Impact investing: ecco il potenziale in questa fase

L’insieme dei modelli di business con un potenziale di impatto è enorme. Si va dalle energie rinnovabili e dalle tecnologie che proteggono l’ecosistema marino alle applicazioni che promuovono la partecipazione alla vita economica dei gruppi svantaggiati nei Paesi emergenti.

In questo universo sono ammissibili prodotti e società che rispondono ad almeno uno degli obiettivi considerati sostenibili e non danneggiano in modo significativo nessuno degli altri, il cosiddetto approccio do no harm.

Crediamo però sia troppo vincolante concentrarsi esclusivamente su settori e modelli di business già classificati come sostenibili“. Parola di Andreas Nilsson, Head of Impact presso Golding Capital Partner, che di seguito spiega nei particolari la view.

La maggior parte delle società quotate in Borsa esisterà ancora tra dieci anni e quasi nessuna di esse opera oggi in modo sostenibile al cento per cento. Ma i benefici esterni per una società che persegue con determinazione la propria trasformazione ESG possono essere significativi, anche e soprattutto se proviene da un settore non considerato “pulito”.

Un possibile indicatore del fatto che una società sia sulla strada giusta può essere, ad esempio, legare la retribuzione del management a obiettivi ESG. Senza dimenticare che gli investitori possono anche utilizzare il proprio diritto di voto per indirizzare una società nella direzione desiderata.

Per l’investitore, oltre a ottenere un impatto desiderato, è probabile che un simile approccio produca anche un ritorno dal punto di vista finanziario. Presumibilmente, un orientamento credibile all’impatto si rifletterà in una maggiore valutazione di una società in futuro. Ciò non è dovuto solo al fatto che gli investitori stanno indirizzando sempre più capitali verso aree sostenibili e che la regolamentazione si sta sviluppando in questa direzione. Anche i crescenti rischi reputazionali e legali per le società che si rifiutano di cambiare avranno probabilmente un impatto sui multipli.

Nel settore obbligazionario, questo sviluppo può già essere chiaramente osservato: i green bond e le obbligazioni sostenibili possono essere collocati a condizioni migliori rispetto a titoli convenzionali e il costo del capitale è più basso. Le agenzie di rating, infine, ora tengono conto anche dei criteri ESG, che si riflettono nei loro giudizi.

Per l’investitore, quindi, la domanda principale dovrebbe essere se una società ha un posto in un mondo futuro sostenibile o se sta addirittura accelerando il percorso in questa direzione.

A nostro avviso, sono sopravvalutati i requisiti aggiuntivi per la due diligence sull’impatto e i costi associati. Indubbiamente, gli investitori devono investire in conoscenze e costruire competenze ESG. È inoltre necessario prendere in considerazione ulteriori fattori di rischio. Ma il lavoro di analisi vero e proprio rimane lo stesso. E osserviamo che gli investitori devono comunque includere sempre più spesso le questioni ESG nelle proprie analisi, perché queste creano anche e soprattutto rischi crescenti negli investimenti meno sostenibili.

La pandemia ha dato ulteriore impulso al tema dell’impact investing, aumentando la consapevolezza sulla vulnerabilità del nostro sistema economico. Ciò solleva anche la questione dello scopo che il settore finanziario serve e dovrebbe servire.

Si prevede che l’impact investing, in quanto forma più pura di investimento sostenibile, continuerà a crescere molto più velocemente rispetto al mercato complessivo e si concentrerà sempre di più come segmento. Ciò è dovuto alla crescente pressione della domanda, all’aumento dei rischi per società e investitori che ancora resistono alla tendenza ESG e al quadro normativo emergente.

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