Investimenti: ecco come generare income in Asia evitando la Cina

L’Asia rimane uno dei luoghi migliori in cui investire per ottenere income, anche se può essere fraintesa. A volte si pensa in termini di mercati emergenti, ma l’area Asia-Pacifico ex Giappone comprende economie sviluppate come Singapore, Taiwan, Corea del Sud e Australia. Il payout ratio della regione nel complesso è a un livello sano, prova del fatto che i manager delle aziende sono felici di condividere gli utili con gli azionisti”. Ad affermarlo è Jason Pidcock, Head of Strategy, Asian Income di Jupiter AM, che di seguito illustra la view nel dettaglio.

Nella strategia di income azionario asiatico, prediligiamo le grandi società ben gestite, con bilanci solidi, un buon potere di determinazione dei prezzi e la capacità e la volontà di pagare dividendi sani. Ciò contribuisce, a mio avviso, a ridurre il rischio. Queste società hanno un solido track record, sono liquide e hanno ulteriore spazio per crescere. Ci aspettiamo che siano resilienti in un contesto di tassi d’interesse più elevati.

Abbiamo sempre sottopesato la Cina e ora lo facciamo ancora di più. Preferiamo investire in democrazie, Paesi che hanno libertà di stampa e un sistema giudiziario indipendente, in modo che se il governo cercasse di cambiare le regole in modo arbitrario, le aziende hanno la possibilità di appellarsi ai tribunali. I rendimenti del mercato azionario cinese rispetto alla crescita del PIL sono stati pessimi e in ritardo rispetto a quelli degli Stati Uniti e dell’Australia.

La geopolitica è importante per i mercati e lo dimostra il modo in cui la Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina, sia stata ostracizzata dai governi e dai consumatori. Questo potrebbe essere un esempio di ciò che potrebbe accadere un giorno alla Cina. Crediamo che le aziende siano più caute nell’investire in Cina per motivi politici.

L’economia cinese è al momento della stesura sottoposta a enormi pressioni a causa dei lockdown per prevenire la diffusione del Covid-19. Non c’è modo di sapere quando la “politica zero covid” finirà. Potrebbe essere domani o nella seconda metà dell’anno o tra un anno. Un’ipotesi ragionevole, tuttavia, è che questa politica sia insostenibile nel lungo periodo a livello economico.

Riteniamo sensato mantenere un’esposizione indiretta alla Cina attraverso società e Paesi che prevediamo beneficeranno di una ripresa delle attività: Taiwan, Singapore, Corea del Sud e Australia sono tra questi. La strategia è sovrappesata sull’Australia, una delle poche economie che negli ultimi sei mesi ha registrato un aggiornamento positivo delle previsioni economiche per il 2022, nonostante l’ondata della variante Omicron e l’invasione russa dell’Ucraina. Ciò è legato alla gamma di hard e soft commodities, compresi i prodotti alimentari, che il Paese esporta e all’aumento dei prezzi del gas che ha migliorato i propri termini di scambio.

Non ci spaventa inoltre investire in settori che altri evitano. La principale partecipazione della strategia è una società di petrolio e gas, la seconda è una società mineraria e la terza è una società di tabacco Quest’anno, molti settori che i fondi con etichetta ESG escludono hanno registrato solide performance. Non ignoriamo i criteri ESG, ma non siamo costretti a evitare interi settori. Se un’azienda ha una buona governance, rispetta le leggi e fornisce beni o servizi di cui le persone hanno bisogno e che sono felici di acquistare, questo è ciò che conta per noi.

In termini di esposizione settoriale, la tecnologia ha rappresentato un settore che quest’anno non ha registrato performance molto positive. A un certo punto, quando le valutazioni saranno davvero interessanti, avrà senso aumentare l’esposizione. Non abbiamo particolare fretta di farlo, ma in Asia ci sono alcune grandi aziende tecnologiche.

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