Asset allocation, metalli preziosi: forse il peggio è passato

Quali sono, in questo particolarmente difficile contesto macroeconomico e di mercati, le prospettive per i principali metalli preziosi? Ecco di seguito la view di Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di UBP.

Oro – Rally fino a 1.700 dollari

A settembre, l’oro ha avuto un mese volatile: è sceso da livelli di circa 1.700 dollari a minimi di circa 1.600 dollari, per poi risalire a 1.700 dollari. Il rally dell’oro ha seguito due eventi. In primo luogo, la Banca d’Inghilterra (BoE) costretta a intervenire sul mercato dei gilt del Regno Unito e ad acquistare obbligazioni e i mercati lo hanno erroneamente interpretato come un riavvio del programma di QE, provocando un coincidente aumento dei prezzi dell’oro. In secondo luogo, i rendimenti dei TIPS statunitensi (che utilizziamo come proxy dei rendimenti reali USA) sono diminuiti di quasi 30 punti base verso la fine del mese. È questo il fattore determinante e che spiega il rimbalzo dell’oro da quota 1.600 dollari. Se i rendimenti reali statunitensi hanno effettivamente raggiunto il massimo – e ci sono prove sempre più evidenti che sia così – allora è logico che l’oro abbia probabilmente visto i minimi di questo ciclo, a meno che non si verifichi un grave calo del mercato azionario.

Il calo dei rendimenti reali americani riflette l’ampio calo dei rendimenti decennali, dovuto alle ipotesi di uno stallo nella crescita degli Stati Uniti. Le ultime rilevazioni dell’indice ISM dipingono un quadro negativo sia in termini di scorte che di nuovi ordini, suggerendo che la Fed potrebbe assumere un atteggiamento meno falco in futuro. Anche gli indicatori prospettici dell’inflazione sono scesi in modo significativo: i prezzi delle auto usate sono diminuiti per diversi mesi consecutivi e anche i costi di trasporto sono crollati. Se la lettura dell’indice Cpi statunitense della prossima settimana mostrerà che l’inflazione core si è moderata, allora potremo dire che l’oro ha probabilmente toccato il fondo.

CI aspettiamo che nel corso del prossimo anno i mercati prezzino un massimo per il tasso dei Fed funds (e, di conseguenza, per i rendimenti a lungo termine), portando ad un modesto rialzo dell’oro. Se il dollaro Usa si indebolirà, come ci aspettiamo, spingerà a sua volta l’oro leggermente in rialzo. Nel complesso, è sempre più evidente che abbiamo visto i minimi di questo ciclo per il metallo giallo.

L’evento più rischioso è la pubblicazione, il 13 ottobre, dei dati di settembre dell’indice dei prezzi al consumo americani. La misura chiave sarà il risultato dell’indice Cpi core statunitense. Se i dati saranno in linea o leggermente inferiori alle aspettative, è probabile che i prezzi dell’oro salgano. La vera azione si vedrà probabilmente sul mercato valutario con il dollaro USA, ma almeno per il momento sembra che l’oro abbia raggiunto il minimo nell’attuale ciclo.

Argento – Cambiamento del sentiment e delle previsioni

A settembre, i prezzi dell’argento sono saliti in modo aggressivo, passando da livelli di poco inferiori a 18 dollari a massimi di 21 dollari l’oncia. Il grande rialzo dell’argento è stato determinato da diversi fattori. Il rialzo dell’oro (vedi sopra) ha portato l’argento a salire di pari passo con il suo alto beta rispetto all’oro. La prospettiva di un plateau nel tasso dei Fed funds e di un apparente rallentamento dei rialzi dei tassi nelle economie avanzate è stato un elemento costruttivo per l’argento e, più in generale, per i metalli preziosi. In precedenza, avevamo osservato che gli investitori si erano spostati verso una posizione corta netta sull’argento – l’apparente cambiamento di regime ha chiaramente portato a una modesta riduzione della posizione ribassista, e ci sarà chiaramente un altro movimento in questa direzione se la lettura dell’inflazione Cpi statunitense sarà inferiore alle aspettative.

In prospettiva, se i rendimenti reali statunitensi hanno raggiunto il picco nell’attuale ciclo, come sospettiamo, allora l’ipotesi di un ribasso per l’argento e per i metalli preziosi più in generale è meno realistica. Sembra che la maggior parte, se non tutte, le cattive notizie siano state prezzate – questo è certamente il caso delle letture dell’ISM, che sono ora ai livelli del 2008/9. Il sentiment in generale è estremamente negativo, il che significa che ci vorrà molto perché le prospettive peggiorino oltre le attuali aspettative.

Nei prossimi mesi la domanda industriale di argento resterà probabilmente contenuta, a causa dell’impatto della carenza di gas in Europa e del generale rallentamento della crescita globale. Ciò peserà sulla domanda manifatturiera e, di conseguenza, c’è la possibilità di un modesto ribasso verso la fine dell’anno. Tuttavia, riteniamo che si tratti di un minimo e che le prospettive per il 2023 siano ora più costruttive, soprattutto grazie alla dinamica dei rendimenti reali.

Stiamo assistendo ad un forte calo dei prezzi dall’inizio dell’anno ha portato a un aumento sostanziale della domanda di argento fisico, in particolare dall’India. Quest’anno le importazioni indiane di argento hanno raggiunto circa 5.100 tonnellate, molto più delle 2.773 tonnellate importate lo scorso anno. Questo potrebbe riflettere un certo livello di scorte in vista di un eventuale dazio sull’importazione di argento (l’India ha imposto un dazio sull’importazione di oro all’inizio di quest’anno), ma finora l’aumento della domanda fisica e dei consumatori non ha compensato il calo della domanda industriale e manifatturiera. Se la dinamica dovesse cambiare, le prospettive per l’argento migliorerebbero nettamente. In conseguenza di questi sviluppi, abbiamo modificato le nostre previsioni, prevedendo un profilo in crescita per il prossimo anno.

Platino – Seguire il trend

A settembre il platino è sceso ai minimi di circa 830 dollari l’oncia. Avevamo previsto il rischio di un declino verso i 840 dollari nel nostro precedente Precious Metals Outlook, ma la rottura al ribasso non è stata sostenuta e il platino è poi risalito fino a livelli superiori ai 900 dollari, di pari passo con il più ampio rialzo dell’oro e dell’argento.

A nostro avviso, le prospettive a breve termine per il platino restano deboli. Le prospettive per il settore manifatturiero sono chiaramente fragili, a giudicare dall’andamento dei dati PMI manifatturieri e dei dati sulle previsioni di nuovi ordini. L’industria automobilistica sarà chiaramente in difficoltà dal punto di vista della domanda e questo peserà sulle prospettive a breve termine. Di conseguenza, non prevediamo che i prezzi del platino salgano presto a livelli superiori a 1.000 dollari l’oncia.

Le prospettive a più lungo termine rimangono costruttive, grazie ai minori livelli di offerta e ai crescenti effetti di sostituzione sul palladio.

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