Investimenti: come muoversi tra Banche Centrali e un nuovo ordine mondiale

Orami ci siamo. Domani Powell dirà se l’inflazione spaventa così tanto la FED da aumentare i tassi di 100 punti base, ben sapendo che l’effetto Volcker è dietro l’angolo, nonostante i dati della disoccupazione siano (o sembrino) positivi, pur inquadrati in una flessione secolare di partecipazione al lavoro.

Come noto, Powell guarda soprattutto alla crescita dei prezzi core che in agosto è raddoppiata rispetto a luglio (0,6% dallo 0,3%), indice questo che segnala un’inflazione orami infiltrata in tutta l’economia.

In altre parole, aumentano le possibilità che l’economia USA sperimenti un hard landing. Secondo un sondaggio del FT, la FED è determinata a portare velocemente i tassi di riferimento sopra il 4% (ora siamo al 2,25-2,5%) mantenendoli poi fermi per tutto il 2023.

Diversamente da quanto suggeriscono i mercati, che vedono una flessione dei tassi nel 2023 per risollevare l’economia dalla recessione, la stretta potrebbe invece essere persistente anche di fronte ad un rallentamento economico maggiore del previsto. Del resto, il 29 agosto scorso Powell è stato piuttosto chiaro, sostenendo che fino a quando la FED non sarà sicura che l’inflazione è sotto controllo, i tassi saranno alzati anche se questo causerà un certo dolore a famiglie e imprese.

Segnali decisamente da falco arrivano anche dall’Europa, dove il 27 ottobre prossimo la Lagarde è attesa alzare i tassi di 75 punti base. Nel frattempo il presidente della Buba, come riporta Bloomberg, torna a chiedere alla BCE rialzi importanti. Se la tendenza al rialzo dei prezzi continua con lo stesso vigore visto fino ad oggi, un aumento dei tassi di interesse deve seguire, come già concordato nel Consiglio direttivo, ha sostenuto Nagel.

I mercati come hanno elaborato lo scenario?

Borse in flessione, rendimenti obbligazionari al rialzo ed euro ancora sotto la parità sul dollaro. L’aggressività della FED ha ulteriormente invertito la curva, portando il rendimento del treasury a due anni al livello (3,48%) più elevato degli ultimi 15 anni e ben al disopra del tasso a dieci anni, pari al 3,1%. In rialzo anche i rendimenti Europei, dove al momento la tendenza dei mercati riflette tensioni al ribasso piuttosto che al rialzo.

L’andamento delle prossime settimane dipenderà tuttavia dalle pressioni sui prezzi dell’energia elettrica. Qualora i prezzi dell’energia dovessero continuare a salire c’è il rischio che le Borse possano scendano ancora. Sul fronte Internazionale, restano da valutare le dichiarazioni del premier cinese e indiano rese al recente vertice di Samarcanda, secondo le quali la guerra si sta protraendo per troppo tempo (pare che Putin abbia annuito). Al di la dell’incontro tra Xi e Putin, il summit è stato strategico anche nel definire il potenziale allargamento della cooperazione nell’ambito dello SCO (Shanghai Cooperation Organisation) ad Iran, Egitto e Bielorussia, Arabia Saudita, Qatar. Chiaro che il potenziale allargamento della SCO verso l’Asia meridionale, i paesi del Golfo e il Nord Africa mostra come il mandato originale sulla sicurezza dei confini regionali sia stato allargato a temi legati al commercio e soprattutto allo sviluppo economico. Sviluppo visto soprattutto dai Paesi del Medio Oriente e dei Paesi del Golfo, che vede nell’organizzazione un’eccezionale opportunità per accedere agli investimenti cinesi per sviluppare infrastrutture essenziali a trasformare le economie e allontanarsi dal petrolio. E’ forse il caso che l’Europa cominci a chiedersi come saranno i commerci internazionali fra dieci anni e che ruolo vuole avere. E’ il nuovo ordine economico mondiale che si va profilando?

A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim

 

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