Mercati, tutti i pericoli dopo la Fed

A cura di Jon Maier, CIO di Global X

 

La Fed ha alzato i tassi per la terza volta consecutiva di 75 punti base, portando il tasso dei federal funds a un nuovo target del 3,00-3,25%. La principale motivazione dei rialzi continua ad essere la persistente inflazione in un mercato del lavoro piuttosto solido. Il Fomc ha mantenuto i messaggi da falco lanciati a Jackson Hole, ribadendo che continuerà a procedere con i rialzi anche in caso di rischio di una recessione. Inoltre, continuerà a ridurre il proprio bilancio di titoli di Stato e di titoli garantiti da ipoteca.

 

In occasione di questa riunione, la Fed ha pubblicato il suo “dot plot” aggiornato, che mostra una maggiore coesione rispetto al passato, così come un aggiornamento del “Summary of Economic Projections”. Il dot plot si è spostato più in alto, con la maggioranza dei membri che stima un tasso di fine anno del 4,4%, invece che del 3,4%. I potenziali rialzi continueranno anche nel 2023, con i primi tagli potenzialmente nel 2024. Le aspettative sui tassi a lungo termine sono rimaste invariate.

 

Per il 2022 e il 2023 le aspettative di crescita del PIL reale sono diminuite, mentre quelle di inflazione sono aumentate. Nel lungo periodo, tuttavia, le aspettative non si sono spostate di molto e rimangono per la maggioranza nell’intervallo 1,8-1,9%.

 

Tra le considerazioni principali vi è ora il timore di un eccessivo irrigidimento monetario. Quando la Fed alza i tassi con l’intenzione di raffreddare l’economia, c’è un ritardo naturale prima che i tassi più alti producano i loro effetti. Con i mutui ormai al di sopra del 6% e con la previsione di un aumento, è probabile che azioni, obbligazioni e asset reali andranno incontro a ulteriori difficoltà.

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