Asset allocation: quattro elementi chiave per l’energy Usa

Negli ultimi 18 mesi è emersa in modo netto la natura altamente ciclica del settore energetico globale, sottolineando la sensibilità del settore al contesto macroeconomico, in particolare negli Stati Uniti, dove la domanda di energia si è ripresa più velocemente di quanto previsto, grazie al forte rimbalzo dell’attività economica dopo il rallentamento causato dalla pandemia”. A farlo notare è Gabe Solomon, Portfolio Manager, US Large‑Cap Value Equity Strategy di T. Rowe Price, che di seguito spiega nel dettaglio la propria view.

Nei primi cinque mesi del 2022, il settore dell’energia all’interno dell’indice S&P 500 ha registrato un progresso di quasi il 60%, di gran lunga la migliore performance del mercato azionario statunitense, mentre l’altro settore più performante (quello dei servizi di pubblica utilità) è salito di meno del 5% nell’anno. Dall’inverno del 2020, il peso del settore energetico all’interno dell’indice è passato da meno del 2% a quasi il 5% a fine maggio 2022. Essendo più che raddoppiata, la quantità di esposizione all’energia – e in quali settori – è diventata una considerazione fondamentale per chi investe nell’azionario a stelle e strisce.

Non tutte le società energetiche sono uguali

Gran parte del rally del settore energetico è stato determinato dall’impennata dei prezzi del greggio e del gas naturale. Tuttavia, è importante ricordare quanto siano diverse fra loro le società del settore energetico, che comprende multinazionali integrate, società di esplorazione e produzione, società di raffinazione, trasporto, attrezzature e servizi.

In termini di fonti energetiche, le prospettive per il gas naturale, ad esempio, sono a nostro avviso molto diverse da quelle del petrolio greggio. Riteniamo che il primo stia subendo disruption secolari e di lunga durata a causa del conflitto tra Ucraina e Russia, mentre il secondo rimarrà probabilmente influenzato da fattori di domanda e offerta a breve termine, in un contesto di continui aumenti di produttività.

L’impatto dell’aumento dei prezzi non si limita alle società energetiche

Il recente forte aumento dei prezzi del petrolio e del gas non è significativo solo per le aziende del settore energetico, ma modifica anche il panorama competitivo di molte aziende del mercato in generale. Ad esempio, nel settore dei materiali, alcune società statunitensi con un’esposizione operativa al gas naturale hanno beneficiato di costi di input più bassi rispetto ai loro concorrenti europei, in virtù del costo più basso della fornitura di gas naturale negli Stati Uniti. Più in generale, riteniamo che le società con importanti attività nel settore del gas naturale liquefatto, ad esempio alcune società di servizi statunitensi, potrebbero beneficiare di una crescita significativa in futuro, grazie al previsto aumento della domanda di gas naturale.

Trovare “più modi per vincere”

Puntiamo ad investire in società che dipendono meno da prezzi delle materie prime più elevati – o addirittura stabili – per ottenere rendimenti futuri. Guardando alla situazione attuale, ci aspettiamo che i prezzi del petrolio scendano dai livelli attuali e che il prezzo del gas naturale rimanga strutturalmente più alto. Tuttavia, è notoriamente difficile prevedere i livelli dei prezzi e la tempistica dei punti di svolta nei mercati delle materie prime. Di conseguenza, cerchiamo opportunità in cui il potenziale di sovraperformance non dipenda dai prezzi delle materie prime. Una gestione rigorosa, un’oculata allocazione del capitale e un bilancio solido sono alcuni degli elementi aggiuntivi che potrebbero contribuire alla sovraperformance della società.

Attivo e opportunista

All’inizio della pandemia, a metà del 2020, abbiamo colto l’opportunità di incrementare significativamente le nostre partecipazioni nel settore energetico, in un periodo di relativa debolezza. Siamo passati da una consistente sottoponderazione nel settore energetico ad una decisa sovraponderazione. Negli ultimi trimestri, tuttavia, abbiamo progressivamente ridotto questo sovrappeso, approfittando della forza del settore per ridurre la nostra esposizione al settore energetico. Al 31 maggio 2022, siamo sostanzialmente in linea con la ponderazione del benchmark comparativo (Russell 1000 Value Index), pari a circa l’8,4%. Scendendo più in dettaglio, il nostro portafoglio presenta una maggiore esposizione al gas naturale ed una minore esposizione al greggio rispetto al benchmark di riferimento. Investiamo in società che riteniamo in grado di offrire forti rendimenti agli azionisti in un intervallo relativamente ampio di prezzi delle materie prime.

Conclusioni

Il conflitto tra Ucraina e Russia continuerà probabilmente ad influenzare i prezzi dell’energia anche in futuro. Se le ostilità continuano e la guerra si protrae, le limitazioni dell’offerta manterranno la pressione al rialzo, in particolare sui prezzi del gas naturale. Si teme inoltre che l’aumento dei tassi d’interesse possa rallentare l’economia, fino a sfociare in una recessione, il che comporterebbe una significativa riduzione della domanda complessiva di energia. Alla luce delle incerte prospettive a breve termine, ci sentiamo di mantenere un’esposizione settoriale sostanzialmente in linea con il benchmark comparativo Russell 1000 Value, ma con un’inclinazione leggermente più difensiva grazie ad una minore esposizione diretta alle società petrolifere e del gas. Questo approccio è stato concepito per aiutare a gestire le criticità nel corso del ciclo di mercato e in un contesto di prezzi mutevoli.

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