Investimenti: ecco come muoversi in scia alla Bce

La Commissione Europea sembra voler fare sul serio. Sono infatti diverse le dichiarazioni a favore dell’Unione e di difesa dell’euro. Occorre però che le buone intenzioni diventino anche buone azioni. L’effetto annuncio è importante, ma non basta.

Come sarà strutturato lo scudo antispread da circa 1.700 miliardi di euro e che potrebbe arrivare entro il 21 luglio prossimo (o prima se la situazione lo esige)?

Secondo le nostre aspettative, il nuovo meccanismo potrebbe essere un ibrido tra il PEPP, che non prevedeva condizioni e l’OMT di Draghi che al contrario poneva alcune condizioni anche attraverso l’ESM. Un piano non troppo stringente ma vincolato per esempio alle condizioni già in essere per il NGeu o che rispettino le condizioni della Commissione Europea. Sicuramente con un piano così congeniato sarebbe più agevole per la BCE proseguire lungo la normalizzazione monetaria.

Occorre però fare i conti con i falchi che spingeranno per condizionare l’intervento dello scudo solo a “reali” situazioni che mettano in pericolo il cammino dell’UE verso la stabilità finanziaria, escludendo interventi mirati a favore dei singoli Stati (anche qui occorrerà fare chiarezza, in particolare sulle reali situazioni di incertezza).

Il piano sembra configurarsi come una sorta di riedizione del “whatever it takes”, in cui la BCE rimarca con forza il proprio impegno nei confronti di tutti i paesi dell’Euro. Vedremo se anche questa volta funzionerà. Sicuramente la creazione di uno scudo che possa agire velocemente nelle situazioni di emergenza è una buona notizia per i mercati. E’ chiaro tuttavia che a breve dovranno essere definiti gli ambiti di intervento in modo che il messaggio di politica monetaria sia il più chiaro possibile e induca gli speculatori a desistere dal loro intento o quanto meno a limitarlo.

L’avvio dello scudo è tuttavia una condizione necessaria ma non sufficiente per garantire la normalizzazione della politica monetaria nel medio e lungo periodo. Occorre infatti un ripensamento complessivo degli interventi economici e politici dell’Europa che vada ad eliminare gli spread fra rendimenti all’interno di un sistema monetario comune. Spread che finiscono per penalizzare proprio quei paesi che viceversa dovrebbero essere sostenuti. Parliamo di eurobond, ma anche di patto di stabilità e crescita etc.

Per gli investimenti, partiamo dalle cose certe: non sappiamo dove saranno i tassi di interesse a fine settembre, ma sicuramente il loro livello sarà maggiore di quello attuale, così come non sappiamo quale sarà la crescita del PIL nel terzo e quarto trimestre, ma sicuramente con tassi di interesse più elevati è difficile che sia maggiore di quella attuale.

Quali sono quindi gli investimenti compatibili con il rischio attuale? La certezza è che il piano Next Generation Eu è partito e che dovrebbe privilegiare tutte quelle imprese che operano nel settore della digitalizzazione di prodotto e di processo, della cyber security, della trasmissione di dati su rete fissa o mobile. Ma anche tutte le imprese che operano nella rivoluzione verde (che probabilmente vedranno pure aumentati gli investimenti), da quelle locali a quelli nazionali senza dimenticare tutte quelle che operano nel settore delle infrastrutture e della salute.

A cura di Antonio Tognoli, Head of Research di Integrae Sim

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