La settimana secondo JC Associati

Da un lato abbiamo infatti una politica monetaria accomodante e una rapida discesa dei tassi interbancari, una presenza sempre maggiore del nuovo presidente e del suo team nelle decisioni economiche e una maggiore razionalità degli investitori nel valutare le principali classi di investimento, dall’altro i timori che l’entrata simultanea in chapter11 di GM e Chrysler possa avere un impatto molto negativo su occupazione e consumi.
Probabilmente un accordo verrà alla fine trovato, ma per il momento il mercato sconta l’ipotesi più negativa.

Sugli indici azionari il calo della volatilità ha stimolato un maggiore ottimismo tra gli investitori, che hanno concentrato gli acquisti soprattutto sui settori maggiormente penalizzati negli ultimi mesi. Una maggiore rotazione settoriale permette inoltre una riduzione dei principali squilibri e un ritorno ad una maggiore razionalità.
Nondimeno è importante capire se il recupero degli indici azionari dai minimi sia dovuto alla stagionalità (l’ultima parte dell’anno a livello statistico è mediamente contraddistinta da performance positive) o se si tratta semplicemente di un rimbalzo tecnico.
Politiche monetarie e fiscali molto accomodanti nondimeno in passato hanno sempre prodotto risultati positivi sulla congiuntura economica.
Operativamente data la difficoltà a calcolare i flussi di cassa futuri, punteremmo su aziende con un elevato peso della cassa sulla capitalizzazione e/o con attività a lungo termine già parzialmente ammortizzate.

A livello obbligazionario la situazione rimane complessa.
Le emissioni governative sono contraddistinte da rendimenti sempre più bassi (negli Stati Uniti c’è stata un’asta a rendimento negativo), mentre al contrario il debito societario continua a scontare tassi di default estremamente elevati sia sull’investment grade che sugli high yield.
Allo stesso tempo le emissioni a tasso variabile, anche degli stessi emittenti, sono palesemente prezzate male nei confronti delle stesse scadenze a reddito fisso.

La strategia da seguire si dovrebbe concentrare soprattutto sul tasso variabile di emittenti sovranazionali (particolarmente interessanti i CMS) o di corporate di elevata qualità (non tanto in termini di rating quanto di prospettive).

Sul mercato valutario forte lo yen, debole il dollaro. Quest’ ultimo soffre al di là del mancato accordo per il settore automobilistico, anche di un dato sul deficit commerciale peggiore delle stime. La maggiore reattività dell’economia statunitense rispetto a quella europea nondimeno nel medio periodo dovrebbe permettere la continuazione del trend pro-dollaro.
In termini strategici conviene attendere di capire quanto durerà la debolezza del dollaro, per poi rientrare sulla valuta statunitense.

Infine le materie prime sembrano avere trovato un floor nonostante il legame con il ciclo economico.
In arrivo nuovi tagli sulla produzione del petrolio, i raccolti di molte materie prime alimentari sono inferiori alle attese, la produzione e gli investimenti sui metalli sono in calo.
Nuovamente da monitorare in un’ottica di diversificazione del portafoglio.

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