Ogni anno vengono prodotti circa 100 miliardi di capi di abbigliamento, 14 per ogni persona sul pianeta. Circa il 20% rimane invenduto. Meno dell’1% viene riciclato in nuovi capi di abbigliamento e il settore è responsabile di circa il 2-8% delle emissioni globali di gas serra. A voler essere realisti, è necessario produrre molto meno perché le persone possano ancora permettersi di vestirsi. Quindi, se da un lato è innegabile che la moda apporti gioia e sia un modo di esprimersi per milioni di persone in tutto il mondo, dall’altro l’industria della moda ha anche un forte impatto sociale e ambientale. In sintesi, la situazione è piuttosto critica e un cambiamento è necessario ormai da tempo. Riteniamo che il passaggio a modelli di business più sostenibili e circolari richieda alle aziende di ripensare le modalità di produzione e utilizzo degli abiti. L’industria della moda crea una grande quantità di rifiuti per diverse ragioni, tra cui l’uso di materiali di bassa qualità e il continuo cambiamento delle preferenze dei consumatori.
Garantire la tracciabilità, l’autenticità e la trasparenza
L’adozione di passaporti digitali dei prodotti, riconosciuti a livello internazionale, sarà fondamentale per migliorare la trasparenza e aumentare la circolarità nel settore della moda nei prossimi anni. L’obiettivo dei passaporti digitali dei prodotti è quello di registrare, elaborare e condividere per via elettronica le informazioni relative ai prodotti tra le aziende della filiera, le autorità e i consumatori. I vantaggi attesi dall’adozione su larga scala dei passaporti digitali dei prodotti sono duplici: maggiore trasparenza per le aziende della filiera nonchè per i consumatori e maggiore efficienza in termini di scambio delle informazioni.
La crescente integrazione verticale tra i principali marchi globali sta spingendo la domanda di digitalizzazione delle funzioni aziendali e delle informazioni sui prodotti. Il report State of Fashion 2022 di McKinsey ha rilevato l’emergere di quattro casi di applicazione efficace per il passaporto digitale dei prodotti: tracciabilità dei materiali e delle catene di fornitura dei prodotti; protezione dalle contraffazioni; trasparenza del ciclo di vita e dell’impatto ambientale dei prodotti; connessione a esperienze e contenuti digitali. Inoltre, iniziative come l’European Data Space for Smart Circular Applications della Commissione Europea, l’appello dell’American Apparel and Footwear Association alla digitalizzazione dell’abbigliamento e la battaglia del China Certification and Inspection Group contro la contraffazione stanno aumentando la pressione sull’industria della moda affinché adotti alcuni protocolli di passaporto digitale dei prodotti ampiamente riconosciuti.
Fibre sostenibili e riciclate
Chiudere il cerchio: anche se non esiste un modo semplice per ridurre la considerevole impronta ambientale della moda, la sostituzione di poliestere e cotone vergini con alternative riciclate rappresenterebbe un importante passo nella giusta direzione. A partire dal 2018, 130 firmatari della Carta dell’ONU dell’industria della moda a favore del clima si sono impegnati a raggiungere l’azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2050. Ciò richiederà l’adozione su larga scala di materiali di provenienza responsabile e di materiali riciclati. Attualmente, la produzione di materiali e la preparazione e lavorazione di filati e tessuti sono responsabili di circa due terzi di tutte le emissioni di gas serra del ciclo di vita di abbigliamento e calzature.
I due materiali più utilizzati nell’industria della moda – poliestere e cotone – comportano una serie di problemi dal punto di vista della sostenibilità. Il poliestere è economico, versatile e affidabile, caratteristiche che lo hanno portato a diventare la fibra di gran lunga più utilizzata al mondo: nel 2021 rappresentava circa il 58% della produzione globale di fibre. Prodotto a partire da combustibili fossili e spesso mescolato con altre fibre, il poliestere vergine richiede molte risorse ed è difficile da riciclare. Anche il cotone, la seconda fibra più utilizzata nella moda, che rappresenterà circa il 24% del mercato globale delle fibre nel 2020, è oggetto di controversie. È tra le colture più bisognose d’acqua, in quanto richiede circa 2.700 litri d’acqua (acqua potabile sufficiente per una persona per 900 giorni) per produrre una quantità di cotone sufficiente a confezionare una sola maglietta.
Opportunità di investimento nelle imprese di riciclaggio
Secondo una ricerca dell’ente industriale Global Fashion Agenda, se si superassero le barriere dovute a economie di scala, il riciclo dei tessuti potrebbe creare opportunità da 100 miliardi di dollari entro il 2030. Riteniamo che le opportunità di crescita a lungo termine più interessanti siano quelle delle aziende che si occupano di riciclo da tessuto a tessuto (closed-loop), in cui gli scarti tessili vengono riciclati in nuovi capi di abbigliamento in modo che i materiali rimangano in circolazione costante. Dal punto di vista della sostenibilità, preferiamo questo approccio a quello del riciclo a ciclo aperto, in cui un prodotto, come le bottiglie in PET, viene riciclato in prodotti diversi, comprese le fibre per l’abbigliamento, prima di finire in discarica. Tuttavia, il riciclaggio a ciclo chiuso rimane oggi su scala ridotta e anche costoso. Nel caso del poliestere, ad esempio, 7,6 punti percentuali dell’8,1% di produzione di fibre provenienti da fonti riciclate nel 2020 provengono da bottiglie di plastica e non da tessuti riciclati.
Nei prossimi anni prevediamo ulteriori investimenti nelle infrastrutture necessarie per il riciclo dei materiali, con conseguente aumento della diffusione di diverse tecnologie di riciclo a ciclo chiuso e aperto, tra cui il riciclo meccanico da fibra a fibra, il riciclo rigenerativo della cellulosa, il riciclo rigenerativo di materiali sintetici, il riciclo termomeccanico di materiali sintetici e il riciclo rigenerativo misto. Sebbene lo sviluppo di tali tecnologie rappresenti un passo nella giusta direzione, l’impatto ambientale complessivo del riciclo è complesso e, talvolta, sono necessarie maggiori energie e risorse per riciclare un prodotto piuttosto che per produrlo ex novo. Inoltre, un maggiore utilizzo di materiale riciclato potrebbe portare a una riduzione del senso di colpa dei consumatori, con conseguente aumento dei consumi, motivo per cui sarà fondamentale esaminare ogni tecnologia di riciclaggio separatamente.