Asset allocation: il rallentamento sarà diverso tra Paesi. La view di Candriam

Con la fine del primo semestre del 2022, gli operatori di mercato continuano a fare i conti con revisioni al ribasso delle aspettative di crescita globale e con venti contrari significativi”. Parola di Nadège Dufossé, Global Head of Multi-Asset di Candriam, che di seguito spiega nel dettaglio l’affermazione.

Tuttavia, l’entità del rallentamento economico non è lo stessa ovunque, con una differenza particolarmente marcata tra i paesi emergenti importatori di materie prime e quelli esportatori.

In Cina nonostante le autorità locali siano attivamente incoraggiate ad accelerare la spesa per gli investimenti infrastrutturali, il PIL dovrebbe crescere di circa il 4% nel 2022.

Per quanto riguarda le economie degli Stati Uniti e dell’eurozona, l’inflazione rimane la sfida principale. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve (Fed) deve riuscire a rallentare sia la crescita economica portandola al di sotto del 2% entro la fine del 2022, sia a contenere l’inflazione. Anche se riteniamo probabile uno scenario di un atterraggio morbido, i rischi di un hard landing sono tutt’altro che trascurabili. Tuttavia, finché l’economia non mostrerà chiari segnali di rallentamento, la Fed non avrà altra scelta se non continuare a “premere il freno”.

Sull’altra sponda dell’Atlantico, la BCE deve affrontare un compito anche più delicato. Oltre a dover sostenere una crescita economica fragile, si trova ad affrontare anche un test di credibilità. La BCE deve convincere i mercati che le sue azioni non consentiranno agli spread sovrani di ampliarsi eccessivamente.

Nel primo semestre del 2022 le azioni e obbligazioni USA hanno registrato la peggiore performance osservata negli ultimi 50 anni (rispettivamente al -20,6% e -9,1% al 30/06/2022).

Gli improvvisi cali di mercato negli ultimi sei mesi sono dovuti principalmente a due shock inaspettati che hanno accelerato la fine del ciclo: l’invasione dell’Ucraina e i lockdown in Cina legati alla politica Zero Covid.

E adesso? La strada da percorrere resta molto difficile per le banche centrali. Per il momento stanno mantenendo la loro credibilità al costo di un irrigidimento molto rapido delle condizioni finanziarie. Nella politica monetaria non sono inevitabili “errori”, ma all’attuale ritmo di aspettative di stretta monetaria, la probabilità è alta.

Riteniamo che sia ancora prematuro assumere una posizione nettamente “Buy” sui mercati finanziari. Sebbene le valutazioni azionarie siano calate, gli utili societari hanno in realtà continuato a crescere, a giudicare dai risultati del primo trimestre del 2022. La crescita attesa degli utili è ancora troppo elevata per il 2022 e, a seconda dello scenario economico, prevediamo revisioni al ribasso di varia entità.

Nel 2022 ci aspettiamo inoltre di vedere divergenze regionali più marcate. Anche le azioni europee hanno risentito dell’aumento dei tassi d’interesse ma, a differenza delle azioni statunitensi, presentano un risk premium aggiuntivo.

Per il momento, la nostra allocazione rimane difensiva e posizionata per un rallentamento dell’economia, con un graduale rallentamento dell’inflazione a partire da quest’estate.

Per quanto riguarda le azioni, privilegiamo i settori difensivi come sanità e beni di prima necessità. I titoli tecnologici potrebbero essere sempre più interessanti in questo contesto, a causa di una forte correzione delle valutazioni e di un impatto più limitato delle pressioni inflazionistiche sui margini. Abbiamo inoltre gradualmente prolungato la nostra duration (in particolare sui titoli di Stato USA) e restiamo prudenti sul credito high yield, preferendo l’investment grade. Manteniamo inoltre i nostri portafogli ben diversificati e mitighiamo i rischi di ribasso attraverso esposizioni all’oro e a strategie alternative decorrelate.

Quali sono le prossime fasi?

Fino a quando non avremo maggiore visibilità, riteniamo che il mercato dovrà riconoscere il rallentamento dell’economia. Il mercato dei tassi d’interesse dovrebbe essere il primo a reagire anticipando un calo della crescita e una stabilizzazione, o addirittura un calo, delle aspettative sui tassi delle banche centrali. Questo movimento dovrebbe portare a una flessione dei tassi sovrani. In previsione, abbiamo chiuso la nostra posizione corta sulla duration, passandola a neutra e assunto una posizione positiva sulla duration sui tassi USA.

Il mercato azionario dovrebbe reagire in una seconda fase, in quanto ha bisogno che inizi la revisione al ribasso della crescita degli utili per riprendersi in modo sostenibile. Tuttavia, il movimento al ribasso dei tassi d’interesse dovrebbe fungere da catalizzatore per una nuova rotazione verso i titoli growth. In questo contesto, abbiamo recentemente aumentato la nostra esposizione a questa tipologia di titoli, in particolare attraverso il Nasdaq. Anche i temi a lungo termine dell’innovazione e della transizione energetica dovrebbero beneficiarne grazie al loro potere di determinazione dei prezzi, che consente di trasferire l’inflazione sui prezzi finali.

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