Mercati: le utility italiane più a rischio con i price cap sull’energia

L’UE conferma un percorso in due tappe che riguardano misure di emergenza per ridurre i prezzi dell’energia (immediato) e rivedere il mercato dell’energia (a inizio 2023).

Nel dettaglio, secondo Il Sole 24 Ore, si starebbe lavorando su un price cap wholesale del gas in Europa e al prezzo del gas importato dalla Russia. Inoltre, verrebbe introdotto un cap anche ai prezzi delle renewables, nucleare e carbone che dovrebbe però sostituire altre misure nazionali (cap a 68 euro per mwh introdotto in Italia nel 2022 e primo semestre del 2023).

La Russia ha reagito annunciando la chiusura dell’offerta di gas dal Nord Stream 1 per manutenzioni, senza limiti di tempo.

Nel weekend c’è stato inoltre l’annuncio da parte della Svezia di un pacchetto di crediti governativi fino a 23 mld per evitare problemi di default da parte di operatori del settore. Anche la Finlandia ha proposto un pacchetto di garanzie da 10 mld alle società del settore. Dall’altro lato la Germania introdurrà una windfall tax sui produttori di energia elettrica per finanziare un pacchetto di aiuti a clienti retail e industriali da 65 mld.

Secondo il Financial Times, inoltre, altri Paesi EU potrebbero seguire quello che ha fatto la Svezia per i problemi che potrebbero sorgere nel settore. Il rischio per la chiusura dei flussi sul Nord Stream 1 è di innescare un forte aumento dei prezzi dell’energia.

Le utility italiane più a rischio

Nel settore utilities, secondo gli analisti di Equita, le società a maggior rischio sono quelle esposte ai rischi legati per i margin calls sui derivati dei contratti di fornitura gas (esposizioni non note), alle forniture di gas ai clienti finali e all’acquisto di gas per le centrali CCGT, cioè Enel, A2a, Iren ed Hera. In misura minore anche Acea (bassa esposizione ai clienti gas).

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