Investimenti: prima e dopo la crisi. La view di Gam

La concomitanza di due crisi, ovvero la pandemia e il conflitto tra Russia e Ucraina, porterà a un cambiamento strutturale nel panorama degli investimenti. “Molti dei temi strutturali che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi 40 anni sono destinati a cambiare. Abbiamo identificato dieci temi che, a nostro giudizio, mostrano chiare differenze tra “prima” e “dopo” la crisi del 2020/2022”. Ad affermarlo è David Dowsett, Global Head of Investments di GAM Investments, che di seguito illistra nel dettaglio la view.

Il primo tema, nonché il più profondo e vasto, è che la politica economica non darà più priorità al rendimento del capitale bensì salvaguarderà il ritorno al lavoro. Durante la pandemia è emerso chiaramente il valore fondamentale dei lavoratori. Gli interventi politici per il Covid hanno dato priorità ai lavoratori essenziali rispetto a quelli della conoscenza. La pandemia ci ha ricordato che i lavoratori più importanti, coloro che fanno funzionare la nostra società, sono quelli all’interno delle nostre comunità locali.

Correlata a tale aspetto, la resilienza è diventata più importante dell’efficienza. Le catene di distribuzione globali just-in-time non appaiono più così efficaci quando il sistema sanitario non ha abbastanza scorte di dispositivi di protezione individuale. Una certa capacità inutilizzata e l’offerta eccedente sono una forma di protezione e diversificazione in caso di eventi imprevisti. I servizi locali essenziali non possono essere esternalizzati.

A seguito di tali sviluppi, oggi stiamo passando dalla deflazione all’inflazione. Per effetto dell’apertura della Cina e dell’ascesa delle economie di mercato in Europa dell’est, tra il 1991 e il 2018 la forza lavoro effettiva globale è più che raddoppiata. Tale shock è ormai alle nostre spalle. C’è ancora abbondanza di manodopera in Africa, dove non sembra però imminente l’adozione delle tecniche manifatturiere efficienti che hanno reso la Cina una forza deflazionistica. Con la regionalizzazione o nazionalizzazione delle catene di distribuzione, i lavoratori locali avranno più potere negoziale sui salari.

L’era della globalizzazione ha portato al culto della personalità dei presidenti delle banche centrali. Ma i tempi stanno cambiando. L’onnipotenza delle banche centrali probabilmente verrà sostituita dalla finanza decentralizzata. I concetti di “proof of work” (prova di lavoro) e “proof of stake” (prova di potere) sono tentativi validi di creare un registro digitale attraverso la tecnologia blockchain. Questi concetti acquisiranno popolarità tra chi è preoccupato per lo svilimento monetario e un potere eccessivo del governo. Quasi certamente anche i governi si lasceranno coinvolgere. Le valute digitali delle banche centrali saranno viste come uno strumento per ridurre l’eccessiva dipendenza dal dollaro nel sistema finanziario globale. Siamo solo alle fasi iniziali dell’innovazione finanziaria digitale.

Tutte queste forze che abbiamo citato contribuiranno al cambiamento delle nostre aspettative sulla durata del ciclo. Crediamo dunque che i cicli economici lunghi saranno sostituiti da cicli di boom e crisi. Quando aumentano i vincoli in termini delle risorse disponibili, aumenta l’importanza delle buone decisioni di politica monetaria e fiscale.Nel clima politico attuale così polarizzato può risultare difficile.

La transizione economica sarà accompagnata da una transizione geopolitica. La globalizzazione ha conosciuto eventi terribilmente violenti, come l’11 settembre e la crisi in Medio Oriente, ma i conflitti tra stati sono stati limitati. Tutte le principali economie sembravano trarne beneficio. Poi è suonata la sveglia. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha dimostrato, in tutta la sua brutalità, che le dispute territoriali in Europa non sono del tutto finite. La lotta per il potere e l’influenza in Asia è appena iniziata. La Cina sempre più sicura di sé potrebbe voler affermare anche la propria egemonia regionale. L’egemonia degli Stati Uniti verosimilmente sarà sostituita da un equilibrio di poteri a livello regionale. Gli investitori dovrebbero aspettarsi tensioni tra stati, con conseguenti incertezze per gli scambi commerciali e i flussi di capitale.

Oltre agli aspetti macroeconomici e geopolitici, il megatrend degli investimenti associato alla globalizzazione è stato una rivoluzione delle comunicazioni. I simboli della globalizzazione a livello aziendale sono le società che hanno sfruttato l’esplosione dell’informatica per mettere in collegamento le persone al fine di condividere informazioni e prodotti. Basti pensare all’ascesa dei titoli FAANG negli Stati Uniti, e di Baidu, Tencent e AliBaba in Cina. La rivoluzione delle comunicazioni, secondo noi, non finirà ma sarà sostituita, come megatrend degli investimenti, dalla rivoluzione della sostenibilità. La pandemia ha accentuato la sensazione di fragilità del nostro pianeta. La necessità di affrontare i cambiamenti climatici è la principale sfida tecnologica e la maggiore opportunità di investimento per il resto della nostra vita. L’imperativo della società civile, dei governi, della legge e sostanzialmente della nostra esistenza sarà quello di indirizzare gli investimenti globali verso tutte le forme di consumo ed energia rinnovabili. L’Occidente forse è ancora all’avanguardia in termini di stewardship attiva, ma gli sviluppi più interessanti a livello dei prodotti avverranno in Asia.

Le nostre vite cambieranno in modo diverso poiché la connettività delle persone sarà messa in ombra dalla connettività delle cose. Il potere di calcolo, una migliore copertura di rete e i progressi della robotica e dell’intelligenza artificiale consentiranno la convergenza del mondo digitale con quello fisico. Ciò porterà probabilmente a sviluppi che molti di noi non vedono (automatizzazione delle fabbriche) e altri che sono in grado di cambiare direttamente le nostre vite (sensori medici). I veicoli autonomi ci presentano una visione allettante del futuro.

Tutti questi cambiamenti richiedono un cambio di mentalità per prendere decisioni di investimento. Nel più lungo termine crediamo che le fonti di beta verranno sostituite dalla ricerca di alpha nelle strategie di investimento di successo. I rendimenti saranno meno direzionali e maggiormente differenziati. I gestori dovranno saper distinguere tra business model vincenti e perdenti, più che saper cavalcare l’onda globale della liquidità. La selezione dei gestori assumerà maggiore importanza.

Nei mercati più volatili e differenziati del futuro, la capacità di gestire la liquidità sarà più importante delle dimensioni. Siamo convinti che, per avere successo, i gestori degli investitori dovranno avere flessibilità e agilità. Le banche centrali non saranno più gli acquirenti impliciti d’ultima istanza. Crediamo che gli investitori dovranno sentirsi a proprio agio quando vogliono uscire da una posizione senza aiuto esterno. Essere il principale investitore in un asset class sarà probabilmente uno svantaggio più che un’arma usata per dettare le proprie condizioni.

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