Mercati, Svizzera: anche la Bns porta in positivo i tassi

Anche la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha confermato una politica monetaria restrittiva per contrastare l’inflazione. Dopo sette anni di tassi negativi, l’istituto centrale elvetico cambia rotta portandoli allo 0,5%, con l’obiettivo di contenere la crescita dei prezzi.

Quello della BNS è il secondo intervento quest’anno, dopo quello di metà giugno, ma per la prima volta (dal gennaio del 2015) si sono abbandonati i tassi negativi; si chiude così un’era durata quasi otto anni e ci si prepara alle conseguenze di tale decisione.

L’economia saluta positivamente la decisione della BNS, anche se non mancano le preoccupazioni. Chi produce per l’esportazione è già in difficoltà, sia per il franco forte (con l’euro al minimo storico, a quota 0,95 centesimi di franco) sia per la debolezza dei mercati ai quali si rivolge.

“Il pericolo più serio sarebbe un rapporto di cambio che scende ulteriormente. Quindi se il rapporto franco-euro si stabilizzasse al di sotto dello 0,9% allora l’impatto dei costi svizzeri per le imprese diventerebbe pressoché insostenibile e si potrebbero innescare pericoli effettivi di delocalizzazioni di attività all’estero. Questo può significare la perdita di posti di lavoro”, ha affermato Stefano Modenini, direttore Associazione industrie ticinesi (AITI) secondo quanto riportato dal sito web della Rsi.

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