Asset allocation: ecco come posizionarsi ora secondo Ubs WM Italy

I mercati restano molto volatili e, nonostante alcuni brevi rimbalzi tecnici, scarseggia l’ottimismo su tutte le principali economie mondiali e gli investitori sembrano posizionati prevalentemente per scenari negativi.

ùIn questo scenario, ecco di seguito la view su come posizionare al meglio gli investimenti di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di Ubs WM Italy.

Ad esempio, il sondaggio dell’American Association of Individual Investors sulle condizioni di mercato ha riportato indicazioni molto pessimistiche nell’ultima rilevazione del 22 settembre: il 60,9% dei partecipanti si attende ribassi, un dato di gran lunga superiore alla media storica.  Anche il monitoraggio degli algoritmi attivi sul mercato suggerisce che in gran parte hanno ridotto drasticamente le proprie posizioni come reazione all’aumento della volatilità.

In effetti abbiamo alle spalle mesi caratterizzati da continue sorprese negative  dell’’apertura di nuovi fronti talvolta inaspettati: basti pensare alla crisi britannica di due settimane fa, che nel giro di pochissimi giorni ha portato a un intervento di emergenza della Bank of England (BoE) e forzato il governo a fare marcia indietro per quanto riguarda la legge di bilancio. Questa incertezza è comprensibile: dopo tanti anni di tassi bassi e liquidità illimitata, la ritirata delle banche centrali porta a un periodo di stress per i mercati.

Non mancano poi le difficoltà economiche: l’Europa è nel bel mezzo di una crisi energetica, gli Stati Uniti stanno cercando di frenare un’economia surriscaldata e la Cina risente delle difficoltà del mercato immobiliare e della politica zero COVID.

Per quanto sia complessa la situazione, non ci sembra però che ci siano condizioni simili a quelle delle grandi crisi del passato. Infatti, gran parte del settore bancario, sia in Europa che negli Stati Uniti, è ben capitalizzato e il settore privato presenta un livello d’indebitamento inferiore rispetto a inizio secolo.

Nonostante gli Stati siano oggi più indebitati per essersi fatti carico del rilancio post-COVID, hanno le leve per gestire la situazione. Inoltre, le banche centrali in questi anni sono state dotate di strumenti potenti che possono essere utilizzati in caso di crisi, come ha dimostrato la BoE cambiando rapidamente rotta per acquistare titoli di Stato sul mercato poche settimane dopo aver annunciato un piano per venderli.

In ogni caso, per essere realisti, affinché le borse possano mettere a segno un recupero più sostenuto dovranno emergere indicazioni di una chiara discesa dell’inflazione americana, per esempio qualche mese con inflazione «core» (cioè al netto dell’energia) pari o inferiore a +0,2% mensile, e magari qualche segnale di distensione sul fronte dell’Ucraina, viste le implicazioni per l’Europa.

Ci aspettiamo quindi una fase laterale per le borse caratterizzata da elevata volatilità. Tuttavia, occorre considerare che le valutazioni dell’azionario globale implicano già una contrazione degli utili del 10% che riflette una battuta d’arresto dell’economia mondiale.

Per questo non ci sembra opportuno assumere una posizione netta a favore di un determinato scenario di breve termine – peraltro imprevedibile, mentre vediamo più favorevolmente una redistribuzione delle posizioni all’interno delle asset class per contenere la volatilità e, magari, cogliere qualche opportunità a lungo termine.

Per esempio, manteniamo una preferenza per i titoli value, che presentano valutazioni contenute, e quelli che distribuiscono buoni dividendi. Nei primi nove mesi dell’anno l’indice MSCI World Value ha sovraperformato quello growth di 12 punti percentuali. Questo andamento ci sembra destinato a proseguire, dato che l’inflazione dovrebbe mantenersi sopra i target delle banche centrali ancora per diversi mesi e, di conseguenza, i tassi continueranno a salire.

Inoltre, le azioni del settore energia, che in questa fase genera buoni flussi di cassa, dovrebbero beneficiare di un ulteriore incremento delle quotazioni petrolifere nei prossimi mesi. Possono venire in aiuto settori difensivi come sanità e beni di prima necessità tradizionalmente meno esposti al ciclo economico.

Nel reddito fisso privilegiamo le obbligazioni di alta qualità e i titoli di credito con buon rating. I rendimenti sono tornati a essere interessanti e probabilmente vicini al picco per questo ciclo economico, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti. Non si possono escludere nuove correzioni, ma nel passato investire con rendimenti simili ha consentito di ottenere buoni ritorni a medio termine.

Le classi più rischiose, come l’high yield o i subordinati, offrono rendimenti molto elevati ma spesso risentono di una liquidità limitata; possono quindi dimostrarsi particolarmente volatili in un contesto economico incerto.

Inoltre, in una fase come questa gli investitori possono prendere in considerazione anche strategie di protezione del capitale o, qualora la loro esposizione al mercato sia inferiore al livello desiderato nel lungo termine.

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