Mercati, Italia: Pil rivisto al rialzo, ma resta il rischio recessione

L’Istat ha comunicato che nel secondo trimestre del 2022 il PIL destagionalizzato italiano è aumentato dell’1,1% su base trimestrale (rispetto alla stima preliminare dell’1%) e del 6,3% su base annua. Ciò conferma che nel 2° trimestre del 2022 il PIL italiano è tornato ai livelli pre-Covid. Il lato dell’offerta ha confermato una solida crescita del valore aggiunto sia nell’industria che nei servizi, ma una contrazione nell’agricoltura.

I consumi privati sono stati il driver principale

La parte più interessante del comunicato odierno è la scomposizione delle componenti di domanda, non disponibile al momento della stima preliminare. Questa mostra che il principale motore della forte crescita del PIL dell’1,1% sono stati i consumi privati (contributo dell’1,5%), seguiti a distanza dagli investimenti fissi lordi (contributo dello 0,4%), mentre la spesa pubblica (contributo del -0,2%), le scorte (contributo del -0,3%) e le esportazioni nette (contributo del -0,2%) hanno agito da freno.

Cosa c’è dietro una così forte ripresa dei consumi?

Molto probabilmente il dispiegarsi di un effetto riapertura, coinciso con la rimozione degli ultimi vincoli legati alla pandemia di Covid. Ciò si è tradotto in una ripresa dei consumi sia di beni (come suggerito dalle solide vendite al dettaglio) sia di servizi, questi ultimi probabilmente favoriti da una buona ripresa dei flussi turistici nazionali e internazionali. Ciò è avvenuto nonostante la forte accelerazione dell’inflazione al consumo, che ha esercitato una pressione crescente sui redditi disponibili reali e che probabilmente sarà decisiva nel corso del 2° semestre del 2022.

Recessione nel 4° trimestre

La domanda che ci si pone ora è fino a che punto questa situazione possa continuare. Riteniamo che i buoni risultati del secondo trimestre non saranno confermati e che un forte rallentamento inizierà già nel 3T22, prima di una recessione nel 4T22. Per quanto riguarda il terzo trimestre, prevediamo ancora che una contrazione del PIL possa essere evitata, sia pur di poco. L’aneddotica indica il proseguimento della forte stagione turistica per tutta l’estate, con dati solidi sul mercato del lavoro (il tasso di disoccupazione è sceso al 7,9% a luglio, quando l’occupazione si è contratta solo marginalmente) che aiutano temporaneamente le famiglie a resistere allo shock inflazionistico. Tuttavia, i dati sulla fiducia delle imprese durante l’estate hanno chiaramente indicato un continuo deterioramento, più marcato nel settore manifatturiero. L’industria sarà probabilmente un freno alla crescita nel 3° trimestre, lasciando ai servizi l’onere della crescita. Più avanti, poiché l’effetto di riapertura svanirà, con un’inflazione destinata a rimanere vicina ai livelli attuali fino alla fine dell’anno, ci aspettiamo che i consumi si trasformino in un freno alla crescita già nel 4T22, causando una contrazione del PIL.

Dopo la pubblicazione di oggi, la crescita del PIL acquisita del 2022 è del 3,5%. Confermiamo la nostra previsione di crescita media del PIL al 3,3% nel 2022 e prevediamo un forte rallentamento allo 0,2% nel 2023.

A cura di Paolo Pezzoli, Senior Economist di ING

 

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