Mercati: prime crepe nella forza del dollaro

Nella sua settimana più critica da marzo 2020, il dollaro USA è crollato poiché la minore inflazione statunitense ha innescato le speranze di un primo pivot della Fed e ha rafforzato la propensione al rischio globale.

Le crepe nella forza del dollaro si stanno allargando

È probabile che la Fed riduca il ritmo di inasprimento a 50 punti base a dicembre, e la volatilità delle obbligazioni si sta attenuando a scapito della moneta USA. È possibile inoltre che i rendimenti statunitensi abbiano raggiunto il picco, riducendo il supporto per un ulteriore rialzo. La mossa della scorsa settimana potrebbe essere un’anticipazione del 2023, quando un vero cambiamento di direzione della politica della Fed, una conseguente (moderata) ripresa globale e il rintracciamento dei rendimenti statunitensi rischiano di abbattere la forza del Dollaro.

Nel frattempo, però, puntare al ribasso del dollaro troppo presto potrebbe rivelarsi costoso. L’economia globale sembra ancora fragile, così come le speranze di un primo pivot della Fed: i funzionari della banca centrale USA hanno infatti già chiuso alle speranze di mercato troppo accomodanti.

Mentre il rapporto USD/JPY ha probabilmente superato il picco, l’EUR/USD sembra ancora fragile. È probabile che l’area dell’euro sia appena entrata in recessione, con il prevalere dei rischi al ribasso dovuti alle stretta energetica ed a quella monetaria.

Ulteriori rialzi dei tassi della BCE e l’imminente quantitative tightening potrebbero ancora mettere alla prova la stabilità dei mercati obbligazionari europei.

Prevediamo quindi un più lungo periodo di marcata volatilità prima che il dollaro inizi a ritracciare in modo sostenibile.

A cura di Thomas Hempell, Head of Macro & Market Research di Generali Investments

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