Mercati: Germania fuori dalla Top 100 market cap

Dalla scorsa settimana la Germania non ha più alcuna azienda nella lista delle Top 100 per capitalizzazione di mercato. L’azienda di maggior valore del Paese – SAP Labs – si trova infatti ora al 112° posto.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Sandeep Rao, Head of Research di Leverage Shares.

I fattori che hanno portato a questo risultato sono molteplici

In primo luogo, la ripresa post-pandemia ha visto la Germania in ritardo rispetto alle altre principali economie dell’Eurozona. In secondo luogo, il crollo dell’euro rispetto al dollaro americano ha avuto un impatto sulle valutazioni; infine, bisogna considerare l’instabilità della bilancia commerciale tedesca perfino all’interno dell’Eurozona, dove anche l’inflazione ha raggiunto livelli altissimi.

Nel corso dell’anno, infatti, le aspettative sull’inflazione a dieci anni in Germania sono aumentate rapidamente.

Un problema ulteriore per l’economia tedesca è la disponibilità di elettricità. Dopo aver chiuso le centrali nucleari e messo fuori servizio quelle a carbone, i governi tedeschi che si sono succeduti hanno puntato molto sulle energie rinnovabili, che però non soddisfano pienamente tutte le esigenze del Paese. L’unica alternativa percorribile era aumentare la dipendenza dalle centrali a gas dell’Eurozona e dell’Ucraina, mentre s’importava il gas dalla Russia.

Negli ultimi mesi, le misure adottate dall’Unione Europea contro la Federazione Russa a causa del conflitto in Ucraina e le misure di ritorsione russe (sia effettive sia solo minacciate) hanno fatto aumentare notevolmente, nella maggior parte dell’Eurozona, i prezzi dell’elettricità con consegna nel 2023, cioè l’anno in cui, secondo le stime dell’intelligence della NATO, la guerra in Ucraina finirà in un modo o nell’altro.

Se da un lato le misure statunitensi ed europee sono state adottate per limitare il flusso di entrate alle società russe per le esportazioni di energia, dall’altro la naturale contromisura da parte russa dovrebbe essere quella di limitare i flussi di energia verso questi Paesi. A partire dall’11 luglio, il gasdotto Nord Stream 1 di Gazprom verso l’Eurozona è stato chiuso per manutenzione e rimarrà tale per 10 giorni. Si prevede che il governo russo possa prolungare la chiusura o limitare il flusso di gas una volta terminato questo periodo.

Per quanto riguarda le importazioni di gas, i Paesi europei hanno due problemi fondamentali: in primo luogo, non ci sono abbastanza siti aperti per l’estrazione di gas naturale all’interno del loro territorio. In secondo luogo, considerato il gasdotto proveniente dalla Russia, non ci sono abbastanza terminali per ricevere il gas importato al di fuori della Russia. Di conseguenza, il divario tra il prezzo del gas in Europa e il prezzo del gas negli Stati Uniti (che hanno un buon numero di siti all’interno del loro territorio) si sta allargando sempre di più.

Non sorprende dunque che il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck abbia avvertito che il prossimo anno il Paese rischia un collasso in stile Lehman Brothers, mentre è già iniziato il razionamento dell’energia.

Infine, nell’ultimo mese, dato l’aumento dell’inflazione (sia attuale che prospettica), il consensus degli economisti sul rapporto PIL/crescita economica nel 2023 sia per gli Stati Uniti che per l’Europa è cambiato drasticamente.

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