Mercati, Forex: la volatilità favorisce le valute legate alle commodity

La volatilità è tornata a colpire i mercati finanziari nell’ambiente inflazionistico post COVID. Gli asset rischiosi e la maggior parte delle valute principali hanno concluso la settimana non molto lontano da dove l’avevano iniziata, anche se nella prima parte della settimana abbiamo assistito ad un rally, seguito da un brusco calo nella giornata di venerdì. Il report sul mercato del lavoro statunitense non ha mostrato alcun segnale di rallentamento e ha confermato l’ipotesi di un rialzo di 75 punti base alla prossima riunione della Fed, vanificando le speranze degli investitori di una svolta della Fed verso rialzi più contenuti. La principale eccezione al trend della scorsa settimana sono stati i mercati delle commodities, sostenuti dalla decisione dell’OPEC di diminuire la produzione, e le valute legate alle materie prime. Quelle che hanno guadagnato di più sono il real brasiliano e il peso cileno, il primo supportato dalla performance sorprendentemente positiva di Bolsonaro nel primo turno delle elezioni presidenziali.

Questa settimana avremo il rilascio dei dati sull’inflazione, assolutamente determinanti negli Stati Uniti. Il report principale sarà l’indice sui prezzi al consumo (CPI) di giovedì, che dovrebbe mostrare un calo dell’indice headline accompagnato da un aumento di quello core. Tuttavia, le previsioni sull’inflazione si sono dimostrate poco precise quest’anno e un’eventuale sorpresa in una o nell’altra direzione avrà probabilmente un impatto notevole sul mercato dei cambi. Anche il dato relativo ai prezzi di produzione e alle aspettative di inflazione dovrebbero essere fondamentali. Per il momento, l’attenzione dei mercati si concentrerà intorno all’inflazione statunitense e all’entità e velocità dei rialzi della Fed necessari per domarla.

Euro

Gli indicatori macroeconomici europei continuano ad essere in linea con la stagnazione o con una leggera contrazione, ma la scorsa settimana, alcuni stati dell’Eurozona, in primis la Germania, hanno emanato una serie di aiuti a sostegno delle famiglie e delle imprese per la crisi energetica. Anche se l’impatto a lungo termine sull’inflazione non renderà felice la BCE, ci sembra che alcune delle previsioni più catastrofiche non tengano conto di queste politiche fiscali ultra espansive. Per il momento, l’euro continua a scambiare in linea con gli asset rischiosi, guidato dalla politica restrittiva della Fed, e con poche notizie di rilievo dall’Eurozona, ci aspettiamo un andamento simile anche questa settimana.

Dollaro

La questione se il prossimo aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve sarà di 50 o 75 punti base è stata definitivamente risolta dal rapporto sul mercato del lavoro di settembre, che ha mostrato una solida creazione di nuovi posti di lavoro, un tasso di disoccupazione ai minimi storici e nessun segno di rallentamento, nonostante il significativo inasprimento della politica monetaria di quest’anno. Qualche segnale di allentamento è emerso da dati secondari, come le aperture di posti di lavoro e le richieste settimanali di disoccupazione, ma non sufficienti a fermare la manovra della Fed. Il rapporto CPI di questa settimana dovrebbe mostrare un leggero indebolimento dell’inflazione headline, grazie a un calo dei prezzi dell’energia. Tuttavia, la chiave di volta sarà l’indice core, in cui le componenti dell’inflazione più solide stanno registrando aumenti vicini alla doppia cifra e si prevede che questo indice chiave si manterrà ben al di sopra del 6%.

Sterlina

Il principale sostegno alla sterlina continua ad arrivare dalla speranza che venga rivisto il deficit fiscale previsto dalla manovra della Truss. Anche la decisione, per lo più simbolica, di mantenere invariata l’aliquota fiscale massima ha sortito un effetto rassicurante sulla sterlina, ma l’assenza di ulteriori ritocchi nel corso della settimana ha fatto sì che la sterlina tornasse a scambiare a ribasso contro l’euro e contro il dollaro. La principale notizia economica è stata una consistente revisione al rialzo degli indici PMI dell’attività delle imprese, anche se a un livello ancora coerente con una (lieve) contrazione dell’attività. Questa settimana il dato sul mercato del lavoro sarà oscurato dalle parole dei membri del comitato di politica monetaria della Bank of England, che saranno seguiti con attenzione per valutare la reazione che la Banca d’Inghilterra intende dare alle recenti turbolenze dei mercati finanziari britannici.

A cura di Ebury 

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