Investimenti: ecco come gestire le probabilità di una recessione

Visto che le banche centrali negli Stati Uniti, in Europa, nel Regno Unito e in Cina hanno scelto strade diverse per controllare l’inflazione, la probabilità, le tempistiche e l’entità di una recessione saranno differenti in ciascuna di queste regioni. Dagli indicatori economici principali (LEI – Leading Economic Indicators) emerge che lo slancio economico sta svanendo in fretta; storicamente, quattro mesi consecutivi di flessioni per i suddetti indicatori rappresentano il preludio a una recessione.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Aneeka Gupta, Director, Macroeconomic Research e Pierre Debru, Head of Quantitative Research & Multi Asset Solutions, di WisdomTree.

I rischi di recessione appaiono maggiori in Europa rispetto a Stati Uniti e Cina

La guerra tra Russia e Ucraina ha aggravato la crisi energetica, favorendo l’aumento dell’inflazione a livello mondiale;  l’incertezza del conflitto e il calo della crescita del reddito reale stanno evidentemente causando ripercussioni per i consumatori in tutto il mondo. In Europa, data l’elevata dipendenza dalla Russia per l’approvvigionamento energetico, i rischi di recessione sono più alti. Dal momento che il conflitto non accenna a finire, prevediamo che l’aumento dei prezzi dell’energia eroderà il potere d’acquisto dei consumatori europei, con un ulteriore razionamento dei siti di produzione ad alta intensità energetica.

Le probabilità che in Europa si registri una recessione nei prossimi sei mesi sono salite al 50%. Sono previsti due trimestri consecutivi di crescita negativa a partire dalla seconda metà del 2022. La BCE accelererà presumibilmente il ritmo della stretta dei tassi, portando il tasso Refi all’1% prima della fine dell’anno. L’incombente recessione nell’Eurozona, unitamente ai dubbi sulla sostenibilità del debito, dovrebbe dissuadere la BCE dallo spingersi al di là della normalizzazione iniziale, mantenendo i tassi invariati nel 2023.

Negli Stati Uniti le attuali dinamiche economiche sembrano coerenti con la prospettiva di una recessione: mentre le buste paga di giugno sono arrivate a +372.000, superando le aspettative, l’inflazione statunitense è salita al 9,1%, con progressi generalizzati in quello stesso mese. I dati sull’inflazione indurranno i funzionari della Fed a mantenere una politica aggressiva per tenere la domanda sotto controllo, a dispetto della disoccupazione che rimane bassa (3,6%). Storicamente, quando l’inflazione trimestrale media supera il 5%, la probabilità di una recessione nei due anni successivi è maggiore del 60%, e quando il tasso di disoccupazione scende al di sotto del 4%, la probabilità di una recessione nei due anni successivi sfiora il 70%.

Con i rischi di recessione in aumento da un’economia all’altra, ma con tempistiche ed entità ancora incerte, gli investitori devono stare attenti nel gestire la propria allocazione azionaria. Nel caso di mercati incerti dove sono possibili scenari contraddittori, la costruzione del portafoglio ha un’importanza fondamentale. L’obiettivo dovrebbe essere quello di costruire portafogli versatili in grado di adattarsi a condizioni di mercato in rapida evoluzione e di mantenersi resilienti di fronte ad eventi imprevisti:  in altri termini, portafogli che, pur avendo un orientamento difensivo, possano anche partecipare ai rally di mercato.

Un asset asimmetrico oppure un asset valido per tutte le stagioni?

La maggior parte dei ribassi azionari (tutti?) sono bruschi e vengono scatenati da eventi imprevedibili. Gli investitori non possiedono la sfera di cristallo per predire quando sia il momento di passare agli asset difensivi, appena prima che si verifichi il ribasso. Perciò devono tenere conto della possibilità di continuare a investire in asset difensivi per lunghi periodi di tempo, in vista di eventuali shock; il costo di opportunità in tal caso potrebbe essere considerevole e varia molto da un asset all’altro. Per questo introduciamo un quadro dettagliato per definire gli asset difensivi “utili”,  che devono soddisfare 4 requisiti:

  • riduzione del rischio, ossia riduzione delle perdite, della volatilità, ecc.;
  • asimmetria dei rendimenti, vale a dire versatilità, capacità dell’asset di trarre vantaggio della prestazione di un attivo quando sale più di quanto non ne risenta quando l’attivo scende, nonché di ridurre il costo di opportunità;
  • diversificazione, ossia comportamento non correlato al resto del portafoglio e, in particolare, ai titoli azionari;
  • valutazione (un asset più conveniente comporta in genere margini inferiori di performance negativa e un minor crowding).

Per migliorare la versatilità di un portafoglio, è importante considerare tutti e 4 gli aspetti ai fini di potenziali investimenti.

La scelta giusta per un portafoglio azionario

Le azioni tradizionalmente difensive, come quelle a volatilità minima o le utilities, mostrano tipicamente una forte difensività sotto forma di bassa volatilità o di minori ribassi. Tuttavia, presentano anche limitate capacità di rialzo su mercati tendenzialmente in aumento. Ne consegue che stabilire con il giusto tempismo il momento di entrata e uscita per questa strategia è fondamentale per il loro successo, ma questo è ovviamente molto difficile. Fattori come Quality e High Dividend, al contrario, offrono un profilo di rischio e rendimento più bilanciato, consentendo una maggiore versatilità;  sono piuttosto difensivi, ma possono anche beneficiare delle fasi di rialzo in modo molto efficiente.

Crediamo che la strategia giusta basata sulla qualità sia la pietra angolare di un portafoglio azionario. Le aziende di alta qualità presentano un comportamento adatto a qualsiasi contesto, che potrebbe offrire un equilibrio tra la creazione di ricchezza nel lungo termine e la protezione contestuale del portafoglio durante le recessioni economiche. Con un investimento incentrato sulla qualità è possibile costruire portafogli resilienti per aiutare i risparmiatori intenzionati a creare ricchezza nel lungo termine e resistere alle tempeste inevitabili che si scatenano lungo il percorso; perciò il fattore qualità è un candidato ideale per un investimento strategico core di lungo periodo in titoli azionari.

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