Investimenti fattoriali in crescita. Il report di Invesco

Invesco ha pubblicato i risultati del report “Invesco Global Factor Investing Study”, appuntamento annuale giunto alla sua settima edizione. Lo studio si basa sulle interviste di 151 investitori fattoriali istituzionali e retail che nel complesso gestiscono asset per oltre 25,4 trilioni di dollari.

Secondo l’edizione di quest’anno (il link è disponibile qui) gli intervistati si aspettano che le strategie fattoriali sovraperformino in un contesto inflazionistico caratterizzato da una bassa crescita economica. Gli intervistati ritengono inoltre che l’attuale contesto di mercato renda l’investimento fattoriale nel reddito fisso più interessante in quanto soluzione migliore per gestire la volatilità e diversificare i portafogli.

Le turbolenze di mercato evidenziano il valore dei fattori nella gestione del rischio

Lo scenario di persistente inflazione e aumento dei tassi d’interesse negli ultimi 12 mesi, ha inciso significativamente sul contesto degli investimenti costringendo gli intervistati a riconsiderare le posizioni dei portafogli, incluse le esposizioni fattoriali. Malgrado queste difficoltà, gli intervistati in generale credono ancora che i fattori siano ideali per gestire il rischio nelle turbolenze di mercato: il 67% ammette che l’investimento fattoriale lo ha aiutato a gestire la volatilità di mercato nel corso dell’ultimo anno, rispetto al 28% di quattro anni fa. Una percentuale analoga, 64%, sostiene di avere sviluppato maggiore fiducia nei fattori nei 12 mesi precedenti.

Al contempo, le allocazioni fattoriali continuano a salire: il 41% degli intervistati le ha infatti incrementate nel corso dell’ultimo anno e il 39% prevede di farlo il prossimo anno. Solo l’1% degli intervistati ha ridotto le allocazioni fattoriali nell’ultimo anno. Gli intervistati prevedono che value, low volatility e quality saranno i fattori più brillanti nei prossimi 12 mesi. La maggioranza (>80%) ritiene che le sue allocazioni fattoriali abbiano uguagliato o superato la performance delle rispettive strategie attive fondamentali, mentre il 64% ha dichiarato che le sue allocazioni fattoriali hanno uguagliato o superato la performance rispetto alle strategie ponderate sul mercato.

Georg Elsaesser, Senior Portfolio Manager, Quantitative Strategies di Invesco ha affermato: “La fiducia nelle strategie di investimento fattoriale, oltre a persistere nelle fasi di volatilità, si è rafforzata, come attestato dalla ripresa delle performance negli ultimi 18 mesi.” Al contempo, gli intervistati si sono dichiarati più propensi a rivedere e modificare le loro strategie fattoriali. Il 41% ha dichiarato di modificare le strategie fattoriali raramente (ogni 3-5 anni), rispetto al 66% del 2021. Attualmente, il 43% degli intervistati modifica le strategie fattoriali con una certa frequenza (ogni 1-3 anni), rispetto al 16% del 2021.

Gli intervistati guardano ai fattori obbligazionari alla ricerca di nuovi fonti di rendimento

Lo studio di quest’anno ha evidenziato una maggiore domanda di fattori obbligazionari in un contesto in cui mercati del reddito fisso hanno chiuso una fase rialzista pluridecennale. Oltre il 50% degli intervistati ritiene che l’attuale contesto di mercato renda l’investimento fattoriale nel reddito fisso più interessante. I fattori obbligazionari hanno continuato a diffondersi in modo costante quest’anno: la percentuale di intervistati che ritengono che l’investimento fattoriale sia applicabile con successo al reddito fisso è significativamente salita passando dal 61% del 2016 all’attuale 92%.

In generale gli investitori ritengono che i rendimenti obbligazionari siano strettamente legati a variabili macroeconomiche fondamentali. Gli intervistati che adottano un approccio sistematico ai loro portafogli obbligazionari inizialmente attribuiscono spesso la priorità ai tradizionali propulsori macro dei rendimenti, quali inflazione e tassi d’interesse, per poi incorporare in seguito fattori d’investimento come il value. Quest’anno il 54% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare una combinazione di fattori macro e di investimento, mentre appena il 14% utilizza i soli fattori di investimento.

Sul fronte delle asset class obbligazionarie, gli intervistati utilizzano l’investimento fattoriale soprattutto in titoli di Stato (76%) e obbligazioni societarie (75%), alla luce della profondità e della liquidità di tali mercati, nonché del numero di prodotti disponibili. Gli intervistati si aspettano un’ulteriore diffusione dell’investimento fattoriale nel reddito fisso: la netta maggioranza (71%) ritiene infatti che utilizzerà le obbligazioni high yield nell’ambito della propria esposizione fattoriale obbligazionaria nei prossimi cinque anni.

Georg Elsaesser ha osservato: “L’evoluzione del panorama per gli investimenti obbligazionari si è tradotta in un notevole incremento della necessità di analizzare e gestire il rischio dei portafogli in un’ottica fattoriale. Ciò vale soprattutto nella regione EMEA, dove i rischi geopolitici si fanno sentire in misura rilevante”.

Maggiore applicazione dei fattori ai principi ESG

Negli anni precedenti, gli intervistati hanno di norma evidenziato una crescente adozione dei principi ESG nelle loro strategie di investimento fattoriale, principalmente dovuta alla convinzione di poter così ottenere performance migliori. Tale convinzione è finita sotto pressione nell’ultimo anno perché le industrie estrattive hanno registrato rendimenti in generale robusti, facendo scendere – al 59% dal 75% – la percentuale di intervistati che considerano le performance migliori la principale ragione dell’adozione degli ESG. In particolare, mentre la performance migliore in precedenza era la motivazione più spesso citata per l’adozione dei principi ESG nell’investimento fattoriale, quest’anno la ragione principale è stata la domanda di clienti e beneficiari (76% degli intervistati).

A giudizio di molti, questo periodo difficile per le performance ESG crea opportunità per l’investimento fattoriale. La performance migliore è citata dal 72% degli intervistati come il vantaggio dell’utilizzo dei fattori per facilitare l’implementazione dell’approccio ESG e il 66% (rispetto al 42% del 2018) degli investitori ora ritiene che i fattori possano essere utilizzati per implementare gli obiettivi ESG a livello di portafogli. La mancanza di consensus circa la metodologia resta però una barriera all’implementazione e gli intervistati confidano in ulteriori ricerche in tale area.

Georg Elsaesser ha concluso: “L’investimento fattoriale sta chiaramente affermandosi come soluzione per attenuare potenziali bias indesiderati dell’integrazione dei principi ESG in ambito azionario, e soprattutto obbligazionario, dove il processo è più complesso. Il fatto che i principi ESG siano tra le maggiori priorità nella regione EMEA rappresenta un altro propulsore di rinvigorimento della domanda di strategie di investimento basate su fattori”.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!