Al sondaggio, svolto da CFA Society Italy presso i suoi soci tra il 22 ed il 31 agosto 2022, hanno partecipato 31 intervistati. Il 71% circa dei partecipanti ritiene negativa la situazione attuale dell’economia Italiana ed il 29% vede l’economia italiana in una condizione stabile.
In termini di aspettative sui prossimi sei mesi, il 6,5% degli intervistati prevede un miglioramento delle condizioni macroeconomiche (-1% rispetto al mese scorso), il 16,1% stima condizioni invariate (+5% rispetto al sondaggio pubblicato ad inizio agosto) ed il 77,4% prevede un peggioramento (-4,1% rispetto al mese scorso). La differenza tra coloro che risultano ottimisti sulle prospettive dell’economia italiana, rispetto ai pessimisti è pari a -71, un valore che rappresenta il “CFA Society Italy Sentiment Index” per il mese di settembre 2022. Il dato sale di circa 3 punti dalla precedente rilevazione, mantenendosi attorno ai valori minimi della serie storica pubblicata da gennaio 2015.
Rimangono negative anche le view sul prossimo semestre per l’Eurozona e per gli Stati Uniti, sebbene su livelli lievemente superiori rispetto a quelli di inizio agosto.
La maggioranza degli intervistati ritiene che l’inflazione si manterrà stabile sugli attuali livelli in Italia ed in Eurozona mentre il 63% si attende un’inflazione in discesa negli USA.
Sulla scia della dichiarazione delle banche centrali, permangono le previsioni per un incremento dei tassi di interesse, sia sulle scadenze a breve che a lunga della curva dei rendimenti: in particolare per l’Italia, le percentuali di coloro che prevedono aumenti dei tassi è superiore rispetto alle altre aree geografiche.
Sui mercati azionari italiano ed europeo, gli intervistati tornano ad essere negativi sulle performance dei prossimi mesi, mentre gli stessi sono equidistribuiti sui possibili scenari per la borsa USA.
Sulle valute i professionisti finanziari prevedono un ulteriore rialzo del dollaro USA ed un apprezzamento dello yen giapponese dagli attuali livelli.
Infine, sul petrolio, la maggioranza degli intervistati (circa il 46%) propende per una previsione di un ribasso dei corsi dagli attuali livelli.