La notizia che condizionerà la giornata odierna, a parte i consueti movimenti delle banche d’affari in cerca di soldi che proseguono nella vendita dei gioielli di famiglia, arriva dal golfo del Messico dove la produzione di greggio e’ stata interrotta al 96% in vista dell’arrivo dell’uragano Gustav e il personale e’ stato evacuato dalle 518 piattaforme di produzione, ossia il 72,3% delle 717 piattaforme dove lavora il personale nel golfo del Messico, area dove e’ concentrata il 26% della produzione totale di greggio degli Stati Uniti e l’11% di quella di gas naturale.
Nel momento in cui scrivo, spinto da venti a 185 chilometri l’ora e piogge sferzanti, l’uragano Gustav ha toccato terra sul delta del Missisipi e prosegue diretto a New Orleans, mentre quasi due milioni di persone hanno lasciato l’area costiera della Lousiana e New Orleans e’ deserta.
Se guardiamo però agli effetti di lungo termine, temo che l’uragano Gustav rispetto all’ uragano “Subprime” sarà presto dimenticato, visto che il secondo continua ancora a far sentire i suoi nefasti effetti in tutto il mondo.
Uno dei paesi asiatici che storicamente ha goduto dell’appoggio economico degli Stati Uniti è stato Taiwan, ma dopo che questo paese ha deciso di riavvicinarsi alla madre patria cinese, i capitali americani che già stavano abbandonando in massa la borsa cinese hanno cominciato a defluire pesantemente anche dall’isola che anche questa mattina vede il proprio indice di borsa perdere oltre il 3%.
Le proteste dei cinesi con la propria borsa che perde ormai oltre il 55% da inizio anno sono per il momento una “questione interna”, ma quelle degli abitanti di Taiwan invece si fanno sentire visto che decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Taipei, la capitale di Taiwan, per protestare contro la politica del presidente Ma Ying-jeou, giudicata troppo morbida nei confronti della Cina con quella che e’ stata la prima grande mobilitazione contro il presidente Ma dal suo insediamento il 20 maggio scorso.
A poco è servito il ripristinato un volo regolare diretto tra Pechino e Taiwan, dopo circa sessant’anni di interruzione. Ora, o la Cina dimostra di poter crescere anche senza il sostegno della finanza e dell’economia americana, trascinando nella crescita anche i paesi “amici” o i mercati più liquidi che ruotano attorno alla Cina pagheranno un conto carissimo.