Investimenti, l’inverno delle cripto

Benjamin Dean, Director, Digital Assets, WisdomTree

L’ecosistema degli asset digitali si trova oggi ad affrontare indiscutibilmente un nuovo “inverno delle criptovalute”: un lungo periodo di prezzi depressi. Allo stesso tempo, nel settore affluiscono quantità abnormi di capitale di rischio. Conciliare queste due realtà è difficile.

Il prezzo di bitcoin è sceso rispetto al picco storico, pari a circa 69.000USD nel novembre 2021, attestandosi oggi a 22.300USD, ossia un ribasso del 68% (al 14 giugno 2022). Questo movimento di mercato ricorda il drawdown del 2018, quando il prezzo di bitcoin è calato da poco meno di 20.000USD nel dicembre 2017 a 7.400USD nel giugno 2018.

L’ecosistema degli asset digitali in generale è passato da un picco di oltre 3 trilioni di dollari a meno di 1 trilione di dollari oggi. A titolo comparativo, nel periodo compreso tra il mese di dicembre 2017 e il mese di giugno 2018, il settore ha registrato una contrazione, passando da 850 milioni a 250 milioni di dollari, vale a dire un calo di oltre il 70%. Tutto il comparto mostra chiari segnali di contenimento dei costi. È di questa settimana la notizia che BlockFi, piattaforma di criptovalute per operatori istituzionali e retail, si appresta ad una riduzione d’organico pari al 20% degli addetti; mentre anche altri nomi importanti del settore avevano già reso noti tagli al personale e blocco delle assunzioni.

Negli ultimi sei mesi si sono verificati anche numerosi fallimenti su larga scala. Si è concluso l’esperimento “stablecoin” LUNA/UST, per insufficienza di garanzie. Al suo apice, ad inizio aprile di quest’anno, la criptovaluta LUNA era stata valutata per un equivalente di circa 41 miliardi di dollari USA. La rete è oggi sostanzialmente scomparsa. Un altro esempio è emerso questa settimana: la rete Celsius, che consente il prestito di criptovalute, ha sospeso i prelievi a causa di “condizioni di mercato estreme”. Tali sviluppi contrastano con il modo in cui il capitale di rischio viene distribuito nell’ecosistema.

Nel 2021 si sono verificati più investimenti di capitale di rischio nello spazio cripto/blockchain rispetto a tutti i sei anni precedenti messi insieme: 21 miliardi di dollari in totale. Nel primo trimestre del 2022 gli investimenti sono aumentati ancora, di altri 10 miliardi di dollari. Solo due settimane fa, Andreessen Horowitz, una società di venture capital, ha annunciato il successo ottenuto con una raccolta di 4,5 miliardi di dollari per il lancio di un nuovo fondo sul “web3” (lo slogan dell’azienda per gli asset cripto/blockchain).

Può essere istruttivo esaminare la destinazione di cui è oggetto questo flusso di capitali. Nell’ultimo semestre, una media di circa il 36% dei flussi ha interessato i token non fungibili (NFT) e il gaming. Al secondo posto, in termini percentuali, si colloca la finanza decentralizzata (DeFi), che ha attirato circa il 16% dei flussi. Dall’analisi di tali sviluppi emerge una dissonanza. Da un lato, l’outlook macroeconomico non potrebbe essere più pessimistico. Dall’altro, prima d’ora non sono mai stati previsti dei progetti su asset digitali con finanziamenti di simile portata. La strada potrebbe allungarsi di 12-18 mesi. Chi riuscirà a trovare modelli di business in grado di generare entrate – e attrarre utenti – creerà la prossima ondata di opportunità nello spazio degli asset digitali. Tuttavia, saranno molte le vittime lungo la strada, come già avvenuto in questo decennio di evoluzione degli asset digitali.

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