Investimenti, recessione: non tutto il male viene per nuocere

Il rischio di recessione è ancora elevato, ma probabilmente è leggermente diminuito. Siamo propensi a pensare che il rischio di recessione degli Stati Uniti entro la fine del 2023 sia sceso dall’80% circa al 70%. Il rischio rimane più elevato (e la prospettiva di recessione ancora più profonda) nel Regno Unito e nell’Eurozona“. Ad affermarlo è Eric Lascelles, Chief Economist di RBC Global AM, che di seguito illustra nei particolari la propria view.

Siamo inoltre sempre più convinti che un’eventuale recessione negli Stati Uniti potrebbe essere leggermente più lieve di quanto previsto in precedenza. In precedenza abbiamo parlato di una recessione americana di media entità, con una riduzione della produzione reale di circa il 2,5%. In effetti, questa è la profondità media del calo da picco a picco delle recessioni statunitensi dal 1948. Escludendo la recessione pandemica, incredibilmente drastica (oltre che artificiale e breve) dell’inizio del 2020, la recessione media degli Stati Uniti ha registrato un calo del PIL dell’1,8%, che sembra ora molto probabile.

La probabilità di recessione, e la sua probabile profondità, si sono progressivamente ridotte grazie a diversi fattori positivi occorsi ultimamente per l’economia globale.

In primis, l’inflazione ha iniziato a scendere. L’inflazione elevata ha rappresentato un vento contrario per l’’economia sia direttamente, in quanto i consumatori e le imprese riducono le spese a causa della diminuzione del potere d’acquisto, sia indirettamente, in quanto l’inflazione elevata rende necessaria una stretta monetaria aggressiva. Per evidenziare il cambiamento, basti pensare al prezzo del petrolio West Texas Intermediate. L’8 marzo scorso il barile di petrolio ha raggiunto un picco di 124 dollari; da allora è sceso fino agli 87 dollari di fine agosto. Questo rappresenta un risparmio significativo per chi fa il pieno di benzina; tuttavia, il petrolio è ancora molto più costoso rispetto alla media del 2021 di 68 dollari.

Il secondo fattore è rappresentato dal fatto che le condizioni finanziarie si sono leggermente allentate. I rendimenti obbligazionari sono diminuiti recentemente a causa del ridimensionamento dei timori di inflazione e delle aspettative delle banche centrali, nonché delle aspettative di recessione. Anche il mercato azionario e altri asset di rischio hanno registrato una parziale ripresa.

Inoltre, le catene di approvvigionamento sono migliorate in modo incrementale: sembra ragionevole aspettarsi ulteriori miglioramenti man mano che i punti critici vengono risolti.

Infine, la situazione economica della Cina, pur essendo ancora difficile e precaria, potrebbe non essere così problematica come lo era qualche mese fa, quando sembrava che vaste aree del Paese avrebbero dovuto essere ripetutamente sottoposte a lockdown in risposta ai focolai di COVID-19. Dei quattro fattori, questo è quello che sta migliorando con meno rapidità.

I miglioramenti di questi quattro fattori non sono sufficienti a giustificare un atterraggio morbido come scenario economico di base. Tuttavia, se dovessero continuare a registrare ampi miglioramenti, tale scenario diventerebbe sempre più possibile.

La tendenza economica generale rimane quella di un graduale indebolimento dell’attività. Tuttavia, di recente ci sono state alcune eccezioni degne di nota. Le richieste di sussidi per i disoccupati sono diminuite nell’ultima settimana, e la misura del sentiment dei consumatori dell’Università del Michigan, da tempo (e, francamente, ancora) molto bassa, è aumentata leggermente in agosto.

Il lato positivo della recessione

In passato abbiamo sostenuto che una recessione in questo contesto non è la cosa peggiore del mondo, poiché può contribuire a evitare che l’inflazione elevata diventi strutturale, un risultato necessario se si vuole che il tenore di vita continui a crescere in modo significativo nel prossimo decennio.

Oltre a rappresentare un’opportunità per gli investitori più accorti, una recessione potrebbe anche contribuire a eliminare altri problemi, tre in particolare.

Il primo è che l’attività economica, in particolare il mercato del lavoro, si sta surriscaldando in una misura quasi senza precedenti. Non può continuare su questa strada all’infinito, e ritardare qualsiasi sforzo per normalizzare l’economia potrebbe portare a una flessione peggiore in seguito. Raffreddare ora l’economia attraverso una recessione lieve o media potrebbe essere la strada meno dolorosa.

In secondo luogo, il surplus di abitazioni aveva raggiunto proporzioni preoccupanti prima che i tassi di interesse cominciassero a salire. Una recessione adeguata aiuterebbe a ridimensionare il mercato immobiliare, ripristinando una certa misura di accessibilità economica per le generazioni future.

Infine, i tassi d’interesse bassissimi e i tassi d’interesse negativi stavano iniziando a causare danni significativi attraverso incentivi distorti. Un aumento dei tassi e dei tassi di interesse è probabilmente utile se elimina queste distorsioni, anche se l’aggiustamento iniziale si traduce in una breve recessione.

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