Asset allocation: l’outlook mensile di Allianz GI

“La decelerazione della domanda finalizzata al riequilibrio della situazione sul fronte economico indebolisce le prospettive di crescita”. L’avvertimento arriva da Allianz GI, che diseguito illustra l’allocazione tattica per azioni, obbligazioni, valute e commodity per questo mese.

Finora l’economia statunitense ha comunque dato prova di resilienza, ad eccezione del raffreddamento sul mercato immobiliare. Numerose società si sono assicurate tassi bassi ancora per diversi anni tramite finanziamenti a lungo termine e in molti casi i consumatori possono ancora contare sui risparmi accantonati durante la pandemia. Con ogni probabilità la Fed dovrà operare un inasprimento dei tassi più consistente di quanto prospettato in precedenza.

Secondo la maggior parte degli economisti l’Area Euro dovrebbe entrare in recessione nei mesi invernali, essenzialmente a causa della debolezza dei consumi e dei tagli alla produzione in seguito all’impennata dei prezzi dell’energia.

Alla luce delle prospettive di crescita incerte e delle misure anti inflazione delle banche centrali, privilegiamo ancora un atteggiamento prudente sui mercati azionari e sulle altre asset class rischiose come il debito high-yield.

Di recente i mercati obbligazionari sono apparsi molto instabili. Gli operatori di mercato si attendono molti più rialzi dei tassi rispetto ad appena qualche settimana fa. Nel medio termine, dati economici più deboli dovrebbero determinare una stabilizzazione dei titoli governativi, in particolare in caso di raffreddamento del mercato del lavoro.

Azioni

Il processo di normalizzazione delle valutazioni prosegue. Nel caso delle azioni USA tuttavia i fattori negativi potrebbero rivelarsi un po’ più persistenti. Per gli investitori pazienti, le opportunità in ottica futura stanno gradualmente crescendo.

Dopo alcuni rilevanti profit warning, gli analisti sono sempre più cauti nella determinazione delle prospettive di utili per la maggior parte delle società. E’ importante analizzare i driver dei profitti caso per caso: alcune aziende sono fortemente penalizzate dai costi dell’energia, mentre altre beneficiano ancora di una domanda nel complesso robusta.

Secondo i sondaggi il sentiment degli investitori è estremamente pessimista. Tuttavia, non ci sono garanzie di un prossimo raggiungimento di un punto di minimo e di una conseguente inversione di rotta. In passato, a volte, il picco del pessimismo ha preceduto di qualche mese il raggiungimento di un bottom sui mercati azionari. In ogni caso, potremmo assistere alla graduale creazione di un terreno fertile per una stabilizzazione a breve.

È consigliabile optare ancora per un assetto difensivo dei portafogli azionari. Nel contesto attuale dovrebbero emergere i vantaggi offerti da strategie ampiamente diversificate a livello settoriale caratterizzate da un flusso di dividendi stabile e consistente.

Obbligazioni

La reazione ritardata, ma comunque decisa, delle banche centrali di fronte a tassi di inflazione persistentemente elevati crea turbolenza sui mercati obbligazionari.

Nel Regno Unito, in particolare, i titoli governativi evidenziano una volatilità estrema. La causa è l’intenzione del nuovo governo britannico di sostenere la crescita tramite stimoli fiscali su larga scala finanziati mediante l’assunzione di debito. Tale linea si contrappone a quella della Bank of England, da mesi impegnata a frenare l’eccesso di domanda mediante decisi rialzi dei tassi. La banca centrale è stata costretta a intervenire con acquisti sul mercato dei Gilt (i titoli di Stato britannici) allo scopo di ridurre i rischi per la stabilità finanziaria

Al contrario, la reazione degli investitori obbligazionari al risultato elettorale in Italia è stata relativamente contenuta, poiché la vittoria della coalizione di destra era prevista. In un contesto di mercato difficile, in ogni caso, il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi si attesta ai massimi annuali.

Negli USA, il livello dei tassi scontato sul mercato monetario si avvicina gradualmente alle nuove proiezioni del FOMC della Fed. Gli operatori di mercato restano comunque convinti che assisteremo a un lieve calo dei tassi nel secondo semestre 2023.

Per le obbligazioni societarie e il debito dei Paesi emergenti si raccomanda ancora selettività. Quanto ai corporate bond di qualità elevata (investment grade), i fondamentali dei bilanci aziendali appaiono tuttora solidi, ma è preferibile optare per un’allocazione ancora difensiva alla luce dei rischi di ribasso per la crescita.

Valute

Il dollaro si conferma forte. Attualmente, un deterioramento del momentum appare probabile solo se nei prossimi mesi altre banche centrali opereranno un inasprimento analogo a quello della Fed e se lo svantaggio competitivo dei costi dell’energia relativi tornerà a rappresentare un fattore penalizzante per gli Stati Uniti.

Se l’apprezzamento del dollaro dovesse proseguire, in tutto il mondo aumenteranno i rischi per la stabilità finanziaria, in particolare nei Paesi emergenti che devono provvedere al servizio di un debito elevato denominato in dollari. Numerosi Paesi, le cui valute nazionali appaiono deboli, importano inflazione nelle rispettive economie. Vale anche per l’Eurozona.

Data la politica economica discordante del nuovo governo britannico, negli ultimi giorni la sterlina è stata soggetta a enormi pressioni.

Commodity

Sulle commodity si consiglia un posizionamento tattico neutrale. I principali fattori d’influenza mandano segnali eterogenei. La forza del dollaro penalizza diverse materie prime. È atteso un generale rallentamento della domanda. A tale evoluzione in alcuni casi farà comunque da contraltare una riduzione dell’offerta (p.e. un taglio delle forniture di petrolio dell’OPEC), mentre per diverse commodity l’offerta è già di per sé contenuta.

La decarbonizzazione dell’economia mondiale dovrebbe offrire opportunità in termini di investimenti nell’efficienza energetica e di transizione alle energie da fonti rinnovabili, indipendentemente dalle tempistiche.

Entrare sul mercato o aspettare?

Anche in un contesto caratterizzato da rendimenti reali prevalentemente negativi vale la solita regola: per ottenere performance più elevate bisogna essere disposti a correre più rischi sotto forma di oscillazioni più marcate dei corsi. Ad esempio investendo in azioni.

La storia insegna che, nonostante tutti gli alti e bassi e i periodi davvero difficili, simili investimenti alla fine premiano. – Ma allora una domanda sorge spontanea: conviene investire nel mercato azionario o è meglio attendere ancora? L’incertezza è elevata. L’invasione dell’Ucraina crea molte imponderabilità. Non dimentichiamo poi l’incremento dell’inflazione e il rialzo dei tassi da parte delle banche centrali.

Dunque meglio entrare sul mercato o aspettare? Questo è il dilemma. Da un punto di vista di finanza comportamentale non si tratta di una decisione facile, poiché l’avversione al rischio che di norma prevale in simili contesti, induce gli investitori ad aspettare troppo a lungo. L’avversione alle perdite è troppo forte. Il rovescio della medaglia è che un simile atteggiamento potrebbe impedire di beneficiare dei rendimenti nella successiva fase di recupero.

Proviamo a spiegarlo con un esempio concreto: chi avesse investito nel mercato azionario globale, rappresentato dall’MSCI World, negli ultimi 25 anni, ma si fosse perso i 20 giorni migliori delle borse, avrebbe ottenuto un rendimento medio annuo del 2,7%. Chi avesse mancato i 40 giorni migliori avrebbe perso in media lo 0,6% annuo. Chi invece avesse mantenuto gli investimenti per tutto il periodo avrebbe potuto ottenere un rendimento di poco meno dell’8% annuo.

Naturalmente si tratta di un’analisi riferita al passato. Difficilmente la storia si ripete in maniera identica, ma una simile analisi è istruttiva poiché mostra il costo di aspettare.

Potrebbe valere la pena di investire gradualmente, di procedere a piccoli passi. In tal caso si definisce l’importo da investire, che però non viene investito tutto in una volta, ma in più tranche di uguale ammontare lungo un determinato periodo di tempo. Ad esempio nell’arco di sei mesi.

In termini di psicologia comportamentale, l’impegno a seguire una strategia di questo tipo si combina con l’effetto del costo medio di carico associato ai piani di accumulo del capitale.

 

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