Mercati, bond: i nuovi governativi e corporate sotto la lente

Dopo l’entusiasmante esperienza dell’ITForum a Rimini, un piccolo ritorno verso la normalità è passato anche dal rivedere oltre novemila persone in bicicletta sui passi della Maratona dles Dolomites, appuntamento sportivo-economico dove ogni partecipante ha potuto trovarsi fianco a fianco con l’amministratore delegato di Enel Starace o con il ministro Colao, e tanti altri industriali, impegnati in una fatica comune. L’unione tra primarie industrie internazionali e il turismo nella sua massima espressione, sono valori importanti per superare una fase difficile e devono essere letti come l’espressione della fiducia per la ripresa post pandemia, frenata sul nascere dalle ultime dolorose vicende in Europa.

Per i mercati è stato un giro di boa del primo semestre dell’anno, uno dei peggiori di sempre, dove tutti i settori ad eccezione di alcune commodities, hanno performato negativamente. Il paradosso generato con l’inizio di ripresa economica ed inflazione, è stato amplificato e modificato con l’invasione dell’Ucraina. Infatti se da un lato gli indici azionari, che sono sempre il primo termometro della situazione, sono partiti indeboliti dalla possibilità di rialzi dei tassi e poi colpiti a freddo dopo il 24 febbraio, abbiamo visto il paradosso di una crisi forte sul comparto obbligazionario che storicamente nelle fasi negative dei listini azionari, funge da paracadute nel cosidetto gergo borsistico “fly to quality”.

I prezzi dei titoli governativi a tripla A degli Stati Uniti e dei principali paesi dell’Eurozona, hanno subito perdite fino al 25% a seconda delle varie scadenze, con una volatilità esasperata; quest’ultima ancora più marcata nei corporate e finanziari.

Alcuni analisti hanno evidenziato che un indice indicativo in cui siano rappresentati i titoli governativi di tutto il mondo, abbia avuto in questo semestre il peggior rendimento dal 1865.

In un contesto di dollaro ai massimi degli ultimi anni, le materie prime hanno avuto l’unico trend positivo del semestre, soprattutto per la forte componente speculativa che si è scatenata dopo l’invasione dell’Ucraina, con prezzi del settore energetico totalmente fuori controllo a cui sono seguite le speculazioni sulle forniture alimentari che colpiscono grano, cereali ed altri prodotti sui mercati.

Le ultime sedute hanno però visto ancora l’incertezza sui mercati azionari e un po’ di recupero sui titoli governativi, con ridimensionamento dei rendimenti, per i timori di una fase recessiva più ampia e di conseguenza il potenziale sostegno delle banche centrali. Inoltre anche gli scambi sulle materie sono stati più “tranquilli” grazie anche alle riaperture dei porti cinesi con conseguente sblocco delle forniture di merci, una conseguenza è stata ad esempio il crollo del prezzo del cotone del 30% in pochi giorni dopo questa riapertura. Prepariamoci quindi ad un secondo semestre ancora molto incerto ma con la possibilità di recuperare qualche posizione.

Le obbligazioni governative sotto la lente

Sul fronte dei governativi quindi la settimana è stata tendenzialmente laterale con i rendimenti che si sono stabilizzati sui livelli raggiunti qualche giorno fa. Lo spread tra Btp e Bund sulla curva decennale rimane in area 190 con il nostro benchmark di riferimento intorno al 3,25%, ben al di sotto del 4,2% toccato a metà giugno. Anche i Treasury americani sono tornati sul decennale sotto il 3 per cento.

Non era una settimana di aste sui Btp e quindi sono stati altri paesi ad emettere, in particolare Francia e Spagna con incrementi di titoli già in circolazione con scadenze lunghe per Parigi dal 2032 fino all’Oat 2053; mentre Madrid ha si incrementato il lungo fino al 2052 ma ha inserito una tranche anche del Bonos luglio 2026.

La situazione dei mercati insieme alla festività del 4 luglio dove i mercati americani erano chiusi, ha limitato l’offerta di nuovi titoli corporate sul primario. Tra quelli di maggior interesse sul mercato troviamo l’Oesterreichische Kontrollbank, società al 100% controllata dalla Repubblica d’Austria, che ha collocato una nuova obbligazione sustainability con scadenza a 5 anni, il 13 luglio 2027. Prime indicazioni di rendimento in area 6 punti base sotto il tasso midswap, poi abbassato a -9 punti base. Nel dettaglio l’obbligazione (Isin XS2500414623) paga una cedola annua 1.50%, prezzo 99.924 e rendimento 1.516%, Ammontare 500 milioni di euro, lotto minimo 100mila euro con multipli di mille e rating Aa1/AA+.

I nuovi bond corporate sotto i riflettori

Banca Intesa sta collocando 300 milioni di euro di senior bond con scadenza nel 2025 e cedola fissata al 2.964%. Isin del titolo XS2500409037 e taglio minimo da 100mila euro con multipli di 100mila.

La banca statale Corporacion Andina de Fomento, che fornisce prestiti, operazioni di credito e fondi non rimborsabili per lo sviluppo delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie, energetiche e stradali, trasformazione produttiva e infrastrutture per la mobilità urbana in America Latina, ha emesso 500 milioni di euro con scadenza luglio 2027 con cedola del 2,375%. Taglio minimo da 100mila euro con multipli di mille e Isin XS2495583978.

La banca olandese BNG Bank, ha emesso un miliardo di euro con scadenza decennale al prezzo di 99,029. La banca gode di alto rating pari allo stesso paese essendo statale ed ha potuto strappare una cedola bassa per il periodo, fissata all’1,875%. Isin XS2500674887 e taglio minimo da 100mila con multipli di mille.

Phoenix Copper, la compagnia mineraria attiva nell’estrazione di rame, ha lanciato l’emissione di un bond con maxi-cedola per l’importo di 80 milioni di dollari. Il ricavato sarà destinato a ravvivare la produzione del progetto Empire nello stato americano dell’Idaho entro il 2024. Il titolo offre un interesse dell’ 8,50% lordo all’anno. Scade nel 2028-2032 ed offre la possibilità agli obbligazionisti di scommettere al rialzo nel lungo periodo sul prezzo del rame. Infatti, il bond con maxi-cedola offre lo 0,15% in più per ogni aumento della quotazione sopra i 3,60 dollari per libbra. Il cosidetto cap del tasso, ossia il livello massimo è stato fissato al 20 per cento.

A cura di Carlo Aloisio, senior broker

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