Asset allocation, Giappone: la view di Comgest

Nell’ultimo anno e mezzo si è verificata una forte rotazione verso i settori value. Presupponendo che spirali inflazionistiche si possano diffondere anche in Giappone, i principali comparti dell’economia giapponese ad averne giovato sono stati il settore bancario e quello delle materie prime, notoriamente ritenuti essere delle coperture naturali contro l’inflazione.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Richard Kaye, gestore del fondo Comgest Growth Japan di Comgest.

Crediamo però che questa percezione sull’inflazione sia sbagliata. I dati ufficiali di marzo dell’IPC in Giappone sono stati pari all’1,2%, quindi ancora molto deboli. In più, il rally del settore bancario giapponese sembra esagerato considerando che le banche stanno registrando un calo dei volumi sui prestiti e un margine di interesse netto piatto o in calo.

A nostro avviso, i tre fattori che manterranno l’inflazione in Giappone molto più bassa rispetto al resto del G7 sono: la mancanza di inflazione salariale, l’inflazione dei prezzi delle case e la contrazione del mercato automobilistico. Il Giappone non ha avuto grandi disagi nel mercato del lavoro durante il Covid-19, a differenza delle economie occidentali. Altrove, invece, i Paesi hanno chiuso l’intera economia per un anno e hanno licenziato milioni di lavoratori.

Con le altre economie che escono dalle chiusure e riassumono il personale, la scarsità di manodopera sta aumentando, con conseguente inflazione salariale. Ma poiché il Giappone non ha chiuso i battenti, non c’è la stessa pressione per riassumere i ruoli lasciati liberi e quindi non c’è la stessa pressione al rialzo sui salari. Il calo demografico in Giappone indica che l’inflazione degli alloggi è un altro settore in cui il Giappone è in controtendenza rispetto ad altri paesi, poiché ci sono meno giovani che cercano di acquistare case. Infine, il Giappone ha un mercato automobilistico in calo, poiché sempre più persone si trasferiscono in città dove l’auto non è necessaria. Pertanto, i prezzi delle auto non esercitano una pressione al rialzo sui dati dell’inflazione come avviene altrove. Le restrizioni alla fornitura di auto nuove in altri Paesi, dovute a problemi connessi alla catena di approvvigionamento, hanno portato a un aumento dei prezzi delle auto nuove e usate, contribuendo ulteriormente all’aumento dell’inflazione. Ognuno di questi fattori, salari, case e automobili, distingue in modo significativo il Giappone da altri mercati e altre economie e sono la ragione per cui non abbiamo un aumento drammatico dell’inflazione.

Senza i livelli di inflazione sempre più elevati che si registrano in altri paesi del G7, i tassi giapponesi non dovranno aumentare come probabilmente faranno altri paesi. Questo è il motivo per cui la rotazione verso le banche nel mercato azionario giapponese è sbagliata.

 

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