Asset allocation: ecco come posizionarsi in questa fase secondo Integrae

Con un’inflazione oltre il 7% appare ormai scontato che la BCE il 9 giugno prossimo aumenterà i tassi di interesse. Del resto, tutte le principali banche centrali (tranne la Cina) hanno aumentato i tassi dall’inizio del 2022. La domanda è se il Consiglio deciderà per  25 bp o 50 bp.

In questo momento i mercati stanno scontando un aumento di 25 bp a luglio e altri 100 bp entro la fine del 2022. Diversi esponenti del Consiglio (l’ultimo è il governatore della Banca di Francia) hanno affermato che un aumento di 50bp si configurerebbe come un inasprimento della politica monetaria, cui la BCE non sta pensando, piuttosto che una normalizzazione verso livelli di tassi neutrali compresi tra l’1% e il 2% (livello che potrebbe essere raggiunto il prossimo anno). L’attenzione della BCE, sempre secondo il governatore della Banca di Francia, sarà inoltre massima al fine di evitare ingiustificati allargamenti degli spread nell’area euro.

La BCE deve trovare il giusto equilibrio di politica monetaria che freni l’inflazione e allo stesso tempo non comprometta la lenta e zoppicante ripresa. Dalla Germania arrivano tuttavia segnali di insofferenza per l’eccessiva timidezza verso il ritorno alla normalità, sia riguardo alle politiche monetarie, ma soprattutto quelle fiscali (leggi patto di stabilità e crescita). E’ chiaro che prima o poi bisognerà trovare una modalità che consenta di uscire dalla crisi, ma questo è un problema prima politico che economico. L’economia subisce infatti gli effetti delle strozzature della catene di approvvigionamento, così come subisce quelli della guerra a cominciare dal prezzo dell’energia e della derrate alimentari.

Temiamo però che l’aumento dei tassi possa avere un effetto contenuto sulla crescita dei prezzi, ma pesante sulla flessione economica diversamente a situazioni passate più o meno simili (per quanto sia possibile trovarne). Con il risultato che potremmo trovarci con un’inflazione che non centra l’obiettivo e un’economia in recessione: si chiama stagflazione. Per spiegare questo fenomeno, oltre a rifarci al fatto che la politica monetaria poco può fare in presenza di inflazione da costi, dobbiamo prendere a prestito anche la teoria elaborata da Thaler e in particolare il concetto di “nudge” che potrebbe tradursi come “spinta gentile”, che funziona non solo nella visione positiva, ma anche al contrario. L’ipotesi è che non è vero che le persone, anche quando hanno accesso all’informazione necessaria, decidano sempre nel modo per loro più conveniente: le decisioni sono spesso influenzate dal contesto nel quale vengono prese (framing). Da non sottovalutare anche il concetto di “equità economica”, studiato a lungo da Thaler. Questo sostiene che quando la domanda è alta, i timori dei consumatori sull’equità possano portare le aziende a decidere di non alzare i prezzi, ma ciò non accade nei periodi in cui si alzano i costi.

I mercati finanziari non possono essere spiegati solo da un insieme di equazioni matematiche così come vorrebbe la teoria del mercato efficiente che, come noto, è basata su ipotesi molto lontane dalla realtà. È praticamente impossibile per un individuo raccogliere tutte le informazioni necessarie ed elaborarle con precisione per assumere una decisione razionale. Gli errori dettati dall’emotività prendono spesso il sopravvento nelle scelte finanziarie. E quando questo avviene, i prezzi sui mercati si muovono e si discostano dai loro fondamentali. L’emotività causa frequenti distorsioni dei prezzi sui mercati finanziari e genera numerose opportunità d’acquisto. Quando si verifica una distorsione comportamentale dei prezzi il mercato smette di essere “efficiente” e l’investitore così può approfittarne. Le distorsioni comportamentali sono quindi la componente principale che utilizzano i gestori attivi per mettere in atto le loro strategie di investimento.

La domanda d’obbligo è: dove è preferibile investire?

Partiamo dalla certezze (poche). A fine settembre il livello dei tassi di interesse sarà maggiore di quello attuale, ovvero il PIL del terzo e quarto trimestre sarà più basso di quello attuale. Quali sono quindi gli investimenti compatibili con questo scenario? La certezza per l’Europa è che il piano Next Generation Eu è partito e che dovrebbe privilegiare tutte quelle imprese che operano nel settore della digitalizzazione di prodotto e di processo, della cyber security, della trasmissione di dati su rete fissa o mobile. Ma anche tutte le imprese che operano nella rivoluzione verde (che probabilmente vedranno pure aumentati gli investimenti), da quelle locali a quelli nazionali senza dimenticare tutte quelle che operano nel settore delle infrastrutture e della salute. Da privilegiare anche tutte quelle imprese in grado di aumentare i prezzi di vendita ad un aumento dei costi di produzione.

A cura di Antonio Tognoli, Head of Research di Integrae Sim

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