità. Le obbligazioni a breve termine offrono finalmente un discreto rendimento (quasi lo stesso delle scadenze più lunghe, ma con un rischio di duration inferiore), consentendo di mitigare la volatilità complessiva del portafoglio nell’attuale contesto difficile. D’ora in poi, gli investitori potranno finalmente avere qualcosa a cui aggrapparsi in caso di ulteriori scossoni.

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