Investimenti, obbligazioni: attenzione alla divergenza tra inflazione EU e Usa

Cominciano a emergere i primi segnali di divergenza tra le traiettorie d’inflazione negli Stati Uniti e in Europa. In quest’ottica, il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan AM analizza gli effetti che questo scenario potrebbe avere sulle prospettive di crescita e sugli investimenti obbligazionari nelle due regioni.

Fondamentali

Di recente, i dati macroeconomici hanno mostrato i primi segnali di divergenza tra Stati Uniti ed Eurozona. Negli Stati Uniti, l’indice generale dei prezzi al consumo (IPC) di luglio, su base annua, è stato inferiore alle attese (8,5%), segnalando il primo ribasso inaspettato dell’inflazione da gennaio 2021. Nonostante i toni decisi del discorso pronunciato dal presidente della Federal Reserve (Fed), Powell, in occasione del recente simposio di Jackson Hole – in cui ha sottolineato che non basta certamente un dato incoraggiante sul carovita per arrestare il rialzo dei tassi – sembra che l’inflazione statunitense sia riuscita a spingere le sue componenti più persistenti (salari e abitazioni) verso un trend ribassista. Di fatto, malgrado Powell abbia ribadito che il rigore monetario permarrà per domare l’inflazione, la fiducia in un atterraggio morbido degli Stati Uniti è aumentata, vista la tenuta del mercato del lavoro. Nell’ultimo rapporto statunitense JOLTS (Job Openings and Labor Turnover Survey), il numero di posti vacanti è inaspettatamente cresciuto, a testimonianza della congiuntura favorevole del mercato del lavoro.

Nell’Eurozona, invece, l’inflazione è salita al 9,1% in agosto, il livello più alto dalla creazione della moneta unica. Inoltre, sono aumentati i rischi di un rallentamento della crescita innescato dal problema della sicurezza energetica (o, meglio, della mancanza di sicurezza) dell’Europa. Nonostante il leggero calo, i prezzi del gas sono ancora 15 volte più alti di quelli del 2020. La tattica russa dell’ambiguità strategica nelle forniture di gas accentuerà i timori di una recessione praticamente certa in Europa. Le ripercussioni si faranno sentire nei settori energivori, ad esempio quello chimico e nella minore spesa per beni voluttuari, visto che le famiglie destineranno maggiori risorse al riscaldamento. Di conseguenza, la fiducia dei consumatori europei continua a calare e sono probabili misure di allentamento delle politiche di bilancio a sostegno dei consumi energetici.

Primi segnali di sganciamento delle traiettorie di inflazione negli Stati Uniti e nell’Eurozona

Fonte: Bloomberg. Eurozona: Indice armonizzato core dei prezzi al consumo (IPCA); Stati Uniti: indice dei prezzi al consumo (IPC). A/A = su base annua Dati al 31 agosto 2022

Valutazioni quantitative

Nel mese di agosto abbiamo assistito ad una generalizzata ondata di vendite dei titoli di Stato: con il rendimento dei Treasury decennali statunitensi in salita di 41 punti base (pb), al 3,06%, e di 63 pb, all’1,45%, per gli omologhi tedeschi. Tuttavia, i tassi praticati dalle Banche Centrali differiscono tra le due regioni, segnalando un andamento asimmetrico dei rischi di recessione. Negli Stati Uniti, la determinazione delle dichiarazioni di Powell sull’inflazione ha confermato le attuali aspettative di mercato: una serie di rialzi dell’ordine di 75 pb, 50 pb, 50 pb per i restanti mesi dell’anno. In Europa, però, il mercato non sembra disposto a scontare una traiettoria molto aggressiva dei rialzi dei tassi, temendo che possa accentuare il rallentamento della crescita in un contesto macroeconomico già di per sé difficile. Va, inoltre, ricordato che la Banca Centrale Europea (BCE) ha mantenuto i tassi invariati per 11 anni, fino a luglio scorso. Tuttavia, riteniamo che nei prossimi mesi i timori di un’inflazione galoppante nella regione creeranno pressioni al rialzo sui rendimenti dei titoli di Stato europei. (Tutti i dati sono aggiornati al 31 agosto 2022).

Fattori tecnici

La domanda aggregata di reddito fisso continua a essere bassa rispetto ai valori storici e le recenti indagini sui posizionamenti indicano che nella maggior parte dei Mercati Sviluppati gli investitori sono corti direzionalmente sulla duration in modo più significativo rispetto a inizio estate, ma meno di quanto non lo fossero nei primi mesi del 2022. Fintantoché le Banche Centrali continueranno a intervenire per innalzare i tassi, il posizionamento sul segmento a breve della curva sarà il terreno di gioco preferito. Tuttavia, queste posizioni sono detenute con scarsa convinzione, data la minore presenza di operatori di mercato nel mese di agosto e le difficoltà che ha incontrato il dibattito “inflazione o crescita”, soprattutto in Europa.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Mentre gli investitori obbligazionari possono trovare conforto nelle crescenti aspettative di una Fed in grado di pilotare un atterraggio morbido per l’economia statunitense, lo stesso non vale per l’Europa. Le incertezze che incombono sul fronte macroeconomico, in un contesto di rallentamento della crescita, ostacolano il tentativo della BCE di arginare un’inflazione che ha raggiunto massimi storici. Sebbene, in precedenza, i portafogli possano avere privilegiato una duration lunga nei titoli core europei, date le deboli prospettive di crescita, passare ad un posizionamento di duration europea in sottopeso, orientandoci verso posizioni che riflettano l’idea di appiattimento della curva dei rendimenti, in quanto riteniamo che il rigore monetario perdurerà più di quanto il mercato al momento non preveda.

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