Mercati, S&P 500: ecco i target da monitare

Nella riunione di mercoledì scorso la Fed ha inevitabilmente aumentato il costo del denaro di 0,75 basis point. La Banca Centrale Americana non ha sorpreso gli operatori in quanto l’entità di questo aumento era la più plausibile, mentre le probabilità che l’aumento fosse di 100 puntierano circa al 26%.

L’inflazione continua a erodere il potere di acquisto degli americani e durante la riunione, il presidente Jerome Powell, ha ribadito la volontà di contrastarla attraverso il progressivo aumento del costo del denaro, ben sapendo che questo si tradurrà presto in un raffreddamento dell’economia.

D’altronde, a differenza dell’inflazione europea che è prevalentemente generata dall’aumento del comparto energetico e dalle materie prime, quella americana è dovuta anche a una forte domanda, a riprova di questo vi sono anche gli ultimi dati usciti sui prezzi al consumo, che hanno nuovamente superato le attese degli analisti nonostante il petrolio sia ormai costantemente al di sotto dei 90 dollari al barile.

Sugli indici azionari la reazione delle quotazioni all’appuntamento con la Fed è stata piuttosto contrastante, infatti sull’ufficializzazione dell’aumento di 0,75 punti vi è stato un improvviso movimento ribassista che è poi stato recuperato totalmente durante la conferenza stampa, per poi riprendere nuovamente la strada del ribasso e chiudere la seduta in rosso.

Dal punto di vista operativo, come scritto nell’analisi precedente, nelle ultime settimane l’S&P 500 stava provando ad invertire la struttura ribassista di medio periodo ed era anche scattato un segnale rialzista che faceva ben sperare invece, dopo aver raggiunto il 1° target indicato nell’analisi di cui sopra ed essersi portato nei pressi del 2° target, il mercato ha improvvisamente cambiato rotta proprio sull’uscita del dati in riferimento all’IPC (citato sopra) facendo un touch praticamente perfetto della trendline tratteggiata in blue disegnata in questo grafico e in quello allegato all’analisi precedente.

Ora, non possiamo definitivamente affermare che il tentativo d’inversione rialzista si sia concluso perché, da un punto di vista prettamente tecnico, questo avverrebbe solo alla rottura dei minimi del 16 giugno scorso, ma va da se che questo movimento ribassista indebolisca l’intera struttura, senza tralasciare poi il fatto che l’indice si trovi in un trend negativo iniziato già all’inizio di quest’anno e che sembra proprio voler continuare.

A questo punto appare cruciale la tenuta dell’area tra i 3.770 e i 3.730, il suo abbandono infatti potrebbe portare i corsi ad attaccare proprio i minimi di giugno, al contrario la sua tenuta potrebbe riportare le quotazioni nei pressi dei 3.900 punti.

In ogni caso al momento è consigliabile la massima prudenza perché l’unico elemento che sembra non mancare è la volatilità.

A cura di Francesco Serafini, fondatore di FintechSi

 

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